Si dimette dal lavoro e cambia città per sfuggire a uno stalker che la perseguita, ma l’Inps si rifiuta di riconoscerle l’indennità di disoccupazione come previsto dall’art. 55-bis del decreto legislativo n.151 del 2001. A denunciare l’accaduto l’associazione ‘Famiglia Vita e Valori’ di Pescara che ha preso in carico il caso di una donna vittima di violenza costretta a lasciare il lavoro e la città dove abitava per sfuggire a uno stalker.
La donna, spinta da una situazione insostenibile e per garantire la propria incolumità, ha rassegnato le dimissioni per giusta causa, come previsto dalla normativa vigente che stabilisce come le vittime di violenza di genere possano dimettersi senza preavviso, considerandosi la violenza stessa una giusta causa per interrompere il rapporto di lavoro, con diritto all’indennità di disoccupazione NASPI.
“Questa – commenta la presidente dell’associazione Carola Profeta – è una situazione inaccettabile, in cui una donna vittima di violenza, già profondamente provata, viene ulteriormente penalizzata da una burocrazia che non applica le leggi a sua tutela. È impensabile che una persona, dopo aver vissuto il dramma della violenza, si ritrovi senza mezzi di sostentamento per colpa di una decisione che contraddice la normativa vigente. Ci stiamo attivando per far valere i suoi diritti e affinché la legge venga rispettata”.