Si terrà domani, mercoledì 17 aprile, nella sede dell’USR dell’Aquila, l’incontro tra l’assessore regionale all’Istruzione e all’Edilizia Scolastica, Roberto Santangelo, e il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Massimiliano Nardocci, per affrontare la questione relativa alle classi delle scuole secondarie di primo ciclo nei comuni di Caramanico Terme e Castelvecchio Subequo per le quali sembrerebbe previsto un accorpamento.
Un tema delicato, quello dell’accorpamento delle classi scolastiche nei comuni di montagna che si lega strettamente a quello dello spopolamento delle aree interne e desta non poca preoccupazione nelle famiglie residenti.
Luciano D’Alfonso. Questa mattina ho presentato un’interrogazione ai ministri dell’Istruzione e per il Sud per sapere:
1) se siano a conoscenza di quello che si sta verificando nei piccoli Comuni, dove per mantenere
il presidio scolastico sempre più spesso si è costretti a ricorrere alle pluriclassi;
2) quali provvedimenti intendano adottare per poter tenere aperte le scuole nelle aree interne
che si spopolano e garantire così il diritto allo studio e la qualità della didattica;
3) se intendono intervenire nell’immediato, per quanto di competenza, nel coadiuvare l’ufficio
scolastico regionale per trovare una soluzione per il prossimo anno scolastico 2024-2025 per
evitare la formazione delle pluriclassi e nel prevedere risorse sufficienti per mantenere
l’organico di diritto nell’anno 2024-2025 al fine di non stravolgere il percorso formativo dei
giovani del Comune di Castelvecchio Subequo e del plesso scolastico di Caramanico Terme.
Come noto, a partire dal prossimo anno scolastico nelle scuole medie di Caramanico Terme e
Castelvecchio Subequo dovrebbero partire delle pluriclassi, comprendenti la prima e la terza
media. La drastica riduzione del numero degli iscritti dovuta allo spopolamento e la normativa
vigente hanno costretto la dirigenza scolastica ad autorizzare le pluriclassi con un numero pari,
rispettivamente, a 19 (7 alunni della prima media e 12 della terza) e 18 (6 alunni iscritti in
prima e 12 in terza).
Riunire in un’unica classe ragazzi che sono appena entrati nella scuola secondaria di primo
grado e altri che ne stanno uscendo equivale a stravolgere i programmi scolastici a danno della
didattica e imporre una coabitazione forzata tra fasce di età che hanno esigenze molto diverse.
Attualmente il DPR 81/09 prevede per le classi di scuola primaria un numero di alunni non
inferiore a 15 e non superiore a 26 e nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree
geografiche abitate da minoranze linguistiche possono essere costituite classi con un numero di
alunni inferiore al numero minimo, ma comunque non inferiore a 10 alunni. Le pluriclassi,
invece, sono costituite da non meno di 8 e non più di 18 alunni. Se è presente un/a alunno/
a con disabilità, il numero massimo scende a 12, come stabilito dal DM 141 del 3.6.1999.
Secondo i dati dell’Ufficio Scolastico per l’Abruzzo, per il prossimo anno scolastico, in
Abruzzo, complessivamente, gli alunni saranno 160.417 rispetto agli attuali 163.266, con saldo
negativo di 2.849 e questo significherà inevitabilmente una forte dispersione scolastica, la
chiusura delle piccole scuole soprattutto nell’entroterra – dove lo spopolamento si fa sentire in
maniera drammatica – con conseguente, altrettanto inevitabile, riduzione di posti di lavoro, per
docenti, insegnanti di sostegno e personale amministrativo, tecnico e ausiliario.
Se da una parte siamo tutti consapevoli del ruolo importante che possono svolgere i piccoli
Comuni nel rafforzamento di uno sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale, economico ed
ambientale, e si sta concentrando ogni sforzo nel promuovere iniziative a contrasto del disagio
socio-economico del momento, dall’altra non possiamo lasciare che stringenti limiti normativi
contribuiscano al loro degrado e conseguente abbandono.
E’ evidente che, con questi orientamenti sul dimensionamento e con il badare solo ai numeri, le
nostre scuole sono destinate a chiudere ed è urgente riconsiderare nuovi criteri di formazione
delle classi, prestando attenzione in particolare alle aree interne, che non possono essere
trattate alla stessa stregua delle comunità metropolitane.