Effetto Stellantis, 50 in cassa integrazione alla Sodecia
Azienda Raiano come Marelli. Cgil chiede incontro con Regione
Pescara. Un altro fornitore di Stellantis in cassa integrazione.
Si tratta dello stabilimento Sodecia Automotive Raiano, l’ex F&B, che segue la scia della Magneti Marelli di Sulmona.
Dopo un primo ciclo di cassa integrazione ordinaria, nei giorni scorsi è arrivata la richiesta di proroga dal 2 settembre al 5 ottobre prossimi. Sono circa 50 i dipendenti interessati dalla cigo nella fabbrica che produce particolari di carrozzeria interna in ferro o alluminio, ripari del calore in alluminio e particolari di rinforzo in ferro.
“Anche questa realtà è da prendere in considerazione perché è legata alla produzione e quindi ai rallentamenti dell’ex Sevel di Atessa”- rilevano dalla Cgil che sta seguendo la vertenza.
“Si tratta di fabbriche mono committenti che sono legatii a Stellantis nel bene e nel male”- concludono dal sindaco che torna a chiedere un incontro con la Regione Abruzzo.
“Per restare competitiva Atessa deve avere due cose: poter navigare nel mare profondo del Mediterraneo attraverso le infrastrutture portuali e ferroviarie. Queste cose servono per poter mantenere efficiente questa fabbrica”: queste le parole che l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha pronunciato il 23 gennaio scorso durante la sua visita alla ex Sevel. Tavares ha poi aggiunto che “per esportare servono porti efficienti”.
Ma la Regione Abruzzo dorme e, pur avendo le risorse per facilitare i progetti del marchio automotive, in questi 5 anni non ha fatto nulla sotto questo profilo. E’ evidente che se i fondi vengono destinati al ritiro del Napoli calcio, alla Notte dei serpenti o alle elargizioni a pioggia, ci vorrà molto tempo per vedere qualche risultato. Nè ha fatto meglio il governo Meloni, che prima delle elezioni europee ha rassicurato tutti, tranne poi esprimere preoccupazione per le sorti dello stabilimento senza però disporre nulla di concreto. Il problema è che adesso lo stabilimento della Val di Sangro è in difficoltà: dal 10 giugno è scattata la cassa integrazione e dall’8 luglio è stato sospeso il terzo turno, ed è notizia recente che gli ammortizzatori sociali sono stati prorogati fino al 22 settembre.
Vale la pena ricordare che nell’ottobre del 2013 Sergio Marchionne – in qualità di a.d. di Fiat – venne in Abruzzo e formulò una serie di richieste per potenziare il comparto industriale della Val di Sangro. Pochi mesi dopo venni eletto alla presidenza della Regione e diedi concreta attuazione a tutto quello che lui aveva chiesto: la cantierizzazione per il completamento della Fondovalle Sangro, la Zes e il potenziamento della copertura digitale.
Stanziammo anche copiose risorse del Masterplan per rendere più competitiva l’area:
– 15 milioni per il collegamento tra il porto di Vasto, la rete ferroviaria e la zona industriale;
– 44,2 milioni per il porto di Ortona, suddivisi in 1,7 milioni per il completamento delle infrastrutture ferroviarie a servizio dello scalo, 2 milioni per il collegamento con l’A14 e 40,5 milioni per interventi fondamentali quali il dragaggio e il completamento della diga sud;
– 5,5 milioni per l’ampliamento della piastra logistica intermodale nella zona industriale della Val di Sangro e la realizzazione di fabbricati ad uso alla stazione di Saletti.
A proposito di quest’ultimo intervento, nell’aprile 2023 durante un sopralluogo proprio alla piastra logistica è emerso con chiarezza che l’opera doveva essere completata e che serviva almeno un milione di euro, ma da allora la Regione non ha fatto nulla. Se il centrodestra che governa a Palazzo Silone non si fosse fatto vincere dalla distrazione, probabilmente si sarebbero potute utilizzare anche le risorse del DL Aiuti, che permetteva a tutte le stazioni appaltanti d’Italia di fare domanda per ottenere fondi che compensassero l’aumento dei prezzi. Ma ciò non è avvenuto, e ora ci troviamo con l’azienda che genera la parte più grande del PIL abruzzese in forte difficoltà. Il sonno della Regione e del governo genera mostri.