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Abruzzo

Legge urbanistica abruzzese: la posizione degli ordini degli architetti

La Federazione interregionale dell’ordine degli Architetti pianificatori paesaggisti e conservatori Abruzzo e Molise, dopo l’audizione di mercoledì 5 aprile in Regione Abruzzo, interviene sul delicato tema della Lur-Nuova legge urbanistica regionale.

 

Uno strumento utile a dare indicazioni sulle tipologie di trasformazioni edilizie ed urbanistiche che costituiscono interventi di riuso e rigenerazione urbana, come ad esempio gli interventi di qualificazione edilizia, ristrutturazione urbanistica e addensamento o sostituzione urbana. Gli architetti evidenziano come dietro la dovuta terminologia tecnica, si sveli poi la vita quotidiana delle persone, alle prese con la necessità di comprendere come operare in questo ambito, in particolare in un territorio come quello abruzzese, con una realtà articolata.

L’ordine evidenzia infatti come i territori costieri e dell’entroterra abbiano esigenze diverse. i comuni montani soffrono di spopolamento e abbandono, cui si aggiungono, per 68 di essi, gli effetti dei terremoti del 2009 e del 2016-17. I comuni hanno per larga parte dimensione modesta, l’80 per cento è sotto i 5mila abitanti (250 comuni su un totale di 305), con poco personale specializzato e scarse risorse finanziarie, il che incide sull’efficienza degli enti locali soprattutto nella progettualità, che spesso si traduce in scarsa capacità di spesa.

“Esaminando il testo della legge – sottolinea Daniele Schiazza, coordinatore Abruzzo e Molise della federazione degli ordini degli architetti – si prende atto innanzitutto che essa opera solo in ambito urbanistico tralasciando l’opportunità talvolta avanzata nel dibattito disciplinare di creare un testo unico di urbanistica-edilizia”.

Gli architetti sottolineano gli aspetti positivi del piano. “E’ importante che la legge assuma quali principi della pianificazione e del governo del territorio quelli della limitazione del consumo di suolo, della salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio naturale, storico architettonico e urbano così come enunciato già nell’articolo uno della legge”. Positivo anche fissare l’obiettivo ambizioso di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050. Cosa che però secondo gli architetti “comporta un cambio di approccio al progetto del territorio, da parte di tutti gli operatori del settore. I tecnici, gli amministratori, le imprese, i cittadini, sono chiamati a condividere e a partecipare attivamente al raggiungimento di tale obiettivo e noi architetti vogliamo iniziare da subito a farlo”.

Meno evidente risulta invece l’attenzione dedicata al secondo dei due principali obiettivi che la legge assume, dopo il consumo di suolo, e cioè la salvaguardia e della valorizzazione del patrimonio naturale, storico architettonico e urbano. “Questo è un tema molto rilevante nei territori della nostra regione che fondano la loro attrattività su tali risorse, che rischia di rimanere una mera espressione di intenti e questo va evitato in tutti modi possibili” aggiunge Daniele Schiazza.

Nella relazione di quattordici pagine presentata dagli architetti, non manca la nota relativa ai temi della pianificazione comunale “che il territorio attende da quarant’anni” come sottolineano dall’ordine. E quindi, come conclude Daniele Schiazza: “La proposta di legge necessita di una riflessione più approfondita sul tema della pianificazione locale, anche in chiave di rigenerazione urbana. La Lur, se da un lato non chiarisce a sufficienza gli indirizzi per la pianificazione del terzo millennio, restando tradizionale proprio nella sezione meritevole di maggiore innovazione, quella del Piano urbanistico comunale, dall’altro non colma il vuoto normativo in tema di controllo, di espressa competenza regionale”.

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