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Abruzzo

Caccia al cervo in Abruzzo: c’è una chiave tecnico-giuridica per fermarla

“Esiste una possibile chiave, un argomento forte, per chiedere alla Regione Abruzzo di ritirare in auto-tutela la delibera di Giunta Regionale che apre alla caccia al cervo o per chiederne l’annullamento al TAR ed eventualmente al Consiglio di Stato: la Regione è gravemente inadempiente in relazione all’obbligatorio Piano di monitoraggio del proprio Piano faunistico venatorio approvato nel 2020.

 

Una raccolta di dati a cui la stessa regione si era auto-vincolata nell’ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica indispensabile per adattare l’attuazione del Piano stesso negli anni, caccia al cervo compresa” così Augusto De Sanctis, già componente per un decennio per le associazioni ambientaliste della consulta regionale sulla caccia, periodo in cui la regione fu bocciata senza appello plurime volte dai giudici amministrativi.

Il Piano faunistico venatorio è stato assoggettato a suo tempo a due procedure valutative diverse, rispondenti a due direttive comunitarie, la Valutazione di Incidenza (V.Inc.A.) e la Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.).

La Valutazione Ambientale Strategica è uno strumento introdotto dall’Unione Europea da decenni; sono assoggettati alla procedura tutti i piani, da quelli urbanistici a quelli venatori. Tale Valutazione ha lo scopo precipuo di assicurare la gestione adattativa dei processi pianificatori nel tempo. In soldoni, i Piani non devono essere statici ma dinamici e cambiare sulla base dei valori che assumono gli indicatori di variabili ambientali che il piano stesso individua.

Non a caso il Parere motivato DPC002/2020 di conclusione favorevole alla Valutazione Ambientale Strategica del Piano faunistico-venatorio così concludeva “di dare esecuzione ai sensi dell’art. 18 del D.Lgs 152/2006 ss.mm.ii., successivamente all’approvazione definitiva del Piano Faunistico Venatorio Regionale, alle attività previste di monitoraggio, verifiche e controlli della fase attuativa”. (sottolineatura mia, ndr)

Il D.lgs.152/2006 obbliga anche alla tempestiva pubblicazione periodica dei risultati di questi monitoraggi sul sito WEB istituzionale. Dalla consultazione del sito della Regione non sono riuscito a trovare alcun documento in tal senso né tali dati sono riportati nella relazione tecnica allegata alla Delibera oppure nel parere favorevole di Ispra, cosa quest’ultima a mio avviso assai grave per l’Istituto in quanto esso stesso era stato incaricato dalla Regione Abruzzo per redigere il Piano faunistico ottenendo cospicui finanziamenti. Pertanto avrebbe dovuto essere Ispra stesso a sollevare la questione dell’inadempienza del Piano di Monitoraggio.

Per chi volesse approfondire, il Piano di monitoraggio è contenuto nella Dichiarazione finale della VAS (il link ai documenti è alla fine del comunicato) e contiene tantissimi indicatori molti dei quali da misurare con cadenza annuale o biennale.

La Regione si era auto-vincolata, tra l’altro, a effettuare i censimenti a cadenza annuale per la fauna protetta o particolarmente protetta, tra cui specie che possono ovviamente risultare impattate dal prelievo del cervo, sia per disturbo diretto da parte dei cacciatori sia per la sottrazione di cibo visto che i cervi sono predati da lupo e orso bruno e le loro carcasse mangiate da specie di uccelli necrofagi (dall’Aquila reale al Nibbio bruno e reale passando per il Grifone).

La regione Abruzzo ha i dati di censimento di lupo, orso ecc. raccolti annualmente nell’intero territorio regionale?

Non solo, si prevedeva di monitorare, con cadenza biennale, quanti euro dovevano essere investiti in prevenzione per gli ettari interessati dai danni, cosa ovviamente rilevante per la vicenda del cervo. Oppure gli incidenti di caccia con morti e feriti, la mappatura degli incidenti stradali con la fauna (e nello studio allegato al piano di abbattimento si ammette che in tantissimi casi non si ha neanche l’esatta localizzazione degli incidenti), il rumore prodotto dagli spari per valutare il disturbo ecc.

A mero titolo di esempio, andando ancor più nel pratico per comprendere uno dei tanti problemi che tale inadempienza porta con sé, la Delibera della Regione esclude la caccia al cervo nei territori di connessione per l’orso.

Il Piano faunistico del 2020 ne individuava solo uno di tali territori tra Parco d’Abruzzo e parco della Maiella. Da allora, però, si moltiplicano segnalazioni di presenza di orso bruno in aree diverse tipo sui Simbruini e, non a caso, recentemente è pure morto un orso sulla fondovalle del Liri.

Nell’ottica di gestione adattativa alla base della Valutazione Ambientale Strategica, tali dati avrebbero dovuto portare di conseguenza ad individuare senza ombra di dubbio un’ulteriore zona di connessione tra Parco d’Abruzzo e Simbruini come d’altro lato prevedeva il Patom da quasi venti anni. Oppure quella tra Gole del Sagittario e Parco Sirente-Velino, ampiamente utilizzata dagli orsi in questi ultimi anni.

E così via, anche per altre specie come il camoscio d’Abruzzo, ad esempio per l’area tra Terratta e Gole del Sagittario.

Se pertanto la Regione Abruzzo avesse fatto quanto dovuto nell’applicazione del Piano di monitoraggio, il prelievo al cervo sarebbe stato vietato in tali nuove aree. Invece l’inadempienza della regione sul Piano di monitoraggio fa sì che oggi rimanga un’unica area di connessione individuata.

Conclude De Sanctis “Ho inviato una richiesta alla Regione di revoca o almeno sospensione in auto-tutela della Delibera di agosto che, non a caso, richiama nelle premesse la procedura di Valutazione di Incidenza ma non la Valutazione Ambientale Strategica e i relativi obblighi. Vista anche la vera e propria sollevazione popolare in corso, credo che riconoscere questi limiti degli uffici che ora gli segnalo possa anche rappresentare un’onorevole via di uscita per il Presidente Marsilio e l’assessore Imprudente. D’altro lato la stessa gravissima inadempienza riguarda i piani di monitoraggio anche di altri piani, a partire dal Piano del demanio marittimo regionale del 2015. Questo perché gli uffici regionali mi sembrano un po’ allergici a procedere alla valutazione costante dei risultati raggiunti oppure non hanno dotazioni finanziarie adeguate. Tutto ciò, però, non consente di bypassare norme e obblighi chiarissimi a vantaggio dei cacciatori”.

 

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