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Chieti, l’amministrazione e il centro antiviolenza: ‘In un anno 323 contatti, 185 prese in carico’

“La violenza contro le donne si combatte con atti concreti. Chieti ha una storia di azioni positive”

Chieti. Sono state in tutto 323 le donne che si sono rivolte anche solo telefonicamente al centro antiviolenza per avere informazioni, consulenze psicologiche e legali: 187 le richieste di informazioni, 68 le consulenze legali, 185 le prese in carico. Questi i dati di sintesi del Centro Antiviolenza donna Alpha di Chieti, ufficializzati per la presentazione delle iniziative in sinergia con l’Amministrazione per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, Assessorati alle Pari opportunità e Politiche sociali che si svolgerà il 25 e il 28 novembre al Museo de la Civitella e all’Auditorium Cianfarani. A illustrare iniziative e dati il sindaco Diego Ferrara, le assessore Chiara Zappalorto e Alberta Giannini, Marialaura Di Loreto sociologa e responsabile del Centro Antiviolenza Donna Alpha, Ernesta Bonetti consulente legale Centro antiviolenza, Giuseppe Rasetti, psicoterapeuta e coordinatore del Centro Uomini Autori di Violenza “Metamorfosi”.

“Il Centro antiviolenza è un presidio importante e irrinunciabile, io credo che la violenza di genere sia una delle peggiori piaghe che tutta la cultura mondiale deve combattere e con cui dobbiamo fare i conti – così il sindaco Diego Ferrara – . L’obiettivo che un’Amministrazione comunale e delle associazioni devono costruire insieme è quello di dare risultati concreti e devo dire che il Centro Antiviolenza e il neonato Centro per Uomini Autori di Violenza sono concentrati su questo: sono realtà operanti concretamente per cambiare in meglio la situazione. La loro azione si è ben coniugata con la nostra missione di mandato che è stare vicini alla parte più vulnerabile della città e continuerà, perché abbiamo creato connessioni solide anche con il territorio per tutelare e reinserire donne che hanno subito violenza in un ambito che ne sia privo. Alcune ci sono riuscite e questo mi rende davvero orgoglioso”.

“Sul fronte della violenza di genere è nostra premura promuovere atti concreti più che iniziative teoriche e convegni, per questo abbiamo colto al volo un bando a cui il Comune ha partecipato per l’istituzione del CUAV – così l’assessora alle Pari opportunità Chiara Zappalorto – , organismo che è nato e agisce da quasi un anno. È importante tenere alto il faro su questi temi, partendo dai più giovani per spiegare che cos’è la violenza, raccontando tutto il lavoro che fanno i centri antiviolenza e le istituzioni: questo accadrà il 25 e 28 novembre al Museo de La Civitella e all’Auditorium Cianfarani con le scuole che ringrazio per la disponibilità: due giornate per fare laboratori e iniziare un percorso fondamentale. Sono piccoli passi che ci consentono di interloquire con i ragazzi e che si aggiungono al lavoro che si fa attraverso il protocollo della rete antiviolenza che il Comune sottoscrive con le istituzioni per monitorare la situazione. È un patrimonio che stiamo mettendo insieme grazie al Centro antiviolenza, riferimento forte per il territorio e per chi ha bisogno di essere tutelato e reinserito in una realtà senza violenza”.

“Abbiamo sin dall’inizio voluto lavorare con i ragazzi – sottolinea l’assessora Alberta Giannini – dapprima sul linguaggio giusto in caso di violenze e femminicidio: quello dei tribunali, quello mediatico, quello televisivo. Poi abbiamo utilizzato un gioco creato dall’Università di Napoli contro gli stereotipi, per combattere il patriarcato e la violenza di genere. Il lavoro di quest’anno della due giorni di fine settimana è aggiunge un tassello importante a questo percorso, perché pone attenzione sui ragazzi, in quanto proprio loro possono fare la differenza. C’è bisogno di essere presenti e in tal caso ringrazio il Centro antiviolenza per quello che ha fatto e fa. Ho partecipato alla nascita del CUAV, che è la risposta necessaria per cambiare l’idea di recupero degli uomini maltrattanti, altrimenti le dinamiche di violenza e le idee di supremazia restano radicate. Senza il lavoro del CUAV non è possibile agire, ma questo va connesso alla dimensione delle scuole perché si conosca bene cosa significa violenza e ciò che si può fare per uscirne”.

