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Abruzzo

Problematiche minorili: tavolo di confronto in Regione

La Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Abruzzo, Maria Concetta Falivene, a seguito dell’acquisizione dei dati socio-sanitari e dei fenomeni delinquenziali che si registrano su tutto il territorio abruzzese, ha elaborato un progetto d’intervento concreto volto alla prevenzione questo tipo di fenomeni.

 

La costituzione di un Tavolo di confronto sulle problematiche minorili con il compito di realizzare programmi di prevenzione coordinati e dettagliati per l’intero anno scolastico 2024- 2025, da sottoporre alle competenti Istituzioni scolastiche, rappresenta una risposta concreta di supporto ai giovani.

Il programma di prevenzione sarà attuato con video realizzati – anche dagli alunni – e in tal senso sarà fondamentale la partecipazione e supervisione della Consulta degli studenti.

I video saranno proiettati sulle lim (lavagne interattive multimediali) delle classi delle scuole medie e superiori nello stesso giorno e mensilmente sarà affrontato un tema.

Inizieremo a ottobre con il mese dedicato alla Legalità, per proseguire con la tematica della violenza e, quindi del problema attualissimo delle baby gang; continueremo con la piaga dell’assunzione di droghe e alcool, con i disturbi alimentari e altro. Termineremo a maggio con l’orientamento al lavoro e l’importanza dello sport.

Alla riunione del Tavolo, che si è svolta questa mattina a Pescara nella sede del Consiglio regionale, hanno partecipato il presidente della Consulta degli studenti di Chieti, Francesco Paolo Barbacane, unitamente ai rispettivi referenti scolastici, le rappresentanti dell’Ufficio scolastico regionale Tiziana Venditti e Daniela Puglisi, il rettore dell’Università d’Annunzio Liborio Stuppia, il presidente del Corso di Laurea in Servizi Sociali Roberto Veraldi, il comandante provinciale della Guardia di Finanza di Chieti Michele Iadarola , il colonnello della GdF Catello Esposito, il tenente colonnello Renato Giuseppe Saitta, il dott. Franceso De Cicco, già Questore di Chieti, il dott. Stefano Tumini, il dott. Danilo Montinaro, la dott.ssa Maria Carmela Minna, la dott.ssa Gilda Di Paolo, l’avv. Monia Scalera, componente Commissione adozioni internazionali, l’avv. Giuseppe Orsini, componente del CEAM. Venditti e Daniele Puglisi hanno spiegato che “l’USR Abruzzo conferma la piena disponibilità a partecipare a tutte le fasi progettuali. Sicuramente l’aver messo al centro del confronto il protagonismo dei giovani per tematiche strettamente legate alle loro esigenze e alla loro condizione rappresenta il punto di forza di questa iniziativa. E’ stato molto apprezzato l’intervento del presidente della CPS di Chieti che, in rappresentanza delle quattro CPS, ha riconosciuto il valore altamente formativo dell’idea progettuale assicurando la partecipazione di tutti gli studenti alle attività che saranno proposte.”.

Il colonnello Iadarola ha precisato che “L’iniziativa di fare ‘rete’ tra le Istituzioni, l’esperienza lo insegna, è risultata sempre vincente e mai come in questo caso la volontà di creare una stretta sinergia per affrontare una tematica così delicata quale la prevenzione dei disagi giovanili può rappresentare il punto di partenza per affrontare tale criticità, sempre più evidente nella società moderna. Il rispetto delle regole (normativamente imposte) è fondamentale, ma lo è altrettanto garantire la perfetta adesione ed integrazione con il “sistema educativo”. Ai giovani bisogna necessariamente insegnare l’accettazione di questa modalità di convivenza (coesione tra imposizione delle regole e comprensione del loro scopo), ma la vera difficoltà per gli “educatori” (scuola e famiglia) insiste nel linguaggio, nella modalità di comunicazione attraverso la quale rendere comprensibili ed accettabili i valori sui quali si regge la società civile. Ed in questa sede, appare chiaro come siano confluite proprio tutte le espressioni professionali in grado di svolgere un ruolo fondamentale nell’approcciare ai giovani e soprattutto ai loro disagi, partendo sempre dal loro punto di vista, dalle loro esigenze connesse ad un mondo esperienziale radicalmente diverso rispetto al passato, più ricco di influenze effimere, ma che si dimostrano pur sempre devianti da quel senso civico di rispetto altrui e pacifica convivenza al quale i nostri giovani dovrebbero sempre ispirarsi.

