
Abruzzo. “Non è accettabile. Non è accettabile che in Abruzzo una donna debba affrontare una corsa a ostacoli, che debba sentirsi disperatamente sola e abbandonata, che debba sentirsi dolorosamente giudicata da un sistema pubblico che invece dovrebbe accogliere e garantire il diritto alla sua scelta, legalmente riconosciuta”.
Così Daniela Santroni, componente del Direzione Nazionale e della Segreteria Regionale di Sinistra Italiana, interviene sull’aborto negato a Maria, nell’ospedale di Vasto, come segnalato dal Collettivo Zona Fucsia. E’ una storia, che cristallizza la drammatica deriva di un sistema regionale che, per mancanza di medici non obiettori di coscienza in molte strutture sanitarie, non garantisce un diritto e non assolve un servizio pubblico.
Per l’interruzione volontaria di gravidanza, per esercitare un diritto, ci si trova così a dover andare anche fuori regione, come ha fatto Maria. “L’interruzione volontaria di gravidanza, riconosciuta dalla legge 194, diventa così una corsa a ostacoli se nella struttura socio-sanitaria di prossimità il servizio è sospeso perché ci sono solo medici obiettori, se si allungano i tempi, se si cerca di scoraggiare chi sceglie di abortire proponendo l’ecografia con battito del feto – aggiunge Santroni -. Il diritto di abortire diventa così un privilegio o è di fatto negato per chi non ha risorse economiche o logistiche per spostarsi.
Ogni struttura pubblica deve essere messa nella condizione di garantire il servizio, assicurando che ci sia, in servizio nella struttura, almeno un medico non obiettore. Altrimenti il diritto all’autodeterminazione diventa un diritto negato o ostacolato. Senza contare che il sistema sanitario regionale conferma la sua incapacità di fornire servizi pubblici e incoraggia la mobilità passiva”.