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Imprenditore ucciso fuori dal night: chiesto il processo per 8 persone

Silvi. Il GIP Roberto Veneziano del tribunale di Teramo ha fissato per il 14 febbraio l’udienza preliminare del procedimento aperto a seguito della morte di Marco Monti, il 51enne imprenditore di Città Sant’Angelo travolto da un’auto nell’aprile 2022 a Silvi, davanti al night club Zeus.

Il provvedimento coinvolge 8 persone, imputate per vari reati.

Al centro delle indagini Pietro Mercurio, 65enne originario di Sant’Antonio Abate, nel napoletano, a cui vengono imputati ben 7 capi di accusa che vanno dall’omicidio preterintenzionale alle percosse, dalle lesioni personali alle minacce, dall’intralcio alla giustizia alla cessione di sostanze stupefacenti, fino all’induzione e allo sfruttamento della prostituzione.

I familiari della vittima sono assistiti dallo studio Giesse Risarcimento Danni di Montesilvano.
“Secondo quanto emerso dalle minuziose indagini condotte dal sostituto procuratore dottoressa Laura Colica – spiega Gianni Di Marcoberardino, responsabile di Giesse – dopo la serata trascorsa nel locale, Monti stava attendendo l’uscita di una delle accompagnatrici, di cui si era invaghito, quando Pietro Mercurio l’ha provocato, dicendo di avere appena avuto con lei un rapporto sessuale. Alla reazione di gelosia di Monti, Mercurio lo ha colpito più volte e a più riprese fino a quando, dopo averlo buttato a terra – dove è stato picchiato con calci e pugni anche da sei diverse accompagnatrici del night – lo ha afferrato con due mani al petto e spinto con forza sulla carreggiata poco prima del passaggio dell’auto che lo ha tragicamente travolto e ucciso”.

Il sostituto procuratore Colica contesta inoltre all’imputato che “subito dopo i fatti commessi e nei mesi successivi, per ottenere l’impunità dal relativo reato, minacciava le ragazze che lavoravano nel night per impedire che riferissero ai Carabinieri di aver assistito al litigio e alla spinta”. Il Procuratore sottolinea in particolar modo come Mercurio tutti i giorni ricordava a una delle ragazze, che lo preoccupava maggiormente, “di dire che Monti era caduto da solo a causa dell’alcool e quando la ragazza ha poi deciso di lasciare il lavoro, la minacciava dicendole che se avesse riferito i fatti si sarebbe fatto trovare sotto casa sua, facendole vedere di cosa fosse capace, non temendo le autorità, tantomeno i Carabinieri”.

Avrebbe poi offerto alla ragazza “una vacanza pagata e una cena, affinché non rendesse dichiarazioni ai Carabinieri” per tornare nuovamente poi a minacciarla di informare i genitori del suo lavoro al night club e che aveva fatto uso di sostanze stupefacenti”.
Mercurio è inoltre imputato, si legge nel provvedimento, “di aver ceduto in più occasioni cocaina ad alcune accompagnatrici del night, anche come corrispettivo di prestazioni sessuali nei suoi confronti”, nonché “di aver tollerato, favorito e sfruttato la prostituzione sia all’interno che al di fuori del night”, con persino un prezziario a seconda delle prestazioni; richiedeva alle ragazze “di intrattenersi con i clienti indossando abiti succinti e provocanti, consentendo loro palpeggiamenti in cambio del corrispettivo della consumazione versato alle casse del night – pari a euro 20 ogni 20 minuti – consentendo ai clienti di intrattenersi anche in zone più riservate, dove potevano porre in essere atti sessuali più invasivi e anche non consenzienti”, come sarebbe avvenuto in alcuni casi di presunta violenza sessuale a danno di alcune delle accompagnatrici. L’imputato avrebbe inoltre “vietato alle ragazze di uscire con i clienti dei night fuori dell’orario di lavoro, consentendo l’uscita solo in orario di lavoro e previo pagamento alle casse del locale di euro 250, per ottenere prestazioni sessuali anche più complete rispetto a quelle che venivano consentite all’interno del locale, con pagamento diretto alle ragazze di ulteriore somma di denaro e/o di regali o di cene pagate”.

Nell’inchiesta, oltre a Mercurio e al conducente dell’auto investitrice, imputato del diverso reato di omicidio stradale, sono finite sotto accusa altre sei persone tra le quali il fratello di Mercurio, Alfonso, 55enne anch’egli originario del napoletano, imputato per concorso nel favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, più cinque altri collaboratori che all’epoca dei fatti lavoravano nel night club. Le accuse nei loro confronti vanno dall’ intralcio alla giustizia al favoreggiamento. Due di loro, nello specifico, sono accusati di aver aiutato Mercurio a distruggere e a rendere inutilizzabile l’hard disk collegato all’impianto di videosorveglianza che, verosimilmente, aveva ripreso quanto accaduto quella notte.
“Ringraziamo davvero di cuore gli inquirenti che hanno lavorato duramente per far emergere la verità – sottolinea il responsabile di Giesse Montesilvano, Gianni Di Marcoberardino – L’indagine è stata condotta in modo eccellente e ciò ha permesso agli inquirenti, malgrado il contesto omertoso in cui si sono ritrovati ad agire, di far emergere ogni dettaglio di quanto tragicamente accaduto quella notte”.

“Finora siamo rimasti in silenzio, sconcertati e dilaniati da un assurdo dolore, ma è giunta l’ora che ciascun responsabile paghi per quanto barbaramente compiuto: chiediamo a gran voce giustizia – il commento dei familiari, che all’udienza del 14 febbraio, con l’Avv. Enzo Di Lodovico, si costituiranno parte civile con i fratelli e i nipoti della vittima – Purtroppo il nostro amato Marco non c’è più per colpa soprattutto di chi, senza scrupoli, ha calpestato, nel più brutale dei modi, i suoi sentimenti e la sua solitudine. La nostra speranza è che ora, grazie al lavoro certosino fatto dalla magistratura, chi si è macchiato di tale orrore paghi anche con il carcere”.

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