Pescara. Tradizioni che scompaiono, una cultura che non guarda più al mestiere e alla manualità come un valore, fette di mercato che si assottigliano sempre di più, mancanza di politiche di promozione dei territori che valorizzino le produzioni locali, crisi del sistema dei trasporti: c’è tutto questo e molto di più nel crollo verticale dell’artigianato. Un settore che nella provincia di Pescara, più che in altre località italiane, soffre e non da oggi.
Undici anni fa, sulla base di dati Inps e Infocamere elaborati dalla Cgia di Mestre, si contavano sul territorio 9696 artigiani, scesi a 6852 nel 2023, con un decremento in termini assoluti di 2844 unità e in percentuale del 29,3.
Si scontano certamente due importanti periodi di crisi economica, che hanno pesato sulle attività, ma non è questo l’unico aspetto da considerare. In realtà volendo utilizzare un concetto onnicomprensivo quello che manca, secondo il presidente provinciale di Confartigianato Giancarlo Di Blasio, è la progettualità: “Si è interrotto quel circolo virtuoso che alimentava la qualità e la quantità delle piccole e microimprese – afferma – e questo ha provocato scelte anche da parte dei giovani e delle loro famiglie che non hanno guardato più alla validità di una formazione qualificata. E così alcuni settori sono rimasti ormai totalmente sguarniti, con lavori importanti, anche dal punto di vista sociale, che finiscono per essere effettuati in nero, come ripiego e soprattutto senza competenze. Da tempo Confartigianato Pescara ha lanciato l’allarme e da altrettanto tempo ha ipotizzato anche soluzioni, attraverso campagne mirate. Siamo andati nelle scuole a spiegare le opportunità offerte dal lavoro artigiano, anche nei settori dell’innovazione e della creatività, penso al web design e alla moda, soltanto come esempio, ma anche all’hospitality di qualità. Al lavoro dipendente come all’autoimprenditorialità. Abbiamo rilanciato più volte la necessità di tornare ad una formazione attraverso le botteghe scuola, che erano il luogo in cui effettivamente venivano trasferiti i saperi artigiani. Sono passaggi fondamentali che servono a ricreare una cultura positiva rispetto a determinati lavori”.
Non vanno sottovalutati poi i cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, sempre più orientati verso gli acquisti online: “Che non sempre sono più economici – sottolinea il direttore provinciale Fabrizio Vianale – ma che soprattutto non consentono quel contatto diretto e immediato in caso di necessità di assistenza. Non sottovalutiamo poi l’importanza di presenza di negozi nei centri urbani per quanto riguarda la sicurezza: ogni vetrina che si abbassa è una luce che si spegne. Nelle strade c’è meno movimento e quel vuoto è riempito rapidamente dalla piccola criminalità locale. Credo che tutti questi elementi meritino una riflessione che conduca fino a una strategia di rilancio dell’artigianato che coinvolga con determinazione tutti gli attori politici, economici e sociali della provincia. Con iniziative concrete”.