ACCEDI AL CANALE WHATSAPP E RICEVI LE TOP NEWS DEL GIORNO:

ACCEDI AL CANALE
TeramoRubriche

Tour virtuale delle zone e sottozone della Champagne: ultima tappa

Per l’ultima tappa del tour virtuale delle zone (soprattutto sottozone) della Champagne iniziato quattro settimane fa assieme a 24 degustatori-clienti-amici con l’obiettivo di scoprire “terroir alternativi” e di conseguenza champagne alternativi, siamo andati nella famosa Montaigne de Reims al “netto” della Vallèe De L’Ardre “assaggiata” nella scorsa tappa.

 

La Montaigne de Reims (che poi è una collina con 300 metri max di altitudine) è situata a nord-est della regione della Champagne e denomina tutta la zona che si estende verso sud avente forma di mezzaluna crescente; anche il Massif de Saint-Thierry situato all’estremo nord della regione, è inclusa nella zona ma con un terroir diverso, come verificheremo. Il più alto numero di villaggi grand cru (9), u n suolo e sottosuolo argilloso-calcareo ma soprattutto gessoso (come ho già detto in passato è una specie di roccia di gesso intrisa di fossili marini visionabile in enoteca) ed un valore delle vigne di circa 3.000.000 di euro (avete letto bene) all’ettaro, fanno della Montaigne de Reims la zona più blasonata dove tutto costa tanto! Il pinot noir domina dando ai vini struttura, finezza ed eleganza ma c’è anche un bel meunier nelle famose “zone di confine” che assaggeremo in duplice versione.

Quindi, vedremo se vincerà uno dei due grand cru del cuore della Montaigne de Reims oppure uno dei due meunier di “provincia” ricordandoci che le denominazioni grand cru, premier cru furono coniate dai monaci cistercensi nel 1200 poi ripresi dallo stato francese nel disciplinare della Champagne del 1927; in 100 anni la conoscenza (anche grazie alla tecnologia satellitare) ha fatto passi da gigante permettendo di scoprire diversi “angoli di sottozone” molto interessanti come terroir che permettono di produrre vini con sfumature atipiche o comunque diverse ed a prezzi interessanti. Riuniti in enoteca a porte chiuse e cellulari spenti, noi, CACCIATORI DI ORIGINALITA’, iniziamo con un 100% meunier dosato a 2,8 grammi per litro il cui vino base sosta per 11 mesi in legni provenienti dai boschi annessi al vigneto! Maxime Ullens, nel 2012 poco più che ventenne, decise di rivalutare i vigneti del papà (4 ettari) e l’enorme patrimonio boschivo annesso (32 ettari) per creare un ecosistema basato sulla biodiversità, un vero approccio olistico, una visione del tutto; suo è il merito di aver reintrodotto la presenza dell’ape rustica francese, una sorta di “sentinella” delle vigne oramai sull’orlo dell’estinzione.

Questo è l’attaccamento alla natura dei viticoltori francesi, rinunciare a costruire edifici e vigne per tutelare il bosco, vera fucina di VITA! Siamo ad Hermonville, nel cuore del Massif de Saint Thierry denominata “la petite montaigne de reims” al confine con la bretagna dove Maxime nel suo domaine de Verzilly produce l’L.P.M. extra brut in poco di più di 7.000 bottiglie; questo meunier è meno secco di quelli della marna, meno sapido di quelli dell’Ardre (Paul Launois) ma ha sentori selvatici ed una complessità vinosa eccellente! L’effetto dell’ecosistema si sente ma è un prodotto che va degustato con calma ed attenzione. Il prezzo è di 80 euro ed il voto dei degustatori è stato di 7,83 punti. Passiamo al secondo champagne di giornata andando nel cuore dei villaggi grand cru, a Verzy dove il suolo marcatamente gessoso si esprime al meglio nei relativi vini.

Il Vincent Renoir grand cru extra-brut con 4 grammi /litro di dosaggio è un 50% di pinot noir e 50% di chardonnay provenienti da una vigna di oltre 40 anni sita a Verzy; la spumantizzazione dura ben 72 mesi, necessari per “domare” il pinot noir “rampante”. La struttura c’è, la sapidità anche, il tutto fuso in un equilibrio impeccabile, forse troppo! L’assenza di sentori distintivi ha penalizzato la sua “identità gustativa”; il grande Luigi Pirandello lo avrebbe definito “uno, nessuno e centomila”. Costo di 60 euro e voto dei degustatori di 7,42 punti.

