Pescara. “Non abbiamo pensato a chiamare nessuno, né polizia né ambulanza”: questo uno dei passaggi della testimonianza di un ragazzo che domenica pomeriggio era nel parco Baden Powell di Pescara e molto vicino ad uno dei due 16enni sottoposti a fermo per l’omicidio di Thomas Luciani.
Una testimonianza che conferma come il gruppetto di 16enni, nonostante fosse a conoscenza dell’accaduto e abbia lasciato il parco per tornare al mare “in tranquillità”, mentre il corpo di Thomas giaceva tra le sterpaglie.
Nelle sue dichiarazioni, il giovane ha sottolineato che, dopo i fatti, quando il testimone chiave “è tornato indietro, ci ha detto che li ragazzo era morto”. Poi dalla vegetazione sono usciti i due 16enni ora sottoposti a fermo. A quel punto, ha aggiunto, “siamo andati in tranquillità al mare”.
“Al mare – ha detto ancora – hanno raccontato in sintesi quello che è successo. So che hanno dato delle coltellate. E’ questo quello che so”. Il ragazzo ha sottolineato anche che uno dei due giovani sottoposti a fermo “aveva una pistola. Me l’ha fatta vedere dopo che era finito tutto. Ce l’aveva in tasca. Non so come ce l’avesse. Mi ha detto che era scarica, senza colpi”.
Un altro dei giovanissimi coinvolti, nella sua testimonianza, si è detto convinto che i due ragazzi ora sottoposti a fermo “si siano organizzati per questa cosa, per incontrare questo ragazzo”.
Il testimone chiave, cioè il giovane che domenica sera, tornato a casa, ha fatto scoprire l’accaduto, tra le altre cose si è detto “sicuro” che Thomas “era morto, erano tante coltellate davanti a me. Ad esempio aveva avuto una coltellata all’addome, una coltellata alla gamba, dove ci sono le arterie”.
foto: ansa.it