
Tre ordinanze del Tribunale di Chieti per far attivare immediatamente i percorsi riabilitativi per tre bambini autistici, ma l’unica risposta dalla Asl, condannata peraltro al pagamento delle spese legali, è la possibilità di presa in carico dei piccoli pazienti in una struttura a 80 chilometri dalla loro residenza.
Lo denuncia l’associazione Autismo Abruzzo onlus, sottolineando che “affrontare 3 o 4 volte alla settimana un viaggio di andata e ritorno per terapie da 90 minuti significherebbe annullare qualsiasi beneficio, creerebbe stress, oltre a un incalcolabile rischio dovuto al viaggio”. Per questo la onlus chiede al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e al ministro della Salute, Orazio Schillaci, di “intervenire affinché la Asl Lanciano Vasto Chieti rispetti le sentenze e garantisca cure adeguate nei territori di residenza. Il tempo dei bambini non si misura in giorni, ma in opportunità mancate”.
“Costringere un bambino autistico a un viaggio di tre ore complessive, più volte a settimana – lamenta il presidente dell’associazione, Dario Verzulli – è una scelta crudele e inaccettabile ed è sconcertante che la Asl, deputata alla cura e alla salute delle persone, imponga tale soluzione”.
Tutto ciò, prosegue, “sta generando disagi alle famiglie e toglie ogni giorno prospettive ai bambini di 4, 7 e 11 anni” che dovrebbero recarsi per le cure in una struttura accreditata a Vasto (Chieti). “Dopo mesi di attesa, grazie al supporto di Autismo Abruzzo e all’avvocato Gianni Legnini – ricorda Verzulli – le famiglie hanno presentato ricorsi d’urgenza. Il Tribunale ha accolto le richieste (22 e 25 novembre, 3 dicembre 2024), ordinando alla Asl di attivare immediatamente i percorsi riabilitativi. Abbiamo provato in tutti i modi a far comprendere alla Asl l’urgenza di cura.
Ci accingiamo a presentare un ricorso sul merito al Tribunale per affermare il diritto di libera scelta per il paziente e il diritto ad avere prestazioni, specie per bambini autistici, vicino casa. La Sentenza n. 62/2020 del Tribunale di Vasto, contro la stessa Asl, ha ribadito la necessità dell’erogazione delle prestazioni nei pressi del luogo di residenza, ma questo richiamo, anche in sede di dibattimento, non è stato minimamente considerato dalla Asl”.
Giulio Sottanelli (Azione). La vicenda dei tre bambini autistici costretti a percorrere 80 km fino a quattro volte a settimana per ricevere cure essenziali è la dimostrazione concreta di quanto ho già denunciato nei giorni scorsi attraverso i dati del Ministero della Salute: l’Abruzzo è insufficiente nell’assistenza territoriale e questa ne è la drammatica conferma. Non si può scaricare sulle famiglie il peso di un sistema sanitario che non garantisce cure adeguate nei luoghi di residenza. La Regione e la Asl devono intervenire immediatamente per porre soluzione a questa ingiustizia.” – dichiara Giulio Sottanelli, deputato e Segretario regionale di Azione.
Nei giorni scorsi, Azione aveva già evidenziato le criticità del sistema sanitario regionale, denunciando come l’Abruzzo fosse tra le regioni insufficienti nelle cure territoriali e nella prevenzione. “La prevenzione e la medicina di prossimità sono essenziali per garantire un servizio sanitario efficiente. Se le famiglie sono costrette a ricorrere ai tribunali per ottenere cure e l’unica soluzione proposta dalla Asl è un centro a 80 km di distanza, significa che la sanità territoriale non funziona e che il diritto alla salute viene compromesso, su questo la politica, nazionale e regionale, si deve prendere le proprie responsabilità.” – aggiunge Sottanelli.
Nonostante tre ordinanze del Tribunale di Chieti abbiano imposto alla Asl di attivare immediatamente i percorsi riabilitativi, l’azienda sanitaria continua a ignorare il problema, imponendo alle famiglie trasferte estenuanti.
“La nostra Regione non può continuare a scivolare verso le realtà meno virtuose della sanità italiana. Senza un intervento immediato, la mobilità passiva continuerà a crescere, costringendo sempre più famiglie a rivolgersi altrove per ricevere cure adeguate. Questo caso è l’ennesima dimostrazione che serve un cambio di rotta: il potenziamento della sanità territoriale non è più rinviabile. Il diritto alla salute non può essere messo in discussione soprattutto quando si parla di minori.” – conclude Sottanelli.