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Riserva del Borsacchio: gli ambientalisti sul piede di guerra. Rivedere il perimetro

Parte la raccolta firme

Conferenza stampa a Pescara delle Associazioni Guide del Borsacchio, Legambiente Abruzzo, Mountain Wilderness e WWF Abruzzo per illustrare le prime iniziative per contrastare la scelta della Regione Abruzzo guidata da Marco Marsilio di cancellare nei fatti la Riserva Regionale del Borsacchio nel Comune di Roseto degli Abruzzi.

 

In apertura di conferenza stampa le associazioni promotrici hanno invitato associazioni, comitati e singoli cittadini a unirsi in questa battaglia in difesa della Riserva del Borsacchio e più in generale del sistema delle aree protette abruzzesi che, per la seconda volta, viene aggredito dall’amministrazione Marsilio dopo il tentativo, sventato dalla Corte costituzionale, di ridurre il perimetro del Parco Regionale Sirente-Velino.

Quanto è accaduto per la Riserva del Borsacchio è un atto gravissimo e costituisce un precedente che deve allarmare tutti coloro che hanno creduto e credono nei modelli “Abruzzo regione verde d’Europa” e “APE – Appennino Parco d’Europa”.

 

Per contrastare questa scelta si avvierà una campagna informativa sul territorio affinché tutti possano essere messi nelle condizioni di valutare la gravità di quanto è accaduto e di conoscere i responsabili di una scelta così grave. Già ieri, primo giorno dell’anno, in poche ore, si è organizzato un partecipato sit-in nel cuore della Riserva.

In questi anni, del resto, grazie al lavoro delle associazioni ambientaliste e soprattutto delle Guide del Borsacchio, decine di migliaia di cittadini, turisti e studenti hanno potuto visitare e conoscere la bellezza della natura della Riserva. Tutte queste persone saranno informate di quanto è accaduto e del fatto che con un emendamento votato in 1 minuto nel cuore della notte è stata distrutta la possibilità di tutelare e far sviluppare in maniera armonica e sostenibile una delle più belle fasce collinari teramane.

 

Sabato 6 e domenica 7 gennaio a Roseto degli Abruzzi le associazioni si ritroveranno per raccogliere firme su una petizione che chiede alla Regione di promulgare subito una nuova legge regionale per cancellare l’emendamento notturno taglia-riserva e ripristinare i confini originari. Si chiede inoltre alla Regione di approvare subito il Piano di Assetto Naturalistico, atteso da quasi 20 anni. La Regione è la prima responsabile della situazione di stallo in cui ha versato la Riserva per tutti questi anni ed è vergognoso che, invece di mettere in pratica le misure previste da leggi da essa stessa votate, ha deciso di notte di cancellare 1.076 ettari di natura protetta.

 

Dal punto di vista giuridico le associazioni hanno annunciato che un gruppo di legali sta già lavorando per mettere in campo tutte le azioni possibili.

Le riserve regionali rappresentano un’occasione di valorizzazione per i comuni che le ospitano, oltre che di tutela ambientale. In tante parti della nostra regione, se ben amministrate e gestite, le riserve sono state e sono tuttora un modello di sviluppo sociale ed economico sostenibile, grazie anche alla sinergia con le azioni nazionali ed europee che legano i futuri finanziamenti, specie in agricoltura alla sostenibilità ambientale.

 

LE ASSOCIAZIONI SMENTISCONO LE FAKE-NEWS DI DI MATTEO & CO

 

La conferenza stampa è servita anche per fornire delle prime risposte ai pretestuosi alibi riportati dai consiglieri che hanno presentato l’emendamento taglia-riserva per cercare di giustificare il loro operato.

Fin da ora, su questi aspetti, siamo pronti ad un confronto pubblico con Emiliano Di Matteo, Mauro Febbo, Simona Cardinali, Federica Rompicapo e Umberto D’Annuntiis. Se sono disposti ad esercitare la loro funzione di amministratori regionali alla luce della piazza e non solo presentando emendamenti alle 2.30 di notte. Ci si potrà confrontare, carte alla mano, in maniera tranquilla e costruttiva.

Iniziamo dalle notizie non vere più clamorose messe in giro da un’associazione di sedicenti agricoltori del posto alle quali i consiglieri Di Matteo, Febbo, Cardinali, Rompicapo e D’Annuntiis avrebbero creduto insieme al resto della maggioranza Marsilio.

 

“Il perimetro della Riserva è stato riportato a quello originario di 35 ettari”.

FALSO

Intanto si tratta di un’affermazione falsa in assoluto perché la Riserva è stata ridotta a 24 ettari e non a questi fantomatici 35 ettari.

Ma soprattutto è sufficiente procedere all’esame delle proposte di legge e delle leggi poi approvate per capire – e un consigliere regionale, con tutto quello che viene pagato, dovrebbe essere in grado di farlo – che non è vero.

La Riserva Regionale del Borsacchio è nata da una lunga battaglia per impedire la cementificazione di una zona costiera e di una fascia collinare rimaste quasi integre. Una prima richiesta di tutela fu avanzata dalle associazioni ambientaliste all’inizio degli anni 2000, ma il primo vero progetto di legge per la riserva fu presentato il 7 luglio 2004 sottoscritto da 17 consiglieri regionali di tutti gli schieramenti e prevedeva un perimetro di oltre 1.000 ettari.

Dopo mesi di discussione, la Riserva fu poi effettivamente istituita con la Legge regionale di bilancio n. 6/2005. Il testo conteneva un refuso: al posto di “1.100 ettari” in un passaggio era indicato “110 ettari”, ma la cartografia allegata alla legge era di 1.100 ettari e nessuno ha mai messo in discussione la reale estensione.