Continuiamo con la zona blasonata grand cru scendendo ad Ambonnay dove la “gessosità”, pur presente, lascia il posto alla potenza e complessità “vinosa”. Il Paul Dethune grand cru extra-brut (5 grammi per litro) è un 70% di pinot noir e 30% di chardonnay dal costo di 65 euro ma prima di tutto è un grande vino che, come dice il mio amico Claudio, “spinge” in bocca evolvendo in un turbinìo di sensazioni vinose notevoli; la decisione di spumantizzarlo brevemente (meno di due anni) si è rivelata azzeccata data la qualità della materia prima. Voto dei degustatori di ben 8,51. Il quarto ed ultimo champagne della serata è l’altra “digressione sul tema” , un altro meunier 100% nature proveniente da una “terra di confine” ad ovest di Reims a pochissima distanza da Ecueil, villaggio premier cru della vallèe de l’Ardre analizzata nella scorsa tappa.

Villiers aux Noeuds è un paesotto di 174 anime quasi sconosciuto (ha un piede e mezzo nel comprensorio di Reims e mezzo nell’Ardre) ma nel 1998 Olivier Langlais, sesta generazione di vigneron, prese atto che nei terreni di famiglia c’era una parcella a suolo marcatamente gessoso LIEU DIT che “ospitava” una vigna di oltre 50 anni di vita di pinot meunier, un vitigno considerato minore a quei tempi ma lui ci credette utilizzando tutte le risorse possibili ed oggi il Solemme (nome della maison) Ambre La Motelle (nome della parcella di vigna) lieu dit millesimato 2016 nature prodotto in 4.076 bottiglie dal costo di 80 euro colpisce già quando lo si versa nel calice; colore ramato brillante, lo si può bere anche col naso data la notevole vinosità e gessosità del lieu dit ma è in bocca che implode con sensazioni diverse ma capaci di convivere alla perfezione. Una volta deglutito c’è un ritorno di “gesso” in bocca che sorprende; sembra un vino perpetuo tipo l’Heri Hodie degustato nella scorsa tappa ma con più sapidità e finale lunghissimo.

Neanche il bas-armagnac vsop La Licorne assaggiato a fine degustazione (gran prodotto importato da Mavolo Antonio srl di Carmignano sul Brenta) è riuscito a “spazzarlo” via anzi c’è stata “un’intesa” con gli aromi del bas armagnac! Che bello essere enotecario, avere il privilegio di assaggiare questi frutti della natura e della sapienza umana! I voto dei degustatori è stato un eccellente 8,85 che pone il Solemme Ambre come lo champagne più votato in tutto il tour della champagne, questo “VOYAGER SANS BOUGER” intrapreso assieme a 24 degustatori con cui si è creata un’intesa particolare in quanto il mondo del vino, quello vero fatto anche di dialogo, emozioni collettive, atteggiamento semiserio, UNISCE! Prima di elencare i risultati finali della quinta ed ultima tappa, non posso non ringraziare l’importatore della maggior parte degli champagne degustati in questo tour, il Sig. Ugolini e l’agente di zona il sig. Angelozzi che ha creato “l’asse” Tortoreto – Torrevecchia Pia (PV).

Gli champagne che disputeranno la finale in rappresentanza delle loro zone sono:
Solemme Ambre 2016 nature (100% meunier) punti 8,85 per la Montaigne de Reims
Potion Andrè Beaufort nature 100% pinot noir punti 8,38 per la Cote des Bar
William Saintot blanc de noirs extra brut 100% pinot noir punti 8,21 per la Vallèe de la Marne
Vincent Brochet “sans annèe” extra brut (80%pinot noir-15%chardonnay-5% meunier) punti 8,13 per la Vallèe de L’Ardre Carole Haudot extra brut 100% chardonnay punti 8,00 per la Cote des Blancs.

Per ciò che riguarda la zona/terroir più completa (che poi è il vero obiettivo del tour), abbiamo una vittoria EX-AEQUO tra la Montaigne de Reims e la Vallèe de l’Ardre con voto medio di 8,15! ciò identifica il terroir più completo nel quale tutto è interessante e comunque TUTTI gli champagne di quelle zone hanno ricevuto voti alti; personalmente mi sento di valorizzare di più l’Ardre in quanto è stato l’unico terroir in cui abbiamo assaggiato eccellenze di tutti e 3 i vitigni in purezza o quasi….una zona che non dovrebbe esistere da sola ma vivere sotto l’egida della Montaigne de Reims! Il terroir, la NATURA non si può “catalogare” o disciplinare a tavolino ma solamente rispettare prendendo atto delle “sfumature”, delle sottili linee di confine che interagiscono tra una zona e quella limitrofa;madre natura DOCET!

Stefano Grilli- enotecario – ENOTECA SARAULLO ANNO DOMINI 1966 – Tortoreto

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio