Su La7, nel corso della trasmissione L’Aria che tira, è andata in oggi un’inchiesta sulla sanità abruzzese. Partendo dai pazienti costretti a portare i farmaci da casa e polemiche legate anche all’organizzazione territoriale.
Un’inchiesta che ha suscitato polemiche e reazioni, che poi sono proseguite a colpi di comunicati stampa nel corso della giornata.
Il peso del debito sanitario della Regione Abruzzo è anche sulle spalle di pazienti come Giuseppe, cardiopatico, che racconta così il suo ultimo ricovero all’Ospedale dell’Aquila. Servizio di Isabella Ciotti a L’Aria che tira su La7.
Medico lancia allarme: “Qualche mese fa per alcuni giorni è mancata l’aspirina in vena, ma se il paziente è in coma, come spesso succede, non è che c’è un altro modo per dargliela. È una situazione brutta”. Servizio di Isabella Ciotti a L’Aria che tira su La7.
Marco Marsilio (Presidente Regione Abruzzo): “Se uno nega i farmaci ai malati dentro agli ospedali qualcuno sta in galera. Si tratta di un’accusa generica, infondata e grave, c’è stato un disservizio momentaneo di fornitura di logistica del farmaco. Verificherò le mancanze negli ospedali”.
Marco Marsilio (Presidente Regione Abruzzo): “Io stesso mi sono fatto curare negli ospedali pubblici abruzzesi. A me le persone che non ci mettono la faccia e raccontano queste cose mistificatorie…”.
Pd Abruzzo. Ospite della trasmissione “L’aria che tira” stamattina su La7 durante un’inchiesta sulla sanità abruzzese, Marco Marsilio ha dato l’esempio di come non dovrebbe comportarsi un amministratore davanti alla denuncia di un problema ormai conclamato.
Dopo aver dato dell’ “irresponsabile” al conduttore della trasmissione per il solo fatto di aver sollevato il tema, il presidente della giunta regionale ha tacciato di “vigliaccheria” un medico che – intervistato col volto oscurato – riferiva di una situazione difficile per quanto riguarda i farmaci in un ospedale abruzzese.
Quindi si è lanciato in una strenua difesa dei direttori generali delle ASL da lui nominati, quasi fossero dei marziani appena sbarcati sulla terra e non i massimi responsabili delle strutture che hanno creato una voragine di debiti vicina ai 200 milioni di euro, denunciando poi il presunto caso di un farmaco pagato 24 volte il dovuto, evidentemente da strutture che lui stesso ha nominato: ci piacerebbe sapere dove, come e quando questo sia potuto accadere.
Infine è precipitato nel ridicolo allorché – davanti alla molteplici criticità emerse nell’inchiesta di La7 e alle contestazioni dei giornalisti presenti in studio – ha alluso a presunte nomine politiche in Rai e alla Corte Costituzionale, tranne poi fare un rapidissimo dietrofront, evidentemente consapevole di aver detto un’enormità.
Da scolpire nel marmo l’espressione corrucciata del presidente mentre una delle intervistate ripeteva: “Il governatore può dire quello che vuole ma la sanità all’ospedale dell’Aquila non funziona”.
Se Marsilio pensa di rappresentare così l’Abruzzo, dobbiamo solo auspicare che non venga più invitato in alcuna trasmissione. Quanto alla sanità, ci auguriamo che la figuraccia rimediata oggi a La7 lo faccia riflettere sulla pessima qualità del suo operato.
Quello che è emerso dall’inchiesta è di una gravità inaudita: basta con la propaganda e con affermazioni del tipo “abbiamo fatto anche cose buone” (ripetuta persino stamattina). La destra prenda atto della realtà e smetta di dire bugie. Siamo in una condizione drammatica: quando si chiede ai pazienti di comprare i farmaci e portare le pile da casa per le apparecchiature medicali, si sta andando dritti verso il baratro.
Se la destra, tra disattenzioni e silenzi, ha in mente un sistema sanitario in cui si curano solo i ricchi,
contrasteremo questo disegno con ogni mezzo a disposizione. In Parlamento, in Consiglio
regionale, in tutti i luoghi delle istituzioni e nelle piazze, con tutti gli strumenti che la politica e la
legge ci mettono a disposizione.