“Le problematiche concernenti il disagio giovanile – ha spiegato Francesco De Cicco – richiedono un approccio multidisciplinare. Occorre ridurre le distanze che separano i giovani dalle Istituzioni, dalla Scuola, dalla Famiglia. Condividiamo i nostri progetti e modalità di lavoro con loro, rendiamoli più consapevoli e responsabili riguardo l’importanza di affrontare insieme alcune questioni e saranno essi stessi a tracciare un percorso che possa essere da esempio cui ispirarsi per coloro che vivono situazioni di disagio in solitudine.

Stefano Tumini ha posto in evidenza come “il Servizio Regionale di Diabetologia Pediatrica (ASL 2 Abruzzo) – da lui diretto – segue circa 600 abruzzesi e provenienti dalle regioni vicine. L’alunno con diabete trascorre dalle 4 alle 6 ore a scuola quotidianamente e deve integrare le pratiche necessarie per la cura del diabete con la quotidianità scolastica evitando episodi acuti di ipoglicemia senza tuttavia, accettare valori di glucosio ematico troppo elevati che comprometterebbero il controllo metabolico e aprirebbero le porte alle complicanze croniche.

La formazione del personale scolastico (Dirigenti, Insegnanti, assistenti e personale ATA) assume un ruolo strategico e si associa a un miglioramento della qualità di vita delle famiglie e del controllo metabolico degli alunni con diabete in conseguenza dell’efficace prevenzione delle ipoglicemie e del miglioramento del controllo glicemico durante l’orario scolastico che rappresenta il 20% della giornata del piccolo alunno. L’incompleta conoscenza del diabete infantile compromette la possibilità per gli insegnanti di poter svolgere la propria funzione di educatori in assenza di paure e stress. Un inserimento scolastico efficace dell’alunno con diabete permette anche la prevenzione del “bullismo” di cui spesso sono oggetto gli alunni con patologie croniche.

L’introduzione delle nuove insuline per la cura del diabete, del glucagone spray nasale e dei microinfusori con sistemi evoluti ha ridotto il rischio di ipoglicemia a scuola. Inoltre, le nuove tecnologie hanno permesso il controllo a distanza dell’andamento glicemico durante l’orario scolastico, offrendo alla scuola una squadra di supporto allargata composta da famiglia, alunno e team di cura. Bisogna inoltre ribadire che per la prevenzione del diabete di tipo 2 dell’adulto la prevenzione primaria si basa sull’educazione agli stili di vita corretti per prevenire l’obesità e il sovrappeso che in alcuni casi hanno abbassato l’età di esordio del tipo 2 all’adolescenza. La formazione del personale scolastico ha una valenza strategica nell’ottica del miglioramento della qualità di vita degli alunni, del personale scolastico, delle famiglie e riveste un ruolo di prevenzione primaria per le malattia non trasmissibili dell’adulto”.

Il responsabile UOSD Neuropsichiatria Infantile del Dipartimento di Salute Mentale ASL 4 Teramo dott.ssa Chiara Caucci ha dichiarato: “La prevenzione dei disagi giovanili nell’era attuale rappresenta una sfida estremamente complessa alla luce delle sfaccettature della società dei nostri giorni. Stiamo assistendo ad un cambiamento sostanziale degli stili di vita dei giovani, sono cambiate la loro routine quotidiana, le loro relazionali educative e sociali, fattori questi che normalmente favoriscono la promozione della salute e la resilienza da eventi traumatici. Il cervello dei nostri ragazzi, soprattutto in adolescenza, è’ sottoposto a modificazioni significative conseguenti all’impatto con l’ambiente. Pertanto stili di vita scorretti (uso di droghe, esposizioni a diverse forme di violenza o stress elevati a livello intra familiare, uso eccessivo di Internet, la deprivazione di sonno) si traducono in modificazioni funzionali a livello genetico e cerebrale.

Non si può parlare pertanto della fragilità dei minori senza affrontare il tema delle sostanze psicoattive che utilizzano i ragazzi per compensare disequilibri interni, dell’abbandono scolastico, della marginalizzazione, così come dell’avvento dell’era digitale e alle effettive conseguenze sulla salute mentale di bambini e degli adolescenti sia nell’immediato che nel futuro. Appare necessario mettere in atto il prima possibile interventi appropriati per arginare il disagio giovanile con la collaborazione dei servizi sanitari, delle istituzioni scolastiche, dei servizi sociali e del III settore. Ci auguriamo che i programmi di prevenzione che verranno attuati possano arrivare anche a quelli che definiamo gli ultimi, gli ‘irraggiungibili’ ovvero i ragazzi che non chiedono aiuto che si auto curano con le droghe o l’alcol o si perdono nel mondo della rete. Questi programmi per essere efficaci devono poter arrivare anche a loro”. “L’inclusione – ha concluso Scalera – sarà un altro tema fondamentale di sensibilizzazione che attueremo”.

 

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