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Teramo

Voglio togliermi un peso dallo stomaco: lettera aperta

Non dovremmo stupirci se l’opinione pubblica non crede che dietro un gesto generoso non ci sia un tornaconto personale, se ci sono reticenza, dubbi e sospetti dinanzi a chi opera con slancio per il bene altrui, senza ricavarne beni materiali.

 

Dalla società odierna sparisce il volontariato privo di lucro, il mutuo soccorso, l’amore fraterno, la generosità, l’altruismo e il bene elargito dal cuore sono valori dimenticati appartenenti al passato, ecco perché ci stupiamo, perché i giovani recepiscono questo messaggio negativo e vengono formati da queste nozioni.
Ogni gesto deve condurre a un unico fine, cioè il guadagno e non è possibile non avere altri valori e obiettivi.
In una società basata soprattutto su dati economici e non sul benessere psicofisico e sociale delle persone, operare senza guadagni materiali diventa impensabile e utopistico. Esistono fortunatamente persone che con sensibilità e disponibilità si impegnano a dare un contributo reale al supporto e al miglioramento della collettività, cercando di recuperare le mancanze della politica e delle istituzioni.

Grazie veramente di tutto cuore ai soci dell’associazione “Il Guscio” che mi sostengono in questa lotta quotidiana del contrasto alla violenza senza percepire o pretendere nulla di materiale, anzi, troppo spesso pronti a contribuire con le risorse personali. Siamo dei donchisciotte contro i mulini a vento, dei sognatori che vanno controcorrente. Chi ci giudica denigrando il nostro operato, screditandoci e instillando dubbi e sospetti sulla nostra buona fede, non proverà mai la soddisfazione che si ha nell’aiutare il prossimo e questo ci dispiace veramente per voi. Vorrei dire a chi trascorre le giornate a trovare del marcio dove non c’è, che Il Guscio ha bisogno di aiuto perché le vittime sono molte, potrebbe corciarsi le maniche e aiutarci concretamente perché alla fine della fiera le chiacchiere stanno a zero e i fatti sono quelli che contano. Siamo persone adulte e ragionevoli, se qualcosa non quadra può domandarne conto a noi e saremo ben lieti di soddisfare le curiosità( abbiamo una segretaria da fare invidia anche all’agenzia delle entrate).

Sono 5 anni che operiamo sul territorio senza una sede, incontrando le vittime bei bar o per strada, senza che nessuno si accorgesse delle nostre difficoltà urlate ai quattro venti, tranne un piccolo Circolo culturale che ci ha teso la mano. Non ci siamo arresi dinanzi alle mille difficoltà, agli ostacoli e ai problemi, anche quando ci siamo sentiti soli e abbandonati dalle istituzioni, che per quanto si sforzino, fanno fatica a capire il problema reale della violenza e sappiamo bene tutti che la politica fa buon viso e cattivo gioco, come sappiamo che ci sono lacune enormi nella società e vincoli e leggi che non aiutano a migliorare le condizioni o le situazioni di molti… e poi la burocrazia…lasciamo perdere che è meglio! Stare in prima linea ha significato comprendere che le cose non vanno bene come vogliono farci credere e che ci sono intoppi e ostacoli insopportabili per chi è dall’altra parte della scrivania.
Il nostro telefono squilla notte e giorno e noi siamo stati pronti a supportare donne ferite, deluse e in crisi, in ogni luogo senza guardare l’orario, il giorno o le festività. Stiamo gestendo lo sportello di ascolto del comune di Tortoreto con un rimborso spese e per andare avanti e poter sopperire alle troppe esigenze che incontriamo, ci inventiamo eventi e presentazioni che ci permettono di vendere gadget di ogni genere, ma il ricavato è sempre troppo poco. Chi ce lo fa fare, direte voi! Ce lo fa fare la nostra coscienza che sa bene che molte di quelle donne che aiutiamo sarebbero potute essere morte o capitate in giri poco puliti…ricordiamoci che molte vittime sono giovani e potrebbero essere le nostre figlie. La domanda da porci sarebbe un’altra: Perché chiamano noi anche le assistenti sociali dei comuni o gli ospedali? Infondo ci sono gli sportelli preposti e istituzionali!!!
Non meravigliamoci se la gioventù è diventata insensibile, anestetizzata priva di emozioni con valori morali e etici azzerati con disturbi comportamentali e di relazioni umane.

Andreina Moretti
Associazione Il Guscio

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