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Teramo

Report sul censimento annuale dei rifiuti nella Riserva Borsacchio: discariche in aumento

lOCATELLI

Il report sul censimento annuale dei rifiuti nella Riserva Borsacchio, realizzato dalle Guide del Borsacchio nel mese di febbraio 2025, ha messo in luce un preoccupante incremento delle discariche abusive, soprattutto nelle aree collinari di Cologna Paese e lungo Via Accolle.

L’attività di monitoraggio, condotta lungo 56 km di sentieri, strade e terreni interpoderali in un’area di circa 1.100 ettari, ha permesso di identificare 78 punti critici, evidenziando come il vuoto normativo derivante dall’incertezza sui confini della Riserva favorisca presumibilmente comportamenti illeciti e irresponsabili nel versamento dei rifiuti.

I dati raccolti mostrano una realtà preoccupante: il 57,7% dei punti critici riguarda semplici accumuli generici, mentre il 15,4% sono discariche abusive, il 19,2% rifiuti ingombranti e il 7,7% rifiuti speciali e pericolosi. Le situazioni più gravi si concentrano nelle zone collinari di Cologna Paese e lungo Via Accolle, dove si è registrato un aumento del 36% dei rifiuti ingombranti e un incremento del 23% degli accumuli nell’area costiera dell’ex Riserva. In particolare, l’area dell’ex “Picionaia” emerge come zona di massima criticità, caratterizzata dalla presenza di materiali tossici e pericolosi, come bombole di ossigeno e rifiuti chimici, che rappresentano un serio rischio per l’ambiente e la salute pubblica.

Via Accolle: una delle aree più compromesse

Lungo Via Accolle, il censimento ha rilevato un incremento significativo delle discariche abusive, con la presenza di rifiuti edili, eternit e materiali plastici in decomposizione. In alcuni tratti, i depositi illeciti di scarti di lavorazioni industriali e residui di demolizioni si sono addirittura espansi rispetto ai rilievi precedenti, suggerendo un’intensificazione del fenomeno. La mancata sorveglianza e l’assenza di interventi immediati hanno reso questa zona un punto critico per l’intera Riserva, con conseguenze negative non solo per l’ecosistema, ma anche per la sicurezza dei cittadini. Complice il nuovo manto in asfalto su quello che da sempre è stato un sentiero che ha aperto l’antico percorso a furgoni e mezzi pesanti che sversano rifiuti edili.

Il censimento ha inoltre rilevato la presenza di rifiuti alimentari e scarti di macellazione, che non solo aggravano il degrado ambientale, ma rappresentano un pericoloso fattore di attrazione per la fauna selvatica, in particolare per i lupi. L’abbandono indiscriminato di questi materiali rischia di alterare il comportamento naturale dei predatori, aumentando il rischio di avvicinamenti alle aree abitate e potenziali conflitti con le attività agricole e zootecniche locali.

L’ex “Picionaia” e le aree collinari di Cologna Paese emergono come i punti di maggiore criticità nel censimento 2025. In queste zone, l’accumulo di rifiuti ha raggiunto livelli preoccupanti, con una significativa presenza di materiali tossici e pericolosi, tra cui bombole di ossigeno e residui chimici, che rappresentano un grave rischio ambientale e sanitario.

A destare ulteriore allarme è il continuo transito di veicoli nei campi e lungo i sentieri collinari, segno evidente di un’attività illecita in espansione. Questi movimenti, spesso legati all’abbandono di rifiuti ingombranti ed edilizi, stanno deteriorando il suolo e compromettendo habitat naturali di grande valore. L’assenza di controlli adeguati sta trasformando queste aree in discariche a cielo aperto, con danni sempre più difficili da contenere.

La cancellazione di fatto della Riserva da parte della Regione Abruzzo, nonostante le forti obiezioni del Ministero dell’Ambiente, delle associazioni ambientaliste, turistiche e della comunità scientifica, ha generato un grave stallo decisionale e incertezza su norme e confini. Il recente stop operativo imposto dal Ministero, insieme all’impegno del Presidente della Regione Abruzzo in sede di Consiglio dei Ministri per bloccare temporaneamente il taglio dei confini, ha contribuito a creare un clima di caos e incertezza. Dopo vent’anni di attesa, il Piano di gestione della Riserva era finalmente pronto, ma nel giro di pochi giorni è stato sospeso, vanificando anni di lavoro e bloccando nuovamente ogni intervento. Questo nuovo stallo, imposto per evitare una bocciatura in Corte Costituzionale della riduzione della Riserva, ha ulteriormente aggravato la paralisi normativa, lasciando il territorio privo di strumenti concreti di tutela

Ci troviamo in un momento particolarmente critico: proprio ora che era finalmente pronto lo strumento, atteso da vent’anni, per dare vita alla Riserva e sbloccare interventi naturalistici e turistici, il territorio sta subendo le conseguenze di un degrado ambientale sempre più marcato. Questo report, frutto di un’attenta attività sul campo, lancia un allarme urgente per la salvaguardia di un patrimonio naturale di inestimabile valore, invitando le istituzioni a intervenire con decisione per bonificare le aree più compromesse, definire in modo definitivo i confini della Riserva e contrastare il diffondersi degli smaltimenti illeciti.

Solo con un impegno comune e tempestivo sarà possibile garantire la tutela di questo bene ecologico, fondamentale per la nostra identità ambientale e per lo sviluppo di iniziative naturalistiche e turistiche che possano valorizzare il territorio per le generazioni future.

 

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