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Dispersi sul Gran Sasso: ore di apprensione per la sorte dei due alpinisti

lOCATELLI

Dramma per due alpinisti romagnoli, scivolati in un canalone sul Gran Sasso a quota 2.700 metri, dove sono bloccati da domenica pomeriggio in attesa dei soccorsi, sospesi da ore a causa del maltempo che imperversa sulla zona, con visibilità ridotta a zero e raffiche di vento a 100 km orari.

 

Luca Perazzini, 42 anni, e Cristian Gualdi, di 48 anni, amici di Santarcangelo di Romagna (Rimini), erano ben equipaggiati per la scalata, ma ora si teme per la loro vita: nessuno sa al momento se i due sono ancora vivi e sono saranno in grado di sopportare le temperature rigide di un’altra notte dopo che in quella scorsa le minime sono scese sotto i dieci gradi sotto lo zero.

Nella zona dove si è verificato l’incidente l’allerta domenica era gialla – vale a dire una criticità ordinaria – per le valanghe.

E le previsioni parlavano di “precipitazioni da isolate a sparse, anche a carattere di rovescio o temporale” nell’area dell’escursione. Tutte informazioni che erano contenute nel bollettino dell’Agenzia regionale di Protezione Civile del 21 dicembre. Nelle ore successive, però, le condizioni meteo sono peggiorate e sono diventate proibitive, soprattutto a causa del vento, costringendo i soccorritori a fermare le ricerche: lo stop è arrivato dopo il tentativo di questa mattina, senza esito, degli uomini del Soccorso Alpino e Speleologico che si sono spinti fino al bivacco invernale del rifugio Duca degli Abruzzi.

 

I soccorsi. Trascorreranno la notte nell’Ostello Campo Imperatore, nell’omonima località a 2.100 metri di quota sul Gran Sasso, una decina di soccorritori del gruppo oggi impegnato nelle ricerche, purtroppo senza esito e poi interrotte a causa del maltempo, dei due alpinisti scivolati ieri in un canalone sul Corno Grande durante la discesa lungo la Direttissima.
La funivia del Gran Sasso che da località Fonte Cerreto, a quota 1.115 metri, conduce a Campo Imperatore, è bloccata da questa mattina.

E’ quindi impossibile sia tornare alla base sia consentire a un altro gruppo di soccorritori di salire in quota.
Le raffiche di vento che superano i 100 km orari e la bufera di neve non permettono il regolare esercizio dell’impianto.
I soccorritori sono comunque in attesa di una finestra meteo che consenta loro di riprendere le ricerche in condizioni di sicurezza.

 

 

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