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Chieti

Megalò due, approvata valutazione di impatto ambientale in sanatoria del progetto di Sile Costruzioni

lOCATELLI

Chieti. “Il Comitato VIA della Regione Abruzzo nella seduta di ieri ha rilasciato il parere favorevole alla Valutazione di Impatto Ambientale “in sanatoria” del progetto “Mirò” (noto al pubblico come “Megalò due”) proposto dalla Sile Costruzioni che prevede la realizzazione di diversi edifici commerciali tra Chieti scalo e Cepagatti, nelle immediate vicinanze del Fiume Pescara.

In parte i lavori erano stati già avviati.

Dopo una lunga battaglia davanti ai giudici amministrativi il comitato era stato chiamato ad esprimere una nuova valutazione, il che non significava dover approvare il progetto. Avrebbe potuto bocciarlo di nuovo con una motivazione più adeguata.

Invece ha deciso di approvare comminando una mera sanzione di 35.000 euro.

Tanto vale in Italia avviare la realizzazione di una grande opera privata senza Valutazione di Impatto Ambientale preventiva.

Nel 2017 il Forum H2O aveva denunciato la volontà del Governo nazionale di introdurre nel nostro ordinamento la Valutazione di Impatto Ambientale “a sanatoria” e “postuma”, coordinando una campagna nazionale che vide l’adesione di centinaia di associazioni. Dossier e lettere ai deputati non sortirono effetto. Purtroppo il Governo andò avanti lo stesso, prevedendo ridicole multe che ovviamente non costituiscono alcuna deterrenza nel mondo reale davanti a progetti multimilionari.

Una preziosa ansa del fiume Pescara sarà a questo punto – se non ci saranno ulteriori ricorsi – completamente occupata, visto che si aggiungeranno definitivamente ulteriori costruzioni a quelle esistenti di Megalò. Il tutto dietro enormi argini a difesa di queste strutture e con la beffa per il pubblico di dover pagare decine di milioni di euro per costruire aree di espansione del fiume appena a monte per cercare di alleviare piene che prima sfogavano appunto nell’ansa che ora verrà completamente antropizzata.

Una situazione imbarazzante tra sanatorie e cattiva pianificazione che spiega molto bene il perché nel nostro paese ogni pioggia rechi danni immensi”. Si legge così in una nota del Forum H2O.

Marco Marsilio. “Sul progetto Mirò, cosiddetto Megalò 2, la Regione Abruzzo non ha cambiato idea né orientamento politico. La maggioranza di centrodestra ha sempre considerato sbagliato e dannoso quell’intervento, sia per le implicazioni urbanistiche sia per le conseguenze per il tessuto commerciale del territorio. Non a caso la Regione si è costituita in giudizio per difendere la propria posizione, ritenendo scaduti i titoli edilizi rilasciati dai Comuni di Cepagatti e di Chieti. A differenza del Comune di Cepagatti, che ha difeso le ragioni dell’impresa ricorrente, e del Comune di Chieti, che non si è nemmeno costituito in giudizio (anche se oggi invoca vigilanza e preoccupazione per l’esito del Comitato Via) la Regione ha difeso fino in fondo la sua tesi. Purtroppo il Consiglio di Stato ha smontato l’argomento principale che aveva portato il Comitato Via a negare le autorizzazioni. Chiamato per una terza volta ad esprimersi sul progetto, i tecnici non hanno potuto fare altro che applicare le norme vigenti e considerare, come da sentenza del Consiglio di Stato, pienamente validi i titoli edilizi rilasciati dai Comuni (non dalla Regione), Comuni che sono quindi i titolari e i promotori dell’intervento insieme alla società privata che realizza l’insediamento.

Titoli edilizi che nel frattempo nè il Comune di Cepagatti (che anzi li ha difesi costituendosi in giudizio) nè il Comune di Chieti hanno pensato di ritirare, annullare o modificare. Nel quadro di regole esistenti e a fronte di sentenze passate in giudicato, il Comitato Via della Regione non poteva fare altro che assumere le decisioni che ha assunto. Nè la presidenza della Regione né la giunta regionale potevano chiedere o imporre al Comitato di fare diversamente, stante la separazione dei poteri di indirizzo politico e di gestione amministrativa che vigono giustamente in Italia. Se qualcuno avesse fatto questo si sarebbe configurato il reato di abuso d’ufficio se non peggio, esponendo l’amministrazione ai risarcimenti del caso. La Regione Abruzzo continuerà ad applicare la rigorosa azione amministrativa perché i rigidi vincoli che il Comitato Via ha prescritto vengano rispettati fino in fondo. È appena il caso di ricordare che l’intero procedimento nasce con uno strumento urbanistico eccezionale e derogatorio, che si chiama Prusst, approvato negli anni 90 dalla giunta regionale di centrosinistra a guida Falconio e che l’ultima legge regionale, ad aver costituito l’arma decisiva in mano all’impresa promotrice per vincere la sua battaglia legale di fronte alla giustizia amministrativa, risale al 2017 e porta la firma dell’amministrazione guidata da Luciano D’Alfonso.

Questo per chiarire, se qualcuno volesse andare alla ricerca di responsabilità politiche rispetto a questa vicenda, dove esse si possano facilmente trovare. Gli uffici della Regione sono stati chiamati ad esprimere un parere tecnico e amministrativo sulla base delle norme vigenti e di un’iniziativa condotta da due amministrazioni comunali, che peraltro sono guidate da maggioranze di centrosinistra. Chi vuole attribuire alla Regione Abruzzo come istituzione e come maggioranza politica la responsabilità della scelta sbaglia bersaglio e compie un’opera di aperta mistificazione propagandistica.”.

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