Cepagatti. Nella prime ore della mattinata del 1 febbraio, i Carabinieri della Compagnia di Pescara hanno tratto in arresto un 51enne ed un 43enne, entrambi residenti in provincia e già censiti nella banca dati delle forze di polizia, responsabili in concorso di una rapina aggravata commessa lo scorso mese di novembre ai danni di una gioielleria di Cepagatti.
Il provvedimento scaturisce a seguito di un’articolata attività investigativa condotta dai militari della Sezione Operativa del Nucleo Operativo e Radiomobile di Pescara e della Stazione di Cepagatti, avviata immediatamente dopo la consumazione dell’evento criminoso.
Lo scorso 27 novembre, un finto cliente, che già si era presentato nei giorni precedenti al fine di guadagnare la piena fiducia del titolare, era entrato all’interno della gioielleria, dirigendosi con naturalezza verso il proprietario e, col pretesto di dovere prelevare delle scatole dal veicolo che aveva parcheggiato poco distante, lo aveva indotto ad aprire la porta blindata per consentire al suo complice di entrare travisato ed armato di una pistola.
Sotto la minaccia dell’arma, i 2 si erano impossessati di tutto l’oro esposto e si erano velocemente dileguati a bordo di autovettura, alla cui guida vi era un terzo complice, ignari di essere stati immortalati dal sistema di videosorveglianza comunale.
Un passante che aveva assistito alla scena ha però riferito agli inquirenti il modello dell’auto su cui i rapinatori erano fuggiti: da lì una costante attività investigativa posta in essere dai carabinieri ha consentito dapprima di individuare l’auto, grazie al sistema di videosorveglianza, ai testimoni, all’analisi del traffico telefonico e alla visione di altre telecamere cittadine.
La Procura della Repubblica di Pescara, che ha coordinato le indagini sulla base degli elementi raccolti, ha avanzato richiesta di misura cautelare al GIP di Pescara che, concordando con le attività investigative svolt, ha emesso un provvedimento a carico degli indagati disponendone la misura cautelare in carcere.
Lo scorso 10 gennaio, i Carabinieri avevano già dato corso a perquisizioni domiciliari proprio a carico dei soggetti ritenuti responsabili della rapina alla gioielleria. In quella circostanza, i militari avevano trovato a casa di uno degli indagati gli indumenti utilizzati nel corso della rapina e, nell’appartamento di un altro indagato, un ordigno tipo “molotov” costituito da una bottiglia contenente liquido infiammabile, sigillata con nastro adesivo cui era attaccato un grosso petardo dotato di una miccia. In quell’occasione, l’uomo trovato in possesso dell’ordigno esplosivo le cui finalità sono, allo stato, al vaglio degli inquirenti, era stato arrestato in flagranza di reato per possesso di materiale esplodente.