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Tour della Champagne quarta tappa

Ad est della storica città di Reims c’è una valle pregna di boschi, un ricco patrimonio naturale con terreni argilloso-calcarei “farciti” da vigne a netta prevalenza di meunier ed ovviamente non può mancare il fiume dal quale la zona prende il nome e l’apporto di giusta umidità ed acqua: l’Ardre.

 

La vallèe de l’Ardre è situata a nord-ovest nella regione della Champagne ed inclusa nella vicina Montaigne de Reims enologicamente parlando ma, avendo assaggiato diversi champagne delle due zone nominate, posso affermare che sono terrois diversi quindi ho deciso di dare “vita propria” alla vallèe de l’Ardre! Non ci sono villaggi grand cru (sono tutti nella montaigne de Reims) ma solo premier cru (12) e 40 “autre cru” quelli poco considerati ma che, come vedremo, hanno da dire.

In assaggio ho previsto 2 meunier in purezza (ma con delle differenze) cioè il vitigno “zonale” e 2 digressioni sul tema, “guastatori” sempre per cercare di dimostrare la completezza del terroir. Iniziamo con il primo champagne, un chardonnay in purezza (vitigno raro in zona) di cui il 50% da vino di riserva, senza dosaggio (nature) proveniente dal villaggio Premier cru di ECUEIL (PARTE SUD DELLA ZONA); Henry Brochet (nona generazione), artisan vigneron ad Ecueil è riuscito a creare un esemplare unico di chardonnay in grado di far tremare i grandi cru della Cote des blancs. Strutturato, secco e con un sentore selvatico marcato al naso ma che in bocca si attenua e diventa piacevole supportato anche da una sapidità quasi gessosa, componente rara in questa zona.

Non ho mai assaggiato uno chardonnay così ricco di personalità; ci ha stregati tutti! Il Vincent Brochet chardonnay nature prende un punteggio di 7,91 quasi 8 per un “semplice” chardonnay è una bella gratificazione per questa bollicina da 65 euro fuori dagli schemi. Passiamo al secondo champagne rivolgendoci al vitigno-star della zona: il meunier. Paul Lanois possiede diversi piccoli vigneti situati in zona “autre cru” delle porzioni di sottozone quasi sconosciute ma il suo Contraste 100% meunier dosato a 3 g./litro con fermentazione spontanea è la “carta d’identità” del vitigno meunier; si percepisce la “forza” del vitigno a bacca rossa ma in chiave più sapida rispetto ai meunier della vallèe de la marne ed anche l’amaricante stile rabarbaro è più pacato rispetto ai “vicini marnaioli”! Diciamo che il meunier della vallèe de l’ardre è una sintesi della tesi (meunier della marna abbastanza secco ed amaricante ma poco sapido) e dell’antitesi (meunier della montaigne de reims molto gessoso quindi sapido ma molto meno tipico come amaricante).

Il costo di 55 euro vi permette di mettere in “banca dati enologica” le caratteristiche di un vero meunier in modo da capirne le differenze col cuginetto noir! Il voto dei degustatori (rigorosamente alla cieca) di 7,27 è stato influenzato dal “tanto” dello champagne precedente ma, per me, il Contraste rimane il meunier più schietto e vero! Passiamo al terzo champagne, un altro meunier in purezza dosato a 3 grammi per litro ma costituito per il 90% da vin perpetuelle che la maison Roger Coulon in quel di Vrigny (villaggio premier cru ad ovest di Reims) custodisce gelosamente! Il vino perpetuo è un altro piacevole retaggio culturale dei monaci cistercensi, pensato inizialmente per la conservazione del vino, oggi viene usato per dare un notevole tocco di complessità al vino stesso.

E’ un vino “vecchio” che viene rigenerato ogni anno col vino nuovo della stessa vigna (ovviamente dopo averne prelevato la stessa quantità) in modo da ottenere una perfetta fusione e quindi complessità aromatica. L’Heri-Hodie (ieri ed oggi) di Roger Coulon, incarna alla perfezione questo modo di interpretare il vino; colore ramato chiaro, al naso non è esplosivo ma in bocca “implode” con tutta la sua elegante vinosità proiettandoti indietro nel tempo, prerogativa di questi vini “parlanti” ed immortali!

E’ chiaro che un vino perpetuo è meno secco e meno sapido quindi dev’essere una scelta ponderata; il meunier precedente (Paul Lanois) ha un più vasto spettro d’abbinamento ed anche anni di affinamento in cantina davanti. Comunque, il voto dei degustatori è stato di ben 8,11 per una bottiglia acquistabile a 60 euro in enoteca corretta. Ultimo champagne di serata, il secondo “intruso” cioè senza o con trascurabile percentuale di meunier, il vitigno di zona; il retro-etichetta (nei prodotti artigianali è una specie di cartella clinica) parla chiaro con un bell’80% di pinot noir, un 15% di chardonnay e solamente un 5% di meunier!

E’ l’unico assemblaggio della serata ed è dello stesso produttore del primo champagne assaggiato (lo chardonnay selvatico) quindi della stessa sottozona, Ecueil, villaggio premier cru dove il terroir “impone” all’uva il proprio DNA! Se a ciò aggiungete l’estrosità ed esperienza di Henry Brochet, nona generazione (1721) dell’artisan vigneron Vincent Brochet, i conti tornano. Il Vincent Brochet extra brut (quasi nature con i suoi 2 grammi per litro di dosaggio) “sans annèe” è frutto della vendemmia 2017 per il 50% e 2016/2015 da vino di riserva per il rimanente 50%.

Pensavo che il prodotto più gradito sarebbe stato un meunier invece il sans annèe ci ha stregati di brutto prendendo 8,13 di gradimento medio e vincendo per un nulla (0,02) sull’Heri-Hodie; un guastatore o “bastardo” che si dica che batte i “purosangue” , è una bella favola-reale, concedetemi quest’ossimoro ma il concetto CARDINE che emerge da questa degustazione è che in Vallèe de L’Ardre si possono trovare vini eccellenti di tutti e 3 i vitigni classici della Champagne grazie al terroir e a quei pochi vignaiuoli “temerari” che ci hanno creduto. Fino ad ora ( e manca solo una zona da analizzare) la Vallèe de L’ardre si è dimostrata la più completa e passa in testa con 7,86 punti. Dimenticavo, il vincitore costa 55 euro ed ha vinto pur essendo stato degustato per ultimo. Ricordate, Ecueil sottozona premier cru TOP!
Alla prossima ed ultima tappa : La Montaigne de Reims ed il Massif de Saint-thierry denominata “La Petite Montaigne de Reims”.

Stefano Grilli- enotecario – ENOTECA SARAULLO ANNO DOMINI 1966 – TORTORETO 

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