Giulianova. Sulle condizioni ormai disastrose dell’ospedale Maria Santissima dello Splendore di Giulianova si sono spesi fiumi di parole tanto da far sembrare ormai normale il pessimo status quo in cui versa. E’ notizia che nei prossimi mesi l’ospedale di Giulianova perderà due medici di comprovata importanza.
La filiera politica del centrodestra, tanto evocata dal nostro sindaco prima e dopo le ultime elezioni amministrative, non ha comportato alcun risultato positivo se non quello di cristallizzare così com’è tutta la sanità della ASL di Teramo in nome di vecchi e nuovi interessi politici che, da sempre, la manipolano a fini elettoralistici e per sviluppare i relativi indotti economici.
A onor del vero, va subito detto che il destino del nostro ospedale da moltissimo tempo non ha trovato più alcuna benevolenza politica e che tutta la sanità regionale viene gestita più per soddisfare interessi partitici ed economici piuttosto che per migliorare sempre più l’assistenza sanitaria.
Tutto questo ha fatto sì che, mentre le ASL di Pescara e di Teramo dispongono di solo 2 ospedali di primo livello quelle di Chieti e L’Aquila ne hanno ben 3 ciascuna in barba alla popolazione assistita ( 750.000 abitanti rispettivamente per Pescara/Teramo e Chieti/L’Aquila ) e in base a ad anacronistiche e vergognose motivazioni di conformazione territoriale delle varie province interessate.
Logica avrebbe voluto un altro ospedale di primo livello venisse implementato a Giulianova e invece no, l’attuale politica regionale, con il silenzio assenso dei nostri amministratori locali, ha preferito Sulmona come sede del terzo ospedale di primo livello della ASL di L’Aquila.
Inoltre è più in generale, neanche la recente pandemia ha indotto ancora la nostra regione a mettere in atto quel potenziamento delle cure primarie territoriali necessarie per deospedalizzare le cure, l’assistenza e la riabilitazione delle persone assistite in modo da ridurre sensibilmente i relativi costi.Sta di fatto che, ancora oggi, l’assistenza ospedaliera in Abruzzo assorbe circa il 75% della spesa sanitaria complessiva, quando l’OCSE consiglia di non superare il 50% in modo da dedicare le altre risorse ai distretti, alle cure territoriali in generale e alle spese farmaceutiche e protesiche.
Il potenziamento della sanità distrettuale e territoriale nonché la riorganizzazione della rete ospedaliera finalizzata all’implementazione di eccellenze a livello medico, chirurgico e assistenziale, rappresentano l’unica ricetta per far finalmente decollare la nostra sanità regionale.
Questo avverrà a condizione che la classe politica faccia non uno, ma dieci passi indietro nel controllo sistematico della sanità facendola dirigere a medici e professionisti del settore, competenze dalle mani libere, al servizio di un sistema sanitario regionale volto unicamente a risolvere i bisogni di salute dei cittadini.