Vendemmia: in Abruzzo previsto un calo del 50% della produzione
La zona più colpita è stata quella del teatino
Una stagione vendemmiale di luci e ombre quella per il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, che sta affrontando le conseguenze degli sbalzi del clima di quest’anno.
Nella regione è iniziata da pochi giorni la raccolta delle prime varietà d’uva, raccolta che sarà ricordata per la pesante incidenza della peronospora, che ha colpito principalmente l’infiorescenza, e della siccità, con una perdita media stimata intorno al 45-50%.
La zona più colpita è stata quella del teatino, che presenta la maggior densità vitata, dove le intense piogge dei mesi di maggio e giugno hanno messo a dura prova i viticoltori nella lotta fitosanitaria. Durante l’allegagione si è assistito poi a un deciso cambio di rotta dal punto di vista climatico, con temperature sopra le medie stagionali, che hanno rallentato le maturazioni creando i presupposti per una vendemmia lunga e complessa.
La varietà bianca che si sta difendendo meglio è il pecorino, la cui vendemmia è iniziata solo da pochi giorni, mentre passerina, trebbiano e Montepulciano affrontano un calo più significativo.
“Sebbene le Aziende hanno lavorato per tutta la stagione con costanza e precisione nella prevenzione della peronospora, da una prima stima sulle uve precoci che si stanno raccogliendo in queste settimane stiamo osservando un danno superiore al 45% della produzione” spiega il Presidente del Comitato Tecnico del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo Nicola Dragani, che però rassicura sul livello qualitativo del raccolto. “In alcune aree le condizioni pedoclimatiche e le altitudini hanno portato a una minore incidenza del patogeno e, combinate con un lavoro efficace in vigneto, hanno permesso di contenere le perdite in pianta”.
Le zone più colpite risultano essere la Provincia di Chieti, con perdite che arrivano fino al 60%. Meglio nella zona di Pescara e delle Colline Teramane, dove comunque la perdita della produzione si attesta su una media del 30-40%, e nei vigneti in quota, dove la peronospora ha fatto sicuramente meno danni.