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Pescara

Pineta di Pescara, Artese: “Rischio altro incendio”

Pescara. I consiglieri comunali della lista Pettinari Sindaco lanciano l’allarme per “il pericolo di un altro incendio nella Riserva naturale dannunziana a causa dell’enorme catasta di legna, situata a confine dell’area protetta, tra due strade molto trafficate: Via della Bonifica e Via Ignazio Silone”.

La consigliera comunale Caterina Artese, stamattina insieme ai consiglieri Massimiliano Di Pillo e Domenico Pettinari, hanno tenuto una conferenza stampa proprio davanti alla catasta di tronchi tagliati durante gli ultimi lavori nella pineta coinvolta dall’incendio 2 anni fa: “Si tratta dei tronchi dei circa 1000 alberi che si erano bruciati con l’incendio del primo agosto 2021, che ha cancellato quasi 10 ha dei 54 ha della Riserva (18%). Un avvenimento grave, che le cui responsabilità sono ancora in corso di accertamento. Oggi – continua Artese – abbiamo le tre condizioni del cosiddetto triangolo del fuoco che preannuncia un incendio: moltissimo combustibile (legna secca e resinosa), ossigeno (comburente) e la classica fonte d’innesco rappresentata dalla strada e dalla frequentazione umana non controllata. Come può non incendiarsi visto che Pescara ha anche il bollino rosso?”.

“Quest’anno, il 18 maggio”, prosegue, “c’è stato un altro incendio, domato, nell’area del laghetto, causato accidentalmente da frequentatori, che ha carbonizzato le siepi di Cisto su cui si arrampicava la Clematis viticella, Clematide paonazza: una Ranunculacea rarissima segnalata in Abruzzo solo nelle Riserve di Pescara e di Serranella. Ma vogliamo anche denunciare – attacca Artese – il fatto che la legna accatastata deriva da operazioni di esbosco compiute a danno della Pineta Dannunziana. Infatti è scomparsa la rinnovazione del Pino d’Aleppo, che pure era abbondante, come documentato dall’Università di Scienze ambientali dell’AQ, rovinata e cancellata dalle operazioni di esbosco”.

“Dopo l’incendio del 2021 – continua Artese – infatti, il Comune aveva seguito le indicazioni del gruppo di lavoro di esperti, di aspettare 2 anni prima di togliere gli alberi bruciati, per dare il tempo alle pigne di disseminare i propri semi e a questi di germogliare, assicurando la successione naturale della Pineta. Inoltre era stato dato l’incarico alla fondazione Alberitalia di rilevare e d’indicare come fare l’esbosco senza distruggere le plantule.
Ma le prescrizioni date da Alberitalia non sono state rispettate e le operazioni di esbosco sono state eseguite senza alcuna attenzione verso i semenzali di Pino d’Aleppo, che erano stati evidenziati con bandierine – prosegue. Attualmente abbiamo un ambiente degradato e ruderale, al posto del novellame di Pinus halepensis troviamo un Ailanteto e un Robinieto, alberi esotici considerati infestanti. Una situazione gravissima da un punto di vista naturalistico, che non si può e non si deve risolvere con altri danni, come quello di realizzare un impianto artificiale di Pini perché in questo modo perderemmo il corredo genetico del nostro Pino d’Aleppo, coevoluto nei secoli con il territorio. Ci sono studi fitosociologici e geobotanici che riconoscono l’antica presenza del bosco di Pino d’Aleppo nel territorio di Pescara”.

“Chiediamo al Sindaco – afferma Artese – di prendere subito provvedimenti per il rischio d’incendio e di fare insieme un sopralluogo per verificare cosa e come salvare la Pineta Dannunziana. Ci auguriamo che il Sindaco il prima possibile formalizzi il “gruppo di lavoro di esperti” come organo scientifico e consultivo della Riserva e indichi una personalità competente, anche di sua fiducia, che funga da supervisore per le future operazioni nella Pineta Dannunziana”, conclude.

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