Potere al Popolo! Abruzzo non parteciperà alle elezioni regionali del 10 marzo, né come formazione singola né come coalizione in Unione Popolare.
La scelta è il risultato di riunioni, incontri, dibattiti interni alle assemblee abruzzesi e con gli esponenti della coalizione di Unione Popolare con cui non si è trovata una convergenza.
La legge regionale che disciplina le elezioni, impone a formazioni giovani una raccolta firme impensabile, impedendone di fatto la partecipazione. Tale situazione ci imponeva, volendoci candidare, di fare alleanze con formazioni lontane dal nostro modo di fare politica a livello programmatico. Il nostro impegno nel rappresentare e sostenere le istanze delle classi più deboli, in costante sofferenza a causa delle sciagurate politiche del governo attuale e dei precedenti, ha determinato fortemente la nostra scelta di schierarci sempre con gli ultimi, non con le segreterie di partito.
Non ci interessano le logiche di potere, gli inciuci dell’ultimo momento, il potere per il potere. Quando non ci sono chiarezza e programmi ben definiti, riteniamo sia meglio continuare a rivendicare i cambiamenti a fianco dei cittadini, nelle piazze, nella costruzione di case del popolo, dove si pratica il mutualismo conflittuale. Continueremo il nostro lavoro di ricostruzione del tessuto sociale, sfilacciato consapevolmente dalle politiche opportuniste e ignare dei bisogni e dei desideri delle classi popolari.
Decenni di governi fallimentari hanno peggiorato la qualità della vita degli abruzzesi, isolando le aree interne, rendendo la sanità pubblica inaccessibile, il diritto allo studio un fastidio da tenere sotto controllo. Aiutare gli ultimi, le fasce più deboli, è la nostra pratica politica, stare dalla parte degli esclusi, ascoltare e affiancare, per crescere, organizzarci e proporre una reale alternativa popolare.
“Istruirci, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitarci, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzarci, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”. (A. Gramsci)