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Teramo

Reintegrata e poi di nuovo licenziata: l’odissea di una lavoratrice. Il caso

La vicenda evidenziata dal sindacato

Teramo. Licenziata, riassunta dal giudice del lavoro e poi di nuovo licenziata. E’ una vicenda portata alla luce da Cristiana Biancucci, della Flai Cgil Teramo, relativamente alle sorti di una dipendente della Sapori Veri.

 

La donna, da circa 20 anni assunta in azienda, era stata licenziata nell’ottobre del 2021 con l’accusa di aver simulato una malattia. Comportamento ritenuto grave e dunque meritevole di licenziamento in quanto aggravato dal fatto che la stessa si era recata al lavoro con ” trucco eccessivo” rispetto ai regolamenti aziendali.

La lavoratrice, rappresentata dagli avvocati Antonella Scipioni e Roberto Conte, aveva
fatto ricorso una prima volta al giudice del lavoro che aveva annullato il licenziamento
per assoluta insussistenza dei fatti contestati con ordinanza del 9 marzo 2023 cui aveva
fatto seguito l’immediata offerta della prestazione lavorativa.

“La lavoratrice, tuttavia, veniva riammessa a lavoro solo a decorrere dal 20 marzo 2023″, si legge nella nota, “e non appena ripreso il servizio veniva subito presa di mira dal datore di lavoro che tentava di farle sottoscrivere un contratto contenete una significativa riduzione dello stipendio e la
previsione delle cosiddette “clausole elastiche” che non possono essere applicate se non con il
pieno e libero consenso del lavoratore.

Tale tentativo datoriale non è andato a buon fine solo grazie all’intervento degli avvocati
che hanno preteso l’esatta esecuzione dell’ordine del Tribunale.
La ritorsione datoriale non ha tardato a manifestarsi.

Non appena reintegrata per ordine del Giudice, la lavoratrice è stata destinata alla costruzione degli imballaggi mentre prima era adibita al reparto produzione dei dolci, adibita a turni di lavoro diversi da quelli assegnati prima del licenziamento e dislocata a compiere le proprie mansioni in pressoché totale solitudine.
Inoltre la stessa è stata quasi giornalmente oggetto di ispezioni personali, mirate
esclusivamente nei suoi confronti, mentre era intenta a svolgere le proprie mansioni ed è stata costretta, sul posto, ad interrompere il lavoro e sfilare i guanti per essere sottoposta a
capillari ispezioni delle mani e del viso.

A tali ispezioni hanno fatto seguito ripetute contestazioni disciplinari per “trucco
eccessivo”, nonostante la lavoratrice, avvisata dai propri legali, sia stata molto attenta a
non indossare alcuna forma di trucco.
Come era prevedibile alle contestazioni sono seguite le sanzioni della sospensione e
successivamente un nuovo licenziamento.

La signora L. anche questa volta tutelerà i propri diritti nelle sedi giudiziali ma ciò che
appare raccapricciante è che in una società che ha l’ambizione di chiamarsi moderna e
la pretesa di essere culla di garanzie appartenenti al cosiddetto “Stato di diritto” possano
sopravvivere certe realtà in cui i rapporti tra “padrone” e lavoratore, considerato alla
stregua di servitore, evocano quegli stessi tratti medievali che hanno segnato le pagine
più buie dell’oscurantismo dell’essere.

Alla lavoratrice va la solidarietà e il sostegno di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici della
Flai e della Cgil. Alle lavoratrici e ai lavoratori di Sapori Veri, l’esortazione a non lasciar
prevalere il timore e a rivolgersi con fiducia al sindacato affinché non prevalga la logica
del bastonarne uno per educarne cento”.

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