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Christoper non si è difeso, preso a calci in faccia mentre agonizzava a terra: i dettagli dall’autopsia

Sayonara Tortoreto

Pescara. Non ha nemmeno fatto in tempo difendersi Christopher Thomas Luciani, il 16enne ucciso da 25 coltellate in un parco di Pescara lo scorso 25 luglio.

Ad affermarlo, come riferisce il quotidiano Il Centro, sono i risultati dell’autopsia svolta dal medico legale Cristian D’Ovidio su disposizione della Procura dei minorenni dell’Aquila.

E a sferrare le prime coltellate, non appena entrati nella zona più nascosta del parco Baden Powell, sarebbe stato l’amico al quale doveva dei soldi per della droga, come subito ricostruito dagli investigatori della squadra Mobile di Pescara e affermato dal testimone chiave, uno dei ragazzini del gruppetto che ha accompagnato i 2 presunti assassini coetanei in quella che è definitiva come spedizione punitiva.

Sulle mani e sulle braccia  di Christopher, infatti, non sono stati trovati segni di tagli, come sarebbe se si fosse opposto ai fendenti: ben 10 quelli ricevuti alla schiena quando era ancora in piedi, altri 14 sul fianco destro quando si è accasciato al suolo ormai in fin di vita perché, dice l’autopsia, la morte è arrivata rapidamente per l’emorragia causata dalle gravi lesioni a fegato e polmoni.

La consulenza, redatta in 160 pagine di relazione, spiega anche chi e come ha colpito il 16enne di Rosciano, basandosi sulle caratteristiche fisiche: il primo è stato l’amico di Christopher, colui che per 3 giorni lo ha cercato forsennatamente per esigere il credito pendente; il secondo, invece, nemmeno conosceva il ragazzo morto, è solo un amico dell’altro accusato.

L’autopsia fa il paio con le dichiarazioni del testimone chiave: il primo a sferrare i colpi più profondi, alla schiena, i fendenti mortali ai polmoni, è stato l’amico della vittima; il secondo, mancino, ha infierito mentre Christopher era a terra e, come riferito dal giovane testimone, “faceva versi di morte”.

Oltre ai tagli, però, l’autopsia parla anche di un colpo sul volto del ragazzo, probabilmente un calcio sferrato come ulteriore segno di umiliazione mentre venivano affondante le ultime coltellate alla coscia destra. Non a caso, al concorso in omicidio, per i due minorenni in carcere sono stati aggiunte le aggravanti della crudeltà e dei futili motivi.

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