
“La cultura della legalità nasce da un movimento culturale….” Da questa frase di Paolo Borsellino nasceva 33 anni fa il Premio Borsellino diventato oramai una realtà nazionale che ha presentato ieri a Teramo il programma del XXXIII Premio Borsellino.
Un programma ricco di stimoli che coprirà 14 istituti scolastici di 9 comuni del teramano con 34 incontri. A Presentarlo il nuovo Presidente del Premio, il Prefetto Renato Cortese accolto presso la gremita sala della Questura dal Prefetto Fabrizio Stelo, il Procuratore David Mancini, il Questore Carmine Soriente, la consigliera regionale Marilena Rossi il sostituto procuratore Giovannoni, il colonnello dei carabinieri Sacconi le dirigenti scolastiche Divisi, Fatigati e Provvisiero e le massime autorità cittadine Renato Cortese, un silenzioso eroe italiano, un poliziotto che la mattina del 6 aprile 2006 con la sua squadra catturandi di Palermo fece irruzione in un casolare e interruppe la carriera criminale di Bernardo Provenzano e lo assicurò alle patrie galere.
Diventato notissimo come il “super poliziotto” , film e documentari sul suo lavoro, è entrato nella storia della lotta alla mafia per aver arrestato non solo il capo di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano, dopo 43 anni di latitanza, ma anche mafiosi del calibro di Giovanni Brusca, Enzo Brusca , Pietro Aglieri, Salvatore Grigoli, e Gaspare Spatuzza, e per aver guidato molte delle più importanti indagini degli ultimi decenni contro i boss siciliani delle stragi, la ‘ndrangheta calabrese, i clan della camorra e le più potenti organizzazioni criminali romane dedicando gran parte della sua attività al contrasto alla criminalità organizzata. Cominciando proprio dalla Sicilia e da Palermo dove arrivò nel 1992, appena ventottenne, all’indomani delle stragi di Capaci e via D’Amelio. E’ impossibile dimenticare le immagini della cattura dell’arresto di Bernardo Provenzano, il boss mafioso dalla latitanza record durata 43 anni che ha segnato non solo la sconfitta militare della mafia stragista corleonese ma anche la chiusura di un ciclo in cui lo Stato ha vinto sulla criminalità mafiosa. Dopo l’arresto di Totò Riina si diceva che “Iddu” non l’avrebbero mai preso.
E’ passato in secondo piano il pur nutritissimo programma di incontri presentato nella gremita sala riunioni della Questura. Numerosi gli ospiti che saranno protagonisti dell’edizione 2025 del Premio. Tra questi – solo per citarne qualcuno – Luca Strappelli e i suoi fuoriposto, Daniela Di Maggio madre di “Giogiò”, Don Maurizio Patriciello di Caivano, don Aniello Manganiello di Scampia, Luigi Leonardi testimone di giustizia , Pino Fazio e Pif oltre alle teramani Federica Benguardato, Amelide Francia con Luigi Guerrieri, Giammaria De Paulis, Massimo Fraticelli e Enrico Fontana, lo scalatore Gaetano Di Blasio e il medico Francesco Barone.