Decreto ambiente: entro il 16 dicembre sarà legge. Abruzzo alle prese con nuove trivellazioni
Il DL Ambiente (Decreto Legge 17 ottobre 2024, n. 153) ha iniziato il suo cammino parlamentare al Senato ed entro il 16 dicembre dovrà essere convertito in legge.
Per quanto concerne la regolamentazione delle attività di ricerca e coltivazione di gas e petrolio, sono numerose le novità introdotte dall’art. 2. La più importante tra tutte è l’abrogazione del PiTESAI (Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee); a seguire la possibilità per le compagnie Oil&Gas di spingersi fino a 9 miglia dalle linee di costa per cercare ed estrarre idrocarburi, di sfruttare i giacimenti fino ad esaurimento degli stessi anche al largo del Polesine, in un’area in cui la subsidenza mette a rischio un ampio territorio densamente popolato.
La scelta del Governo è chiara: fare del gas, soprattutto quello dell’Adriatico e del Canale di Sicilia, il combustibile della transizione energetica malgrado il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente abbia certificato che circa il 25% del riscaldamento globale è attribuibile alle emissioni di metano.
Ma c’è anche un clamoroso ritorno al passato. Riprendono anche le attività di ricerca di petrolio nelle aree in cui insistevano i permessi prima che questi venissero revocati per effetto del PiTESAI, con la possibilità che a questi seguano delle concessioni di coltivazione. Cosa avrebbe comportato per l’Abruzzo questo passaggio sul petrolio? Se Rockhopper Exploration non avesse fatto andare a scadenza naturale nel 2018 il permesso di ricerca B.R. 269 G.C., presupposto dell’istanza di permesso di coltivazione d30 B.C-MD, oggi si saremmo ritrovati in casa una nuova Ombrina Mare per estrazione di petrolio ad appena 9 miglia dalla costa.
Petrolio a parte, cosa accadrà in Abruzzo a partire dal 2025?
Tutte le attuali concessioni di coltivazione (n. 6 su terraferma e n.7 per il mare) non avranno più scadenza: andranno avanti fino ad esaurimento dei giacimenti. Per effetto dell’abrogazione del PiTESAI, risorgeranno a nuova vita ben 7 permessi di ricerca su terraferma (Bucchianico, Mutignano, Ortona, Civita, Fiume Aniene, Valle del Salto, Sora).
Finché è rimasto in vigore, il PiTESAI ha fatto da scudo al territorio di numerosi Comuni abruzzesi che erano interessati da ben 10 istanze di permesso di ricerca presentate prima del 2010. Il DL Ambiente invece fa sì che a breve si torni ai “bei tempi andati” in cui 221 comuni abruzzesi su 305 erano interessati da attività di ricerca, estrazione e stoccaggio di idrocarburi.
Non ci sono parole per qualificare questo tragico ritorno ad un passato che pensavamo di esserci lasciati per sempre alle spalle, dopo le grandi mobilitazioni di Pescara e Lanciano ed una campagna referendaria No Triv con cui la parte più virtuosa e responsabile d’Abruzzo era riuscita ad affondare Ombrina Mare e a stroncare sul nascere nuovi progetti fossili.
“Facciamo un appello non formale alle forze politiche di opposizione ed ai Parlamentari eletti in Abruzzo, che hanno realmente a cuore la difesa del bene comune e della salute pubblica nella prospettiva di una giusta transizione energetica e sociale, affinché ascoltino i territori e si oppongano con fermezza alla conversione in legge del DL Ambiente”, la posizione del Coordinamento No Triv.