Thomas Schael. In riscontro alle dichiarazioni apparse su LA7 durante la trasmissione L’Aria Che Tira e riguardanti la ASL Lanciano-Vasto-Chieti è necessario rappresentare alcune delucidazioni utili a confutare la erronea/pretestuosa “piazza mediatica” che ha visto attori protagonisti alcuni soggetti/operatori che si sono offerti al “consumo” televisivo.
In particolare, riguardo al caso relativo al paziente affetto da malattia immuno-mediata recatosi all’ospedale di Lanciano per ritirare la sua terapia, si precisa che il medicinale in questione (facilmente individuabile dal confezionamento) è un farmaco biologico che è stato, all’atto della negoziazione in AIFA, classificato (vedasi Gazzetta Ufficiale) in classe di rimborsabilità H e, pertanto, ritirabile (e non acquistabile) solo nelle farmacie ospedaliere in distribuzione diretta.
Pertanto, il proporre televisivamente il prezzo al pubblico non può assolutamente corrispondere (anche se non esplicitamente detto) ad un acquisto diretto da parte dell’assistito.
Per pura puntualizzazione, si riporta altresì, che erroneamente è stato dichiarato, dallo stesso intervistato, il prezzo di fustella (prezzo al pubblico) che su simili farmaci è ben diverso (molto più alto) dal prezzo di cessione al SSN.
Altre puntualizzazioni sono relative alle dichiarazioni ingannevoli rilasciate dal medico ospedaliero di Chieti che inesattamente ha dichiarato che la direzione strategica (e/o la Regione) costringe gli stessi operatori sanitari a usare i farmaci meno efficaci.
Bisogna ricordare ai cittadini che i farmaci prima di essere messi in commercio passano attraverso un attento processo di valutazione che inizia a livello europeo per atterrare a livello nazionale.
In tale ambito l’EMA (European Medicines Agency) valuta attentamente le prove di efficacia e di sicurezza dei farmaci e a cascata l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), dopo una ulteriore valutazione sulle evidenze scientifiche (efficacia e sicurezza), decide sia sulla classe di rimborsabilità del farmaco sia sul prezzo di commercializzazione. Appare evidente che un simile (e ben strutturato) processo non permette di rendere disponibili farmaci non efficaci.
In aggiunta e riferendoci al caso dell’antibioticoterapia (oggetto della trasmissione) appare evidente ancor più che le affermazioni rilasciate dall’operatore sono antitetiche a tutte le azioni poste in essere in tale ambito la cui mera finalità è stata quella di incrementare l’uso appropriato degli antimicrobici.
Tale raccomandazione non nasce da una “scellerata” esigenza locale ma piuttosto trova robuste radici nelle tante evidenze scientifiche internazionali e raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le quali, a tutte le latitudini, ha documentato come un uso improprio degli antibiotici, contribuisce alla pressione selettiva e determina lo sviluppo di patogeni resistenti.
A titolo di pura evenienza sanitaria (cosa ben chiara a chi si occupa di salute pubblica e meno chiara, forse, al medico intervistato) dal 2019 l’OMS ha incluso la resistenza agli antibiotici tra le prime dieci minacce globali per la salute e ha raccomandato alle varie nazioni di incrementare l’uso consapevole.
I dati della Regione Abruzzo documentano un massivo utilizzo degli antibiotici (+10% sulla media nazionale di consumo – vedasi Rapporto OsMed – Uso degli antibiotici) e costante aumento nel corso degli ultimi anni (+1.6% rispetto ad un -16% nazionale).
Tale malsana abitudine prescrittiva è in grado di determinare un incremento delle infezioni causate da batteri resistenti agli antimicrobici (MDRO) con conseguente incremento della morbilità e mortalità (in Europa ogni anno sono 33.000 i decessi attribuibili alle resistenze agli antimicrobici).
Pertanto, a precisazione si riporta che, nell’ottica del contenimento dello sviluppo di resistenze antibiotiche e nel rispetto degli obiettivi del Piano Nazionale di Contrasto all’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025, si è deciso a livello ospedaliero di limitare l’accesso di alcune molecole antibiotiche alla sola prescrizione infettivologica (specialista in materia) lasciando alle restanti specialistiche altre molecole raccomandando l’utilizzo appropriato e a dosaggi/durata adeguati.
Il dottor Schael ha anche annunciato che presenterà denuncia alla procura nei confronti della dipendente della ASL non ancora identificato che ha rilasciato le dichiarazioni in trasmissione