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Abruzzo

Camillo D’Alessandro (IV), dimensionamento scolastico: la Regione prosegue nella politica dei tagli

lOCATELLI

E’ notizia di qualche giorno fa l’approvazione da parte della Giunta regionale del nuovo piano di dimensionamento scolastico per l’anno 2025/2026.

 

Lo ha annunciato l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Santangelo, affermando che non saranno soppresse le scuole e che gli interventi di ridimensionamento riguarderanno solo le direzioni e gli uffici amministrativi, mantenendo invariati i servizi scolastici e di istruzione sul territorio.

Ma l’assessore si è dimenticato di dire ai cittadini abruzzesi che con il dimensionamento prospettato docenti e famiglie dovranno riconfigurare i rapporti con altri uffici amministrativi, anche distanti dai luoghi di residenza, che le scuole delle aree interne perderanno un punto di riferimento faticosamente costruito dopo il sisma, che il progetto educativo ed i processi di innovazione strutturale avviati con il PNRR subiranno inevitabilmente una discontinuità disfunzionale. L’Assessore forse dimentica che un servizio scolastico non è solo un aggregato di edifici che contengono studenti, ma, bensì, è un sistema di valori e di scelte organizzative che formano nel tempo relazioni umane, comunità di intenti, visioni che diventano progetto.

Come Italia Viva stiamo studiando provincia per provincia tutto ciò che sta accadendo. Oggi iniziamo con il chiedere all’Assessore di spiegare ad esempio ai cittadini della provincia di Teramo il perchè l’anno scorso in questo territorio furono congelati questi che sono veri e propri tagli e quest’anno invece si è proceduto senza nemmeno tenere conto della proposta venuta fuori dal tavolo provinciale. E’ bene ricordare che l’anno passato, di fatto, ci fu una parziale retromarcia della Regione, dovuta all’intervento del Governo, che nel decreto Milleproroghe consentì di derogare fino al 2,5% rispetto al numero delle scuole da tagliare. Il caso volle che questo congelamento avvenne, in sostanza, a campagna elettorale per le elezioni regionali iniziata e che l’Assessore all’istruzione era guarda caso di provenienza teramana. Alla luce di ciò è facile pensare ed intuire che le dirigenze teramane vennero salvate solo perchè eravamo a pochi mesi dal voto.

Ora dalla delibera regionale del 25 novembre scorso, ci sono 30 gg di tempo per effettuare osservazioni o opposizioni da parte di soggetti pubblici e privati interessati.

“Ci saremmo aspettati dall’attuale maggioranza regionale, anche in assenza di elezioni, un grido di protesta verso il governo per ottenere lo stop alla soppressione delle presidenze, visto che questi tagli interessano soprattutto le aree montane, mettendo quindi a rischio la continuità educativa e la presenza di servizi essenziali nei piccoli centri. “ – conclude il Presidente regionale di Italia Viva.

 

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