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Sanità, 120mila abruzzesi hanno rinunciato a curarsi per questioni economiche

I dati sulle cure animano una nuova polemica di natura politica in Regione sul piano sanitario.

Mentre la destra distribuisce fondi a pioggia e litiga per le poltrone, la Fondazione Gimbe mette
impietosamente a nudo il disastro della sanità regionale. Da un rapporto sul diritto alla salute degli
italiani presentato due giorni fa a Roma, emerge che il 9,2% delle famiglie abruzzesi rinuncia a
curarsi, a fronte di una media nazionale del 7,6%: significa che nel 2023 ben 120.704 persone non
hanno potuto usufruire delle prestazioni sanitarie per questioni economiche.

Non solo: chi può va a curarsi fuori regione, e questo fa sì che la mobilità passiva costi alle casse
regionali oltre 100 milioni di euro e ci veda sestultimi in Italia.
Su tutto aleggia il gigantesco deficit nei bilanci delle Asl, che sfiora i 200 milioni.

Il quadro delineato dal rapporto Gimbe – che si basa su dati Istat – si presenta gravissimo: è questa la
sanità modello che Marsilio andava vantando fino a qualche tempo fa? È ora di smetterla di fare
propaganda sulla pelle delle persone. Oltre alla disastrosa gestione regionale, c’è a monte un tema
nazionale di risorse, come anche Marsilio sostiene? Sì. Ma la destra sia conseguente. Firmi con noi
la proposta di legge alle Camere per dare più soldi alla sanità pubblica e smetta di difendere
l’autonomia differenziata, che affosserebbe definitivamente il sistema sanitario regionale.

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