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Teramo

Aumentare le strutture accreditate non è la soluzione per le liste d’attesa: l’intervento

lOCATELLI

Teramo. Abbiamo letto con attenzione le dichiarazioni del DG della Asl di Teramo con le quali afferma che per abbattere le liste d’attesa ci vogliono più strutture private accreditate per aumentare le prestazioni.

Italia Viva, invece, non reputa che quella suggerita dal DG sia la soluzione più idonea per calmierare la problematica; in sostanza non siamo d’accordo a ricorrere più di quanto si faccia già adesso nella nostra provincia con 14 Mila prestazioni l’anno, al privato accreditato.

E lo affermiamo perché, nonostante non siamo a priori contrari alla sanità privata, riteniamo che il rimedio proposto non solo sia inutile, almeno nel medio/lungo termine, ma addirittura dannoso.
Senza esagerazioni, è come affidare un gregge al lupo.
Il primo obiettivo del privato, legittimo ovviamente, è il profitto, che non coincide però necessariamente con l’esigenza di salute dei cittadini o di efficacia ed efficienza dell’intero sistema sanitario.

Non solo: ormai il privato è concorrente al pubblico, nella misura in cui sanitari di quest’ultimo, in maniera sempre più rilevante, approdano al primo, in genere più “comodo” e remunerativo.
Le Liste d’attesa sono un problema complesso, che andrebbe affrontato a 360 gradi e non solo dal lato dell’offerta, come sembra proporci la governance ASL.
Certo, le pressioni sono tante; alle ASL si chiedono, in modo perentorio, risposte immediate, che il ricorso al privato potrebbe in effetti garantire, anche se in maniera effimera.
Pur riconoscendone la gravità, il fenomeno andrebbe però affrontato con razionalità.
Innanzitutto bisognerebbe graduarlo quanto a rilevanza delle attività coinvolte.

Un conto, in sostanza, è una lunga attesa per interventi oncologici, un altro è quella per esami diagnostici di primo livello, le cui richieste spesso sono inappropriate.
Non basta dare alle Regioni e alle ASL strumenti quali quelli previsti nel Decreto Legge sulle Liste d’attesa dello scorso giugno 2024, tipo lavorare di sera, il sabato e la domenica, o coinvolgere gli specializzandi; occorrerebbero invece più risorse, ma soprattutto più controlli sulla domanda, perché il livello di inappropriatezza delle richieste tende ad essere alto.
A questo scopo, bisognerebbe agire sulla Medicina generale, proprio per meglio governare la domanda, oltre che implementare in tale sede gli accertamenti di I livello.

Controlli più puntuali andrebbero poi effettuati sul fenomeno “medicina indotta”, a cui non sono estranei la libera professione sanitaria e il privato, quest’ultimo sempre più presente e diffuso.
Molto importanti, inoltre, sono i mezzi che le moderne tecnologie ci mettono a disposizione: la telemedicina, il fascicolo elettronico sanitario, la cartella clinica elettronica.
Tutti strumenti che in definitiva alzano ed affinano il livello di informazioni cliniche del singolo utente e che potrebbero dunque rendere meno necessari una serie di esami, a questo punto superflui.
In conclusione, l’auspicio di Italia Viva è che non si aprano ulteriormente le porte al privato, visto che nelle altre province abruzzesi, nonostante l’importante presenza di strutture accreditate, i tempi di attesa rimangono comunque lunghi.

Elvezio Zunica – Presidente provinciale di Italia Viva

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