Deficit sanità: in Abruzzo stop ad assunzioni amministrativi
Provvedimento Dipartimento salute inviato alle quattro Asl. Critiche da Luciano D'Alfonso

Il Dipartimento Salute della Regione Abruzzo, con un provvedimento firmato dal direttore, Emanuela Grimaldi, e indirizzato alle quattro Asl abruzzesi, ha bloccato le assunzioni di personale amministrativo e ha posto uno stop alle consulenze e ai rinnovi dei contratti di somministrazione con società interinali e cooperative.
Tutto ciò in attivazione del pacchetto deciso dalla maggioranza di centrodestra a guida Marco Marsilio (FdI) che, a inizio aprile, ha licenziato in Consiglio regionale l’aumento dell’addizionale Irpef a scaglioni di reddito, per coprire il buco della sanità che nel 2024 ammonta a 180 milioni di euro, di cui 90 già accantonati.
La decisione è datata 10 aprile, il giorno precedente la riunione tecnica del tavolo di monitoraggio a Roma nel quale la Regione ha presentato i “giustificativi” al ripiano del debito, tra cui la manovra di 42 milioni legata all’aumento delle tasse.
Come sottolineato in una nota dell’Ente, si è trattato di una riunione interlocutoria nel corso della quale alla Regione Abruzzo sono state fatte osservazioni che dovranno essere chiarite in prossimo tavolo.
Luciano D’Alfonso. La Regione targata centrodestra cerca di chiudere la stalla quando ormai i buoi sono già
scappati, bloccando “l’avvio di procedure di reclutamento del personale amministrativo, incluse quelle relative al rinnovo dei contratti di somministrazione, nonché di consulenze esterne” nelle Asl. Lo certifica una lettera inviata il 10 aprile scorso dal Dipartimento Salute dell’ente alle quattro aziende sanitarie abruzzesi.
E’ una delle conseguenze del buco di bilancio da 180 milioni registrato al 31 dicembre scorso nel settore della sanità, un disavanzo che pochi giorni fa ha determinato l’aumento delle addizionali Irpef da parte della giunta regionale, sancito poi da una seduta consiliare tenuta al chiuso di un bunker.
L’esito interlocutorio del Tavolo di monitoraggio ministeriale dell’11 aprile è un “rimandare a settembre” la contabilità regionale, con lo spettro della bocciatura dietro l’angolo. La richiesta di presentare altri documenti simboleggia la mancanza di fiducia che persino il governo amico ha ormai nei confronti di questa maggioranza.
La banda dei marsiliesi sta raschiando disperatamente il fondo del barile per cercare di reperire persino i centesimi allo scopo di fare fronte alla voragine debitoria che ha travolto la sanità e che, secondo le proiezioni ministeriali, rischia seriamente di diventare strutturale.
Bloccare assunzioni e consulenze è un passo estremo, che mette in forte difficoltà le strutture
sanitarie e ne mina alle fondamenta la capacità funzionale.
I risultati di 6 anni di gestione di Marsilio hanno portato l’Abruzzo a diventare la regione in cui 120mila persone devono rinunciare alle cure, la mobilità passiva ruba 104 milioni all’anno e i Livelli Essenziali di Assistenza – soprattutto la prevenzione e la sanità territoriale – sono tali da farci figurare al 18° posto sulle 20 regioni italiane, per non parlare dei global service fuori controllo e portati a cavallo, poiché si ha antipatia per i controlli e le misurazioni e troppa simpatia per le frequentazioni.
Il centrodestra ha scelto di colpire i cittadini direttamente (con le tasse) e indirettamente (con il blocco organizzativo delle Asl) pur di non mettere in atto soluzioni quali cacciare i manager inefficienti, eliminare gli sprechi e riorganizzare i servizi. Tra imposizioni fiscali dirette e dazi indiretti stanno imprigionando l’economia abruzzese.
Emergono in tutta la loro drammaticità i lunghi anni di oblio e noncuranza rispetto ai suggerimenti dati da capi dipartimento e dirigenti della Regione, mentre impazzavano le telefonate a effetto bancomat verso i vertici delle aziende sanitarie. Anziché provare con le telefonate dei vertici ministeriali sui componenti del Tavolo, consentissero ai capi dipartimento e ai dirigenti della Regione di fare liberamente il loro lavoro, senza circondarli con debiti continuamente prefabbricati.
Questa, più che una classe dirigente, è una politica digerente, che ingolla risorse per poi distribuirle tra mance, mancette e festicciole. Ma la ricreazione è finita, se ne facciano una ragione.