Anche la Regione Abruzzo cerca di lanciare ciambelle di salvataggio per cittadini ed imprese, nel mare in tempesta dei bonus fiscali in edilizia.
Cittadini ed imprese non hanno neanche il tempo di ringraziare perché sanno che le ciambelle sono pochissime e sono state lanciate lontane da loro, così da essere difficilmente raggiungibili.
La metafora è chiara perché la legge regionale “Disposizioni a sostegno degli interventi di miglioramento sismico ed efficientamento energetico del patrimonio edilizio sul territorio regionale” approvata dal Consiglio regionale dell’Abruzzo in data 18 ottobre 2023, servirà a ben poco! E, questo, non tanto per l’esigua capacità di compensazione delle somme messe in campo, quanto per la scarsa liquidità degli enti, oltre che per la farraginosità degli aspetti burocratici che la caratterizza.
In estrema sintesi, si tratterà di importi minori e da distribuire in quattro anni, quando in mare, ormai piatto dopo la tempesta, galleggeranno solo le salme dei cittadini e delle imprese, caduti combattendo le giravolte dello Stato e scontrandosi tra di loro, in una assurda guerra tra vittime del sistema.
Forse, allora, sentiremo forte la voce di disperazione del Governo, con messaggi di vicinanza e, addirittura, con richiami nostalgici al superbonus che tanto aveva dato al PIL, oltre contribuire al miglioramento sismico ed energetico immobiliare, con evidenze di risultati positivi, certificati da numerosi studi indipendenti a cura di NOMISMA, CRESME, CENSIS, LUISS, Ordini professionali, oltre che da parte di autorevoli economisti.
Al di là della metafora, dobbiamo rivolgere il nostro apprezzamento alla Regione Abruzzo che, nello sforzo profuso, sembra anche richiamare il Governo ad intervenire in soccorso, perché da soli non si salva nessuno.
Lo stesso messaggio di aiuto è rivolto a tutte le società partecipate degli enti territoriali che potrebbero, a loro volta, ampliare la platea e, di conseguenza, potenziare la capacità di compensazione.
Resterebbe, in ogni caso, il problema del tempismo e, per questo, rinnoviamo il nostro appello al Governo di voler mettere fine a questa sventura, in modo che non finisca in tragedia.
Per essere molto chiari, le imprese non chiedono di far aprire altri cantieri in superbonus, ma reclamano di ultimare i lavori in corso che hanno subito rallentamenti e sospensioni a causa della mancata cessione dei crediti.
Lo Stato può ancora intervenire efficacemente, una strada di uscita la suggeriamo dall’Abruzzo: “Per i lavori che hanno raggiunto il 30% di avanzamento al 30 ottobre 2023, le imprese possono fatturare il saldo entro il 31 dicembre 2023 ed avere sei mesi di proroga per ultimare i lavori. A tal fine, le imprese devono dotarsi di polizza fideiussoria a favore dei committenti, con liquidazione dei crediti dopo l’ultimazione dei lavori”.
Perché il sistema funzioni, ci vuole, naturalmente, l’impegno dello Stato a garantire lo sblocco dei crediti restituendo la liquidità alle imprese che hanno anticipato le spese.
In questo modo, le truffe non hanno margine, non partono nuovi cantieri e, quindi, non si cumula ulteriore fatturato nel 2024, cosa mal vista dal Ministro Giorgetti, vista l’attuale imputazione per competenza dei crediti fiscali negli anni 2021 – 2022 e 2023, da non rinviare al 2024 quando si rientrerà nel Patto di Stabilità.
La soluzione proposta è di buon senso e salverebbe capra e cavoli, oltre riportare un clima generale di fiducia.
Per l’immediato futuro, si lavorerà con una nuova legge quadro per adempiere alla direttiva europea case green, sarà una legge targata dall’attuale Governo che saprà benissimo come fare ma, ora, deve preoccuparsi di avere ancora in piedi gli attori principali: cittadini ed imprese.