“I dati che collocano l’Abruzzo tra le regioni italiane più esposte per quanto riguarda la diminuzione della popolazione giovanile – un calo del 15 per cento in dieci anni, rilevato dalla Cgia – sono allarmanti.
La questione merita un’attenzione prioritaria”: lo dichiara Daniele Marinelli, segretario del Partito Democratico regionale.
Per Marinelli “il problema è radicato, nasce in un passato che non è recente. Quello che costerna è l’assoluta mancanza dell’amministrazione regionale: negli ambiti e nei settori in cui occorre agire per invertire il trend, i cinque anni appena trascorsi sono stati completamente persi. Le politiche industriali e per lo sviluppo economico, che producono naturalmente effetti sull’occupazione, sono del tutto assenti, sebbene la nostra sia una regione in cui la transizione ecologica non potrà che avere effetti profondi, vista la centralità, ad esempio, del comparto manifatturiero. La giunta regionale è ferma anche per quanto riguarda la formazione, l’università e il diritto allo studio. I nostri atenei registrano un’emorragia che fa il paio con quella in generale dei giovani (trenta per cento di iscritti persi in dieci anni), figlia di una totale sottovalutazione del problema: è del tutto inadeguata l’offerta di residenze studentesche così come di sostegni a studentesse e studenti.
Quanto accade poi sulle infrastrutture, con la ferrovia Roma – Pescara stralciata dal PNRR e quindi definanziata, lo stillicidio della perdita o della diminuzione di collegamenti tra l’aeroporto d’Abruzzo e le mete più significative in Italia e all’estero, non può che costituire un ulteriore disincentivo alla presenza giovanile, in quanto determina un grave costo in termini di facilità negli spostamenti, crescita economica e opportunità. La preoccupazione del Presidente Marsilio sembra essere soltanto quella di puntellare il Governo Meloni, nel ruolo di dirigente politico del suo partito: il sostegno al progetto folle dell’autonomia differenziata ne è l’esempio più lampante. Se sarà approvato, farà perdere risorse e servizi fondamentali su scuola, trasporti e sanità al Mezzogiorno e quindi anche all’Abruzzo: ne farebbero le spese soprattutto le aree interne, una parte significativa della nostra regione. Ancora una volta, i giovani avrebbero ancora più difficoltà a realizzare un progetto di vita: chi potrà continuerà, in misura sempre maggiore, ad andare altrove, alimentando il declino dell’Abruzzo. Per tutte queste ragioni è fondamentale, per cominciare a invertire la rotta, la partita delle prossime elezioni: bisogna assolutamente voltare pagina e far prevalere l’alternativa a questa disastrosa amministrazione regionale”.
“Lo scenario del calo demografico in Abruzzo, registrato dall’ufficio studi della Cgia, sarebbe stato oggi ancor peggiore se non ci fosse stato l’attuale governo regionale, guidato da Marco Marsilio che con la sua lungimiranza ha da subito predisposto incisive misure programmatiche e incentivi per le nostre aree interne. È questa – come è noto -una delle tante priorità del governo di cdx, considerata la pesante eredità acquisita anche sul fronte dello spopolamento e della fuga dei giovani. Abbiamo preso in mano un Abruzzo ‘addormentato’ e bisognoso di un energico risveglio i cui segnali in questi cinque anni sono evidenti a tutti e anche a chi, come gli esponenti del partito democratico, tenta di mistificare la realtà offuscando i propri clamorosi fallimenti.
Marinelli, commette un autogol, forse dettato dall’inesperienza politica e da un modus operandi del suo partito che trasla colpe proprie su responsabilità altrui. Ricordo l’importanza della legge regionale sullo spopolamento dei piccoli comuni montani i cui effetti – è evidente -non possono essere immediati ma che vedremo negli anni a venire, e come parallelamente si stia procedendo ad un vigoroso processo di ammodernamento delle infrastrutture per rendere il nostro Abruzzo sempre più centrale e ambito soprattutto in termini di qualità della vita. Un programma, quello del governo Marsilio che, tra sostegni alle aree interne, potenziamento infrastrutturale, unitamente a progetti di natura culturale, di innovazione tecnologica e di sviluppo imprenditoriale, pone le basi per salvaguardare le nuove generazioni, ed è riscontrabile nei fatti, quelli a cui il Pd non ha saputo mai abituare gli abruzzesi che erano rassegnati alle sole pie intenzioni di una sconclusionata precedente amministrazione regionale “. È quanto dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, Massimo Verrecchia, in replica alle dichiarazioni del coordinatore regionale del PD Daniele Marinelli.
Il dato reso noto dalla CGIA di Mestre non dovrebbe sorprendere. Avevo segnalato qualche settimana fa che l’Italia è il paese europeo con più giovani neolaureati disoccupati.
Una notizia che non è finita sulle prime pagine dei giornali e non ha aperto i telegiornali perchè turberebbe la propaganda in cui siamo immersi.
Siamo ultimi in Europa ma è meglio non dirlo. E non si dica che siamo poco competitivi a causa delle alte retribuzioni e delle troppo elevate rivendicazioni sindacali visto che siamo gli unici in Europa ad aver visto diminuire i salari negli ultimi 30 anni. Ovviamente l’Italia non è tutta uguale e solo le regioni meridionali a sprofondare.
Le politiche economiche dei governi di centrosinistra e centrodestra hanno prodotto una crescita della disuguaglianza tra nord e sud favorendo le regioni più ricche.
Il taglio della spesa pubblica e la rinuncia all’intervento pubblico in economia stanno impoverendo il meridione e l’Abruzzo non fa eccezione.
La precedente giunta regionale del PD come l’attuale non hanno messo in campo strategie che possano invertire la tendenza nè lo hanno fatto i governi che si sono susseguiti in una continuità di politiche economiche antipopolari e contrarie alla Costituzione.
Se la crisi demografica e la riduzione del numero dei giovani under 34 è marcata nel centrosud vuol dire che ci sono ragioni strutturali che non hanno a che fare solo con il ruolo delle regioni.
Se i giovani trovano solo opportunità di lavoro precario e sottopagato perchè non dovrebbero andarsene al nord e all’estero? Bisogna abolire le leggi che hanno generalizzato al precarietà del lavoro e rilanciare le politiche per l’occupazione. Evidentemente detassare e dare contributi alle imprese non basta.
Pesa soprattutto la rinuncia al ruolo del pubblico nel garantire occupazione come imporrebbe la Costituzione.
Serve un piano per il lavoro a partire dal colmare il gap enorme tra l’Italia e il resto dei paesi europei. Abbiamo 1 milione e mezzo di dipendenti nel settore pubblico in meno della media europea e questo si vede dallo scadimento della sanità, nelle difficoltà della scuola e dei servizi pubblici. Abbiamo un’elevata evasione scolastica e laureati senza lavoro.
Noi di Rifondazione Comunista e Unione popolare proponiamo un piano straordinario per l’assunzione di 1 milione di dipendenti pubblici da finanziare tassando il 10% più ricco del paese con un’aliquota di solo lo 0,5% sulla sola ricchezza finanziaria, come dimostrato da uno studio di economisti dell’Università di Torino.
Invece di creare lavoro il governo pensa con l’autonomia differenziata di dare il colpo di grazia alle regioni del meridione in cui noi stiamo ripiombando.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare