Pescara. Slitta al 3 dicembre la sentenza della Cassazione nel processo sulla la strage di Rigopiano.
Ieri e oggi le udienze a Roma per il terzo grado di giudizio sulla tragedia che il 18 gennaio del 2017 portò alla morte di 29 persone.
Attesa tra stasera e domani, la sentenza definitiva è stata, invece, rimandata a martedì prossimo.
I capi d’accusa di disastro colposo e omicidio colposo in concorso, esclusi in primo grado e in appello, potrebbero essere nuovamente considerati in un secondo processo in Corte d’Appello a Perugia, con il coinvolgimento di nuove figure, tra quelli già assolti finora, di Prefettura e Regione Abruzzo.
La Cassazione, inoltre, ha puntato maggiormente l’attenzione sull’assenza della carta valanghe, coinvolgendo nuovamente i dirigenti della protezione civile regionale. Una sorta di riproposizione della tesi accusatoria avanzata già in primo grado dalla Procura di Pescara.
Nelle richieste del Sostituto Procuratore Generale in Cassazione a Roma, Giuseppe Riccardi, c’è un sostanziale aggravamento delle responsabilità degli imputati e la conferma di tutte le altre condanne. Soddisfatti i legali delle parti civili, condensati nelle parole di Wania Della Vigna: “Siamo soddisfatti delle richieste della Procura – ha commentato l’avvocato – perché ripropone il nostro impianto accusatorio”.
All’esterno del Palazzaccio erano presenti alcuni parenti delle vittime. “Siamo oramai abituati a stare in attesa fuori dalle aule di tribunali- spiegano-. Stare insieme ci conforta e ci da la forza di andare avanti, siamo una grande famiglia. Uniti da quella tragedia di quasi otto anni fa”.
Nel processo di Appello, davanti ai giudici dell’Aquila, erano state disposte 8 condanne e 22 assoluzioni, che per questi gravi capi di imputazione vengono rimesse in discussione dalla Procura Generale. In particolare, oltre al riesame delle posizioni dell’ex Prefetto Francesco Provolo e della Dirigente della Prefettura Ida De Cesaris, per il quale il PG chiede un nuovo processo in appello per omicidio colposo in concorso, confermando la condanna per Provolo a un anno e 8 mesi per omissione di atti d’ufficio e falso, si richiede ai giudici con l’ermellino che venga celebrato un nuovo processo in Appello per i Dirigenti della Regione Caputi, Visca, Primavera, Antenucci, Giovani e Belmaggio, assolti in secondo grado, ma i quali dovranno rispondere della mancata attivazione della Carta Valanghe da parte della Regione Abruzzo. Per l’ex sindaco di Farindola, Lacchetta, già condannato in secondo grado, invece, si chiede un nuovo processo per disastro colposo.