Fingono di volergli lasciargli eredità per la Chiesa: truffato cittadino atriano
Diverse le denunce per truffe via web negli ultimi giorni arrivate al Commissariato di Atri
Nell’ultima settimana gli uffici del commissariato di polizia di Atri sono stati interessati da diverse denunce presentate da altrettanti cittadini di Atri e comuni limitrofi relative alla recente pratica di truffa e frode informatica.
Nella fattispecie è risaltata agli occhi degli investigatori una nuova tipologia di adescamento messa in atto dai criminali del web, ovvero dopo aver scelto le vittime in base ai loro profili sui social (facebook, instagram ecc. ecc.) dai quali si riesce ad intuire quali sono i loro interessi e soprattutto la particolare ingenuità degli stessi, questi vengono contattati dapprima tramite le App messenger o Instagram e poi anche su Whatsapp una volta ottenuto il numero di telefono.
E’ accaduto infatti che un utente della cittadina ducale di Atri ha sporto denuncia negli uffici del locale, lamentando di essere stato truffato di una ingente somma di denaro.
Gli autori del raggiro lo avevano contattato su Messenger, conoscendo ormai le sue abitudini di uomo molto legato alla chiesa e di temperamento mite, dove una fantomatica donna, spacciandosi per commerciante internazionale di petrolio ed adducendo di essere sola e malata terminale, proponeva al malcapitato di volergli donare in eredità la somma di 150.000 euro proprio perché, essendo uomo molto devoto alla chiesa, ne avrebbe sicuramente fatto uso a scopo benefico.
Dopo una serie interminabile di chat, sia con tramite Messenger e poi anche con Whatsapp, sono riusciti a raggirarlo completamente e via via, richiedendogli somme di denaro per pagamento di tasse e oneri dovuti alle pratiche di perfezionamento riuscivano a fagli versare la somma complessiva di euro 7.500 ed ovviamente senza che venisse elargita la tanto decantata eredità.
Dopo una breve ma intensa attività di indagine condotta dagli agenti del commissariato di Atri, sono state individuate quattro persone, residenti in quattro diverse regioni italiane, autori del raggiro che sono state tutte deferite in stato di libertà all’autorità giudiziaria competente per il reato di truffa in concorso.