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Abruzzo

Fiera tartufi d’Abruzzo: cercatori per un giorno

Sayonara Tortoreto

“Ci sono tanti giovani che in Abruzzo stanno o vogliono intraprendere l’attività di raccolta dei tartufi, raccogliendo spesso il testimone dai genitori, ed è dunque importante garantire nelle scuole una formazione adeguata, nel rapporto con l’ambiente e con il cane, che è il migliore amico, il fedele compagno di avventure di noi tartufai”.

A parlare è Luigi Di Bacco dell’associazione Scuola Majella tartufi, nell’ambito della seconda Fiera internazionale dei tartufi d’Abruzzo, in scena al parco del Castello dell’Aquila fino a questa sera, organizzato dalla Regione Abruzzo, assessorato all’Agricoltura, con l’Azienda regionale attività produttive (Arap) nel ruolo di braccio operativo.
La Scuola Majella ha proposto “Tartufai d’Abruzzo per un giorno”, cerca simulata con cani addestrati in uno spazio di terra strutturato per lo scopo, con il supporto degli studenti dell’Istituto Agrario “Arrigo Serpieri”, dove vengono tenute lezioni, in base ad un progetto pensato e varato in occasione della prima edizione della Fiera internazionale.
“Con i ragazzi del Serpieri – prosegue Di Bacco – già teniamo lezioni per agire con cani da tartufo, e sul come prendersi cura del loro benessere. L’orgoglio nazionale è il Lagotto romagnolo, ci sono poi tante razze dette da ‘riporto’ e da ‘ferma continentale’, come labrador, cocker e anche cani fantasia, o meticci figli incroci, che possono essere ottimi cavatori. Un percorso didattico che riguarda il futuro, nato proprio qui, alla fiera l’anno scorso, a conferma dei benefici concreti, non solo nei giorni dell’evento, di iniziative come queste”.
Spiega ancora Di Bacco, “i mutamenti climatici stanno incidendo anche sulla nostra attività, le siccità prolungate incidono sulla quantità di raccolta, e sulla stagionalità, tanto è vero che le associazioni sono sempre più ascoltate da chi legifera sulle apertura e chiusure, che talvolta vanno anticipate, altre volte posticipate, in base agli andamenti meteorologici”.
Di Bacco tiene poi a stigmatizzare con forza gli episodi di avvelenamento dei cani, “casi molto isolati, ma ci sono stati, e rappresenta una ferita per tutti noi, chi è responsabile non va nemmeno chiamato tartufai​o, non merita questa onorata qualifica, sono solo dei bracconieri​ del tartufo, dei criminali​. ​Purtroppo in tutte le categorie ci sono mele marce”.

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