“La scelta di fare laboratori didattici con i ragazzi in due giorni è in linea con un percorso iniziato – aggiunge Marialaura Di Loreto, la coordinatrice del Centro antiviolenza – . Ragioneremo su cinque grandi temi, a cominciare dal consenso perché ai ragazzi non è molto chiaro come concetto, passando a parlare del corpo, dello stereotipo di genere, poi della violenza assistita e il concetto generale di violenza. Dopo aver lavorato, ogni gruppo condividerà con gli altri gruppi e gli insegnanti riflessioni e conclusioni. Abbiamo pensato a un approccio operativo per coinvolgerli direttamente anche a fronte dei dati che riassumono un anno di lavoro. La violenza sessuale è aumentata nelle giovani generazioni, le vittime hanno anche 16/18 anni e subiscono violenza sessuale dai propri compagni, da persone più grandi di loro, anche con avvio alla prostituzione e porn revenge e ci sembrava importante parlarne, perché è un fenomeno pari al 9% del totale. La violenza più praticata è quella psicologica che è costante in tutte le violenze e annichilisce le donne, intersecandosi con quella economica. Altro dato importante è l’operatività del CUAV, voluto perché tutte le parti colpite da violenza siano al corrente del processo in atto, perché i percorsi procedano indipendentemente. C’è poi la grande sinergia fra Comune e centro antiviolenza, perché alcune storie vengono rilevate dall’azione dei servizi sociali e dalle forze dell’ordine e i dati in aumento sono il segno che sempre più donne denunciano”.

“Il CAV ha avuto 323 consulenze e 185 prese in carico, il CUAV è aperto da marzo e al netto dei sei mesi di vita noi abbiamo avuto 10 consulenze, c’è da chiedersi: gli uomini dove sono andati a finire? – così Giuseppe Rasetti, psicoterapeuta e coordinatore del Centro Uomini Autori di Violenza “Metamorfosi” – . Vero è che gli uomini faticano a lavorare sulla violenza e prendersi la responsabilità di tale cambiamento è difficile. Per lo più si tratta di uomini che hanno a che fare con un processo, chi si avvicina spontaneamente è il 34 per cento. Il nostro centro sta operando, i dati ci consentono di dire che è stata avviata la vera presa in carico anche degli uomini a Chieti. Attualmente è attivo un gruppo di uomini autori di violenza e c’è una parte che è in consulenza, si tratta di uomini per lo più italiani, è un fenomeno trasversale che colpisce tutte le sezioni sociali e non ha a che fare con situazioni di marginalità o patologie psicologiche o psichiatriche, la violenza è a sé stante. La due giorni nasce dall’esigenza di lavorare sui giovani che sono immersi nella violenza, la vivono ma non la nominano, invece riteniamo che si debba entrare nel tema, fare esperienza della situazione e condividere con gli altri coetanei gli scenari e i risultati. Ed è questo ciò che accadrà”.

“Le vittime sono sempre più giovani, abbiamo più prese in carico perché è positivo che le minorenni denuncino, ma ciò dice che manca una consapevolezza dei propri diritti e quella dei diritti dell’altro – chiude l’avvocato Ernesta Bonetti – . Registriamo una grande ignoranza sugli indicatori della violenza, il possesso, il controllo e il sopruso vengono confusi con la gelosia e altro e fare capire che invece configurano reati, ad esempio quelli tecnologici che praticano ma ignorano, non è facile”.

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