Il candidato sindaco di Teramo, Carlo Antonetti, sottolinea come “nell’impostazione del mio programma, ho voluto che la strategia per l’attrazione delle imprese, fosse al primissimo posto. Nella declinazione “smart” della mia agenda per la rinascita di Teramo, nel tradurla in una metafora sportiva, ho voluto che fosse “l’attacco” il riferimento immediato per quella che sarà, da sindaco, l’attività mia e di tutta la mia giunta. Perché il rilancio della nostra città passa, inevitabilmente, attraverso la creazione di nuove opportunità di lavoro, perché è il lavoro che crea nuova economia, costruisce le basi per l’insediamento di nuove famiglie, quindi per un’inversione delle tendenze demografiche, per la crescita del commercio. Una città senza lavoro è una città senza prospettive”.
“Teramo ha dalla sua una posizione geografica invidiabile, è collegata con le grandi arterie autostradali, ha una dimensione “ideale” per le imprese che, seguendo una produttività che è fatta anche di valori umani, vogliano investire su territori nei quali quel rapporto è ancora fatto di distanze possibili e di tempi accettabili. La storia dell’economia italiana, in fondo, è storia delle province operose, delle cittadine che si identificano in una scala di valori non soltanto finalizzata alla produzione e al profitto. Il compito del prossimo sindaco di Teramo, sarà quello di fare della nostra città un polo attrattore per l’insediamento di nuove aziende. Una sfida che vincerò, con la mia squadra di governo, puntando su una strategia chiara ed efficace, che abbia in un nuovo Piano di Marketing territoriale il suo fulcro. Un piano che, ovviamente, non dimentichi il tessuto produttivo esistente, anzi: lo gratifichi, ma che sappia creare le condizioni per l’insediamento di nuove realtà aziendali che creino occupazione e ricchezza economica per il territorio. Tutto ciò sarà realizzato prevedendo una costante e proficua collaborazione e sinergia con il Nucleo Industriale (ARAP) e con l’attivazione di un pacchetto di misure per favorire la localizzazione delle imprese nel territorio comunale, che prevedano forme di incentivazione urbanistica, penso ad esempio alla cessione delle aree a prezzo convenzionato, inferiore a quello di mercato; penso alla riduzione degli oneri di urbanizzazione, progressiva in base alla classe energetica degli interventi edilizi e all’applicazione di criteri di ecosostenibilità (utilizzo materiali di riciclo, recupero acqua piovana, produzione di energia da fonti rinnovabili; penso alle incentivazioni fiscali/tributarie (agevolazioni IMU, TARI,…; penso al coinvolgimento del settore bancario e dei confidi per l’accesso al credito e l’ottenimento di finanziamenti agevolati; penso al potenziamento dei servizi di supporto alle imprese, quali l’ ottimizzazione dello Sportello Unico Attività Produttive comunale anche quale sportello accreditato Invitalia per assistenza ai nuovi imprenditori, per le convenzioni con ordini professionali, le associazioni di categoria l’università, ma anche per miglioramento gestione rifiuti e la creazione di nuove, moderne ed efficientissime infrastrutture digitali. Ma se queste sono soluzioni possibili, facilitazioni adottabili, la vera sfida sarà quella del vero “Piano di marketing d’area industriale”. Per quanto importanti, infatti, le incentivazioni, le facilitazioni, le procedure semplificate e abbreviate, potrebbero non risultare decisive nello spingere un imprenditore ad investire nel nostro territorio”.
E ancora: “Serve una Teramo che sappia andare all’attacco, che sappia imporre la sua nuova immagine di area ideale per lo sviluppo delle nuove imprese. Servono: un brand comune (una sorta di Made in Teramo) legato ad un’immagine coordinata; lo sviluppo di un portale web dedicato alle imprese presenti e a quelle che verranno anche con soluzioni di realtà virtuale ed aumentata; il miglioramento segnaletica/cartellonistica anche attraverso l’utilizzo di pannelli infosmart e monitor elettronici da installare in luoghi nevralgici del territorio; l’organizzazione di eventi di visita e presentazione delle singole realtà (Fabbriche Aperte); una comunicazione di impresa innovativa, attraverso la produzione di audiovisivi, dal filmato a forte impatto visivo al cortometraggio istituzionale, realizzati da giovani film maker e diffusi in rete (cinema d’impresa); l’allestimento di uno show room nel centro di Teramo (o altro luogo strategico) che, combinando strumenti on line ed off line, presenti le aziende presenti; un accordo con le università per un premio annuale destinato alle migliori tesi di laurea incentrate sulle realtà imprenditoriali dell’area; un concorso di idee che, in un’ottica di open innovation, identifichi e premii le migliori soluzioni innovative sulle necessità palesate dalle aziende; l’utilizzo dei canali e delle relazioni commerciali sviluppate dalle aziende per promuovere Teramo e il suo territorio; la sperimentazione di modelli di responsabilità sociale di impresa creando le condizioni per selezionare progetti a rilevante impatto sociale supportati dalle aziende del territorio (profit che adotta il no profit). Quella che teorizzo, è una rivoluzione culturale. Non possiamo sperare di portare nuove aziende a Teramo, se prima non restituiamo a Teramo la visibilità che merita. Ecco, dunque, perché parlo di “attacco”, perché siamo noi teramani a doverci riprendere il nostro posto, a dover pretendere il nostro spazio di visibilità e la nostra quota di opportunità”.