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Castiglione Messer Raimondo si mobilita per aiutare i rifugiati ucraini

L'impegno di don Michele per aiutare a dare casa e lavoro

Sayonara Tortoreto

“Inizialmente avevo organizzato una raccolta fondi, destinata alla Caritas diocesana, per aiutare gli sfollati  – spiega don Michele Cocomazzi – Poi è arrivata la telefonata di un sacerdote, don Giovanni Carullo, provinciale dei padri orionini, per la difficoltà in cui versava il suo istituto al confine polacco-ucraino nel dare ospitalità ai rifugiati di guerra. Tutto è cambiato”.

Così don Michele è diventato protagonista di una storia di accoglienza di 25 profughi ucraini, subito dopo lo scoppio della guerra a febbraio 2022, mobilitando la comunità del piccolo borgo medioevale di Castiglione Messer Raimondo, 2200 anime sulla sponda teramana dell’arcidiocesi di Pescara Penne.

Grazie alla disponibilità di un parrocchiano è stato offerto un palazzo gentilizio, già entrato nella proprietà di una Fondazione, nata per la salvaguardia dei prodotti tipici locali, ma si sono resi necessari dei lavori di ristrutturazione per accogliere gli ospiti, in maggioranza donne e bambini con disabilità cognitive o psicomotorie. 

“È partita una gara incessante di solidarietà e generosità di tutta la comunità – spiega Don Michele su unitineldono.it – per riqualificare il palazzo, pulire e sistemare gli ambienti, arredare e allestire le camere”.

Preti come don Michele non si rivolgono solo ai più abbandonati ma ad ognuno di noi. Quotidianamente ci fanno spazio, ci offrono il loro tempo, dividono volentieri un pezzo di strada e ascoltano le nostre difficoltà.

Per richiamare l’attenzione sulla loro missione, torna domenica 17 settembre la Giornata nazionale delle offerte per il sostentamento del clero diocesano, celebrata nelle parrocchie italiane. 

Dopo un primo periodo, trascorso nel palazzo, i profughi hanno ricevuto alcuni alloggi popolari dell’ATER, ente provinciale di Teramo e del Comune. La pubblica amministrazione si è trovata impreparata con l’emergenza, anche psicologica, per le storie di morte e distruzione portate sulle spalle dai profughi, ma con l’aiuto di enti privati non si è sottratta. “Qui non abbiamo precedenti di migranti – aggiunge don Michele – a parte pochissime famiglie dall’est, nord Africa e Asia, perché viviamo il dramma dello spopolamento dall’entroterra verso il mare o il nord Italia”. 

L’ abbraccio corale della comunità ha consentito al piccolo gruppo di profughi di inserirsi nel tessuto sociale e, grazie alla disponibilità di molti, di individuare un’opportunità lavorativa. In tanti si sono messi a disposizione come Monia, 45 anni, catechista in parrocchia, che ha supportato la docente in pensione Franca Chiarelli per il corso di lingua italiana, e Caterina Lingeri, 75 anni, coordinatrice del gruppo di prima accoglienza con una ventina di volontari.

Classe 1987, Don Michele Cocomazzi è anche incaricato diocesano del Sovvenire ed è promotore di numerosi progetti per la comunità. 

“Nel 2019 abbiamo completato il restauro del nostro santuario dedicato a S. Donato Martire – conclude il don – nel 2023, grazie ai fondi 8xmille, inizieremo i lavori nella parrocchia S. Pietro Apostolo. Se dovessi scegliere il fiore all’occhiello della nostra diocesi senza dubbio è la Caritas, che riesce a gestire opere segno, come la casa per sieropositivi, la Cittadella dell’Accoglienza per i senza fissa dimora e le nuove forme di povertà realizzata dalla Fondazione Pescara Abruzzo con la Caritas di Pescara- Penne.”

 

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