Questa volta esploriamo enologicamente la regione che nel 568 d.c. divenne “terra dei longobardi” (da longobardiz cioè guerrieri che attraversano il mare), popolo di origine scandinava dalle lunghe barbe (long barte) che diede inizio al medioevo con i Ducati eleggendo Pavia come prima capitale longobarda.
Le zone vitivinicole più interessanti sono la franciacorta, la valtellina e l’oltrepò pavese. Già nel 1277 esisteva il toponimo (zona censita) FRANZACURTA nella zona del lago d’Iseo ovvero l’odierna provincia di Brescia ma le radici di questa ambita terra in quanto esente da dazi quindi popolata da corti libere da tasse (oggi sarebbe il paradiso) partono dall’anno 1000 con la presenza dei monaci cluniacensi (benedettini dell’abbazia di Cluny, sfociati in cistercensi dopo il 1100) che, avendo una sorta di monopolio del sapere del vino, svilupparono la zona.
Non a caso le sottozone migliori in franciacorta ancor oggi sono Rodengo Saiano (sede dell’omonima abbazia) e Cazzago San Martino. Nel 1961 Franco Ziliani e Guido Berlucchi produssero il primo franciacorta spumante metodo classico! Il resto, è storia recente. l’oltrepò pavese è situato a sud di Pavia quasi al confine col piemonte (Tortona, terra del timorasso è vicinissima) e possiede la docg con il metodo classico di pinot nero sia bianco che rose’. La valtellina è proiettata in un terroir radicalmente diverso, di montagna, con forti pendii, forti escursioni termiche, vigneti a terrazzamenti oltre i 500 metri ed un terreno di medio impasto franco-sabbioso (il medio impasto è sinonimo di terreno ricco e molto equilibrato chimicamente).
Esistono vitigni autoctoni poco conosciuti come il pignola, rossola, brugnola ma il vitigno “regnante” fin dal 1500 è il chiavennasca ( da ciù venasca cioè vitigno più vigoroso della val chiavenna) che non è altro che un nebbiolo (autoctono piemontese) ben trapiantato in valtellina (da vallis tellina cioè valle di Teglio come la denominò Carlo Magno nel 775 d.c.). Esistono diverse sottozone a docg con piccole differenze più che altro dovute alla diversa esposizione delle vigne, esattamente Sassella, Valgella, inferno, grumello e Maroggia, In 15 ci ritroviamo in enoteca a porte chiuse per iniziare questo viaggio confortati da alcune prelibatezze gastronomiche lombarde come la bresaola, la coppa valtellinese i formaggi d’alpeggio della valtellina come il bitto, il casera e lo scimudin direttamente arrivati dalla valtellina.
Inoltre, una gentile degustatrice ci ha deliziato con un risotto alla milanese favoloso; la torta engadinese a base di noci, ha chiuso il cerchio. Per i vini, iniziamo con un franciacorta metodo classico in versione nature (senza dosaggio quindi più secco) dell’azienda ZERO SPACCATO (produce solamente spumanti nature) situata guarda caso a Cazzago S. Martino (vedi sopra); colore giallo dorato brillante che invita al sorso, in bocca esplode con una personalità disarmante per un “semplice” chardonnay fatta di struttura, mineralità ed eleganza veramente interessante. Non a caso, è stato il prodotto più apprezzato ed il costo in enoteca onesta di 23 euro la dice lunga sulle speculazioni di “note” aziende della franciacorta che vendono prodotti “senz’anima” a 40 euro.
Cambiamo zona con un metodo classico rosè nature di pinot nero dell’oltrepò pavese dell’azienda Piccolo Bacco dei Quaroni certificata biologica con sede a Montu Beccaria che mostra egregiamente il terroir di provenienza ma anche il modo di “affinare”una materia prima che il cielo ha originato e la natura ha nutrito come diceva nel 1100 il monaco cistercense Bernard de CLAIRVAUX; la posa presente sul fondo della bottiglia ed il sapore quasi selvaggio avvalorano il tutto per un prodotto buono e naturale acquistabile a 22 euro e che ha avuto la sfortuna di essere preceduto in degustazione dallo “sfacciatamente buono” zero spaccato! Si passa ai vini rossi ed andiamo in Valtellina iniziando con il trittico dei chiavennasca docg tutti prodotti dall’azienda vitivinicola Caven di Teglio.
Le Coppelle valtellina superiore docg sassella nebbiolo è IL NEBBIOLO senza se e senza ma; colore aranciato ai bordi (vendemmia 2019), bouquet complessissimo, decisamente secco in bocca con “inevitabile” mineralità ne fanno un nebbiolo più tipico del “fratello maggiore” piemontese. Con la coppa valtellinese è stata una goduria per un vino particolare acquistabile a 24 euro in enoteca.
Passiamo al fratellino maggiore (vendemmia 2015) Giupa valtellina superiore docg riserva in versione vendemmia tardiva ( si recide il tralcio del grappolo facendolo rimanere fino a meta’ novembre in vigna per permettere una maggior concentrazione di zuccheri ma senza staccare l’acino dal grappolo a differenza dell’appassimento post vendemmia). La grassezza aumenta conservando inalterata la mineralità (sapore) ma perdendo un po del varietale specie il bouquet aromatico comunque si è abbinato alla perfezione col risotto alla milanese; il costo di 33 euro in enoteca è impegnativo ma ancora nei limiti data la mole di lavoro che richiede una viticoltura eroica.
Dulcis in fundo, lo sforzato (sfursat) docg di valtellina nebbiolo “Messere” sempre dell’azienda Caven, la versione più conosciuta dei vini valtellinesi che a causa del consistente appassimento post vendemmia effettuato in fruttai ventilati naturalmente, arriva a 16 gradi alcolici ed anche a 50 euro di costo.
E’ un vino grasso, voluttuoso che abbiamo abbinato alla torta engadinese ma che vedo bene con i formaggi molto stagionati; è un vino che entra nel palato dominando la scena e guidando la degustazione ma dopo il secondo sorso diventa monotematico rispetto al valtellina docg sassella (il primo vino assaggiato) che non stufa mai! Si chiama sforzato non a caso nel senso che è una forzatura della concentrazione zuccherina nel tentativo di dare più potenza al vino ma nei vitigni poco ricchi di tannini spesso si esagera (vedi anche il famoso amarone). Il nostro montepulciano d’abruzzo, invece regge bene anche l’appassimento essendo dotato di molti tannini nella buccia spessissima.
In conclusione, tutti i vini degustati sono stati interessanti (con i nebbioli abbiamo compreso come vari il vino in base alle diverse metodiche di vinificazione) ma il franciacorta Zero Spaccato ed il nebbiolo Le Coppelle hanno spiccato su tutti per bontà ma soprattutto per tipicità, qualità importante per combattere la grossa mole di vini “copia ed incolla” presenti sul mercato. Un ringraziamento ai degustatori che hanno apprezzato il mio modo semplice, diretto e franco di impostare le degustazioni; è il privilegio di essere un ENOTECARIO INDIPENDENTE!
Infine, un ringraziamento ancor più speciale ad Andrea Forestiero di Perugia che con la sua distribuzione Les Grands Cru scova tutte queste prelibatezze; senza di lui, IL BUIO!
Stefano Grilli
Enoteca Saraullo
Tortoreto (TE)
tel 0861.787751