In ogni caso, con la successiva legge regionale n. 11/2006, il refuso fu corretto e si procedette addirittura ad un ulteriore ampliamento della riserva.

 

“Abbiamo dato seguito alle richieste di centinaia e centinaia di agricoltori e operatori economici locali”.

FALSO E NON CORRETTO PROCEDURALMENTE

Chi sono questi agricoltori e operatori economici locali? Quando sono stati sentiti su questo emendamento? Quando sono state fatte le audizioni nelle competenti commissioni del Consiglio regionale? E perché sarebbero stati ascoltati solo loro e non tutti gli altri portatori d’interesse? Sono stati ascoltati solo gli “amici” e gli “elettori” dei 5 consiglieri?

Ma la cosa più grave e illegittima è che non sono stati neppure ascoltati i rappresentanti degli enti locali, Provincia e soprattutto Comune. Il Comune di Roseto degli Abruzzi, come evidenziato dal Sindaco Mario Nugnes in svariate dichiarazioni, non è stato neppure informato del taglio della Riserva. In pratica la Regione ha totalmente ignorato il Comune e i rappresentanti democraticamente eletti dai cittadini rosetani per decidere sulla base di una richiesta dei loro “amici” priva di qualsiasi documento tecnico-scientifico di analisi della reale situazione ambientale.

 

 

“Questo taglio finalmente consentirà agli agricoltori di coltivare i loro campi”.

FALSO!

Questa è la balla più colossale perché vuole lasciar intendere che oggi sia vietato coltivare la terra nella Riserva! I consiglieri regionali dovrebbero sapere che non esiste alcun vincolo normativo generale che vieta l’esercizio di attività legate all’agricoltura e all’allevamento nelle aree naturali protette.

Attualmente nella Riserva del Borsacchio, siccome la Regione Abruzzo in quasi 20 anni non ha approvato il Piano di Assetto Naturalistico della Riserva (di questo si sarebbero dovuti occupare Di Matteo &Co. se avessero voluto aiutare veramente il territorio!), vigono le norme transitorie previste dall’art. 8 della legge regionale n. 38/1996, “Legge quadro sulle aree protette”.

E all’art. 8 si legge:

“All’interno di ciascun Parco o Riserva sono consentiti, in attesa dell’approvazione del Piano per il parco o del piano di assetto naturalistico, gli interventi previsti dai piani paesistici”: quindi non vi è alcun vincolo pianificatorio ulteriore oltre quello della pianificazione regionale.

Nella Riserva è vietata la circolazione di mezzi a motore lungo le piste carrabili “eccetto che per lo svolgimento di attività produttive tradizionali consolidate nell’uso delle popolazioni locali”: quindi il divieto non vale per agricoltori e allevatori e per chi ha attività produttive tradizionali.

È vietata la realizzazione di strutture ricettive extraurbane “se non espressamente previste dagli strumenti urbanistici vigenti”: quindi il divieto non vale per le strutture autorizzate dagli strumenti urbanistici comunali.

“Sono garantiti i diritti reali e gli usi civici delle collettività locali, che sono esercitati secondo le consuetudini locali”: quindi diritti reali e usi civici sono garantiti.

“Le attività pascolive, agricole e forestali saranno regolamentate successivamente alle risultanze degli studi per il piano del parco o di assetto naturalistico. Fino a tale data, le attività di cui al comma precedente continueranno ad essere esercitate secondo le abitudini consolidate degli abitanti del luogo nel rispetto delle prescrizioni della normativa vigente”: quindi, anche in attesa del Piano di Assetto Naturalistico, tutte le attività agro-silvo-pastorali possono essere tranquillamente esercitate.

È evidente, che non vi è alcun blocco delle attività degli operatori agricoli. A meno che non si vogliano far passare per attività agricole vere e proprie speculazioni edilizie.

 

Oggi l’agricoltura può e deve dare un contributo fondamentale alla società nella tutela degli ecosistemi e nel contrasto dei cambiamenti climatici e di altre gravi emergenze ambientali del nostro Paese (desertificazione, inquinamento delle acque, erosione genetica, assetto idrogeologico).

Un’agricoltura già all’opera, praticata da molti agricoltori, attenti ai processi naturali e alla complessità e specificità locale degli ecosistemi e capaci di innovare, sperimentando nuove tecnologie e anche attingendo agli antichi saperi della cultura rurale.

Un’agricoltura che trova forza e dimensione proprio dentro le aree protette, veri e propri laboratori di sostenibilità. Ed è sufficiente farsi un giro nella Riserva del Borsacchio come in qualsiasi altra riserva regionale abruzzese per vedere che l’agricoltura non solo è tranquillamente praticata ovunque ma necessita sempre più di sostenibilità ambientale.

La Riserva deve essere gestita attraverso un Comitato di gestione e Piano di Assetto Naturalistico che fino ad oggi sono mancati: ma la responsabilità di questo non è dell’area protetta o degli ambientalisti, ma di tutte le amministrazioni regionali e comunali che si sono alternate alla guida dell’Abruzzo e di Roseto degli Abruzzi dal 2006 ad oggi.

Cancellare la riserva da parte di chi è responsabile della situazione creatasi è una vergogna che evidentemente vuol nascondere altri fini.

 

In tutto questo dal Vicepresidente regionale, nonché assessore alle aree protette e all’agricoltura, Emanuele Imprudente, solo silenzio.

Eppure dovrebbe essere sua la competenza sulle riserve.

Ci permettiamo di chiedere: gli Uffici della Regione hanno predisposto una relazione per suffragare il taglio del 98% di una riserva? Come è stato motivato questo taglio? O il tutto si risolve nella mezza paginetta della Relazione che accompagnava l’emendamento di Di Matteo &Co.?

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