Strategie ben precise, in parte anche innovative, per valorizzare ancora di più l’Aglianico del Vulture, uno dei vitigni decisamente più compositi e particolari dello Stivale.
Emergono aspetti nuovi nell’attività del nuovo consorzio diretto da Pasquale Sciarillo e affiancato nelle attività da nomi illustri del mondo della viticoltura.
In primo luogo, l’unione agricoltura e foreste dell’Aglianico del Vulture, ha consegnato una targa relativamente ad una relazione ben strutturata e capace di spiegare, forse per la prima volta, le caratteristiche dell’Aglianico: dalla vite al bicchiere. La relazione è stata curata da uno studente 17enne (detto “Lullo”) e che ha incontrato riscontri decisamente positivi.
Gli scenari. Una delle strategie in atto, decisa dal patron del consorzio, è quella di destinare la maggior parte del raccolto a forme di esportazione in Austria, per esempio, dove prosegue il progetto di miscela di uva e mele per la produzione di vinapple. Pasquale Sciarillo, sollecitato sulla tematica sottolinea che “l’operazione già avviata nel recente passato e che riguarda diverse zone dello stato alpino ed è molto importante per il consorzio”.
La restante parte di Aglianico puro del Vulture, invece, viene venduta in Giappone, Filippine e in zone di Austria, Germania e Svizzera. Il tutto già in questo frangente, nel quale la vendemmia è in pieno fermento.
Come mai questa scelta?”: è tutto molto ponderato”, risponde Sciarillo, anche perché il nostro vino merita un tipo di valorizzazione diversa, sotto vari profili. In Italia sta calando, sensibilmente, anche la quotazione delle bottiglie di vino nella grande distribuzione, mentre questo percorso di esportazione consente di aprire scenari diversi per il consorzio”.
La concorrenza è forte e nei market acquisti vino a pochi euro, completo di bottiglia, capsula e retro etichetta. E dunque sotto questo aspetto non si è più concorrenziali. Al di fuori della grande distribuzione, infatti, una bottiglia viene venduta almeno a 14 euro.
Vendemmia. Nel frattempo si è conclusa la prima parte della vendemmia, di uva bianca, con Pinot e Chardonnay e anche in questo caso parte delle uva vendute in Francia.
Va detto, e alcune foto lo evidenziano, che in alcune zone della Basiliata il grappolo viene ancora tagliato a mano e il vino si produce pigiano i piedi. “E’ una produzione originale”, aggiunge Sciarillo, “rispettando quelle che sono le tradizioni della terra, ed è un vino decisamente diverso e originale.
Nuove collaborazioni. Il referente del consorzio, Pasquale Sciarillo, ha anche avviato un progetto da sviluppare in Slovenia con l’obiettivo di produrre un’uva quasi scomparsa, quali malvasia: importata in Italia da Federico Barbarossa. Ma anche la barbatella che potrebbe essere impiantata in Slovenia sulla scorta di alcuni studi.
Come sta andando la vendemmia? “Si tratta di un anno complicato”, prosegue Sciarillo, “anche se sono soddisfatto del lavoro che si sta facendo con un raccolto eccellente e già prima di tagliare i grappoli era stato raggiunto e superato il grado zuccherino. Resta ancora una certa difficoltà nel trovare giovani lavoratori, visto che la vecchia generazione di tagliatori non c’è più”.
Progetti futuri. In ballo ci sono diverse iniziative. Tra tutte quella di creare delle muffe naturali, poi fondamentali per la produzione anche di aceto balsamico.