La campagna elettorale è finita ma le ferite inferte dalla destra all’Abruzzo sono ancora aperte e attendono di essere finalmente sanate. Sarà il caso che il nuovo governo regionale cominci a occuparsene, oltre a mantenere le mille promesse fatte prima delle elezioni.
In primis la sanità: oltre a una situazione da terzo mondo per quanto riguarda le liste di attesa, all’orizzonte si staglia lo spettro di quell’autonomia differenziata tanto cara a Marsilio. Come giustamente rilevato dalla Fondazione Gimbe (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze) nel report pubblicato il 21 marzo scorso, “il DdL Calderoli sull’autonomia differenziata, approvato al Senato e ora in discussione alla Camera, potrebbe segnare un punto di non ritorno nell’equità dell’assistenza sanitaria tra le Regioni italiane in un contesto caratterizzato dalla grave crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale”. Finora il governatore rieletto si è limitato ad applaudire, vediamo se prenderà mai coscienza del rischio che sta correndo l’Abruzzo.
In secondo luogo, c’è un grave problema che affligge la formazione: ben 3.387 studenti universitari avrebbero diritto a una borsa di studio ma la Regione non ha ancora erogato i contributi e non si sa se e quando lo farà. Marsilio in campagna elettorale ha promesso che quei fondi sarebbero stati erogati “presto”, adesso misureremo la quantità di tempo che il presidente attribuisce a questo avverbio.
Altra questione irrisolta è quella relativa ai rimborsi al settore vitivinicolo per i danni causati dalla peronospora: il decreto governativo è stato approvato – con strano tempismo – pochi giorni prima del voto regionale. Ma gli agricoltori che hanno fatto domanda per ottenere i contributi si sono sentiti rispondere che bisogna prima attendere la circolare ministeriale, della quale si sono perse le tracce. Il classico gioco delle tre carte, con un precedente: lo stato di calamità per il settore, riconosciuto dalla giunta regionale a novembre scorso e decretato a gennaio, non ha prodotto nulla per gli operatori in quanto non è stato ancora pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Una presa in giro in piena regola.
Intanto da Pescara arrivano notizie sconfortanti: dopo la mancata riapertura delle piscine Le Naiadi, chiuse ormai da quattro mesi per l’incapacità della Regione nell’affidarne la gestione, e dopo il pasticcio della giunta comunale sul nuovo assetto di viale Marconi e sui semafori T-red (prima difesi per quattro anni e ora, davanti agli scarsi risultati elettorali, oggetto di un ripensamento totale), ecco il dato pesantissimo sulle chiusure di attività commerciali: ben 377 serrande si sono abbassate per sempre nel 2023, e il Comune resta a guardare.
Basta con gli slogan e i trucchetti da sagra della porchetta: il centrodestra proponga soluzioni, se ne ha, perché la campagna elettorale è finita. Non è più il tempo delle bolle di sapone: adesso servono risposte concrete ai problemi.