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Hotel Rigopiano, richiesti 151 anni di carcere in Appello

L’Aquila. Sono durata circa 2 ore, nella la prima udienza in Corte d’Appello all’Aquila per il giudizio di secondo grado sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano, gli interventi dei due sostituti procuratori di Pescara applicati per l’occasione all’Aquila, Annamaria Benigni e Massimo Papalia.

Quasi due ore di intervento nelle quali sono state ribadite le responsabilità dei vari enti, dal Comune di Farindola alla Provincia di Pescara, alla Regione Abruzzo e alla Prefettura di Pescara soprattutto, in relazione a reati tra cui quello di disastro colposo, ma anche depistaggio, ad esempio, riferito all’allora prefetto Francesco Provolo.

Al ricorso della Procura si aggiunge quello delle parti civili, ma saranno da valutare anche i ricorsi dei legali degli unici tre condannati in primo grado: il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta (2 anni e 8 mesi) e i due dirigenti della Provincia di Pescara Paolo d’Incecco e Mauro Di Blasio (3 anni e 4 mesi).

Confermate nelle richieste della Procura le richieste di condanna già avanzate in primo grado – il cui processo è stato ripercorso brevemente stamani dal presidente del Collegio Aldo Manfredi – : circa 151 anni carcere complessivi, accusando anche l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, e l’ex presidente della Provincia di Pescara, Antonio Di Marco.

E con la ripresa del processo e tornata forte anche la protesta del comitato dei famigliari delle 29 vittime: “Non vorremmo sentirci costretti, da oggi in poi, a chiederci se una località che vogliamo visitare in vacanza sia sicura più che suggestiva”, ha detto il presidente Gianluca Tanda, fuori dall’aula aquilana: “Siamo tutti speranzosi nel buon esito di questo processo. Non siamo solo noi a chiedere giustizia, ma tutta Italia perché in questo Paese deve passare il segnale che chi non garantisce la sicurezza dei cittadini deve assumersi le sue responsabilità”, ha aggiunto.

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