Gli istituti tecnologici superiori (Its) rappresentano una parte dell’offerta di istruzione in Italia, come in Abruzzo. Tuttavia non sono abbastanza conosciuti e valorizzati, nonostante le opportunità che offrono in termini di ricadute occupazionali.
Da oltre un decennio, infatti, nel nostro paese esiste un’offerta di istruzione terziaria dove – a un anno dal conseguimento del titolo di studio – l’86,5% dei diplomati lavora, quasi sempre svolgendo una professione coerente con il proprio percorso. Per i diplomati nel 2021 questa quota, in Abruzzo, è risultata anche più alta della media nazionale: 91,8% (9 diplomati su 10). Oltre 5 punti in più del dato italiano.
Su questo peculiare livello di istruzione è in corso un profondo processo di riforma nell’ambito del Pnrr. L’obiettivo infatti è quello di ripensare interamente la filiera formativa dei settori tecnologici dando loro un taglio più professionalizzante e ponendosi come sviluppo naturale delle scuole superiori tecniche e degli istituti professionali, nonché di chi esce dal liceo e vuole da subito acquisire competenze formative e professionali specifiche.
Il problema dello skills mismatch
L’anno che sta per terminare si è aperto con la notizia – passata un po’ in sordina – della crescita del cosiddetto skills mismatch, ossia la mancata corrispondenza tra le competenze di chi cerca lavoro e quelle richieste dalle aziende. Questo disallineamento tra le professionalità ricercate e quelle esistenti è cresciuto di ben 7 punti in un anno. In base al sistema informativo curato da Anpal e Unioncamere, si è passati da una difficoltà di reperimento del 38,6% del gennaio 2022 al 45,6% di inizio 2023.
In attesa dei dati del prossimo gennaio, gli unici effettivamente paragonabili con quelli appena visti, dal rilascio di settembre era emersa una difficoltà nel reperire quasi il 48% dei profili cercati. Quota che sale al 51% per i giovani sotto i 29 anni.
A mancare all’appello peraltro sono spesso lavoratori specializzati. A inizio anno ad esempio la professionalità con il mismatch più elevato tra i giovani era quella dei farmacisti, biologi e altri specialisti delle scienze della vita: 1.180 posizioni di cui 1.040 considerate di difficile reperimento.
L’Abruzzo non è immune dal fenomeno. Basti pensare che, alla ripresa autunnale di quest’anno, in 52 casi su 100 le imprese della regione prevedevano di avere difficoltà a trovare i profili desiderati. Lasciando scoperte posizioni lavorative che in tanti casi non si concretizzano anche per la carenza di competenze e di formazione specifica nella popolazione in cerca di occupazione.
Anche in Abruzzo le figure più richieste sono i lavoratori specializzati. Solo l’11% degli ingressi previsti a settembre dalle imprese abruzzesi riguarda infatti profili generici. Accanto all’esigenza di operai specializzati e conduttori impianti (41%), sono particolarmente richiesti dirigenti, specialisti e tecnici (16%), professioni commerciali e nei servizi (27%) e impiegati (5%).
Le conseguenze economiche e sociali e il ruolo degli Its
Questo problema solo in apparenza può essere considerato una questione interna al mondo del lavoro. Ha riflessi molto più ampi sulla società nel suo complesso. Dallo sviluppo di professionalità adeguate dipende infatti la crescita sociale ed economica di un territorio, con la possibilità di attrarre investimenti nei settori innovativi.
Il divario tra domanda e offerta di lavoro ha infatti un impatto economico notevole. I quasi 38 miliardi di perdita di valore aggiunto per il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro nel 2022 rappresentano il 3,1% di quanto generato complessivamente dalle filiere dell’industria e dei servizi monitorate da Anpal e Unioncamere.
Questa dinamica ha conseguenze anche sulla tenuta sociale del paese. L’Italia è infatti uno degli stati europei dove incide maggiormente il fenomeno dei neet, giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione. Quasi un residente su 5 tra 15 e 29 anni si trova in questa condizione (19%) e in Abruzzo la quota è di poco inferiore (17,9%). Disperdendo le energie dei giovani e contribuendo all’esclusione sociale di fasce ampie della popolazione.
Peraltro, di fronte all’evoluzione tecnologica che ha cambiato la quotidianità delle persone e anche i modi di produzione, è anche la mancanza di opportunità educative e di competenze ad alimentare il fenomeno dei neet. La quota di giovani neet è infatti più contenuta nelle regioni con i livelli di apprendimento più elevati.
Per potenziare le competenze dei giovani, negli ultimi anni il nostro paese ha progressivamente puntato sugli Its, acronimo di istituti tecnologici superiori. Istituzioni educative nate nel 2010, dopo essere state introdotte nell’ordinamento tra 2007 e 2008 (in particolare con il Dpcm 25 gennaio 2008) come istituti tecnici superiori, ispirandosi al modello di altre esperienze europee analoghe. Come le scuole universitarie professionali svizzere, le fachhochschule tedesche, le sections de technicien supérieur francesi.
Il loro ruolo è formare tecnici di livello superiore, in stretto legame con il sistema produttivo del territorio, offrendo uno sbocco naturale ai diplomati delle superiori (in particolare di tecnici e professionali). Può accedere anche chi esce dall’istruzione e formazione professionale con un diploma quadriennale, previa frequentazione di un corso integrativo. Negli anni hanno mostrato un buon successo sul fronte dell’occupabilità degli studenti. Basti pensare che nel 2021, in Abruzzo, oltre 9 diplomati negli Its su 10 hanno trovato lavoro a un anno dal diploma.
Risultati che d’altro canto si scontrano con limiti non irrilevanti, tanto in Italia quanto nella regione. Dalla poca riconoscibilità di questo livello di istruzione all’inquadramento per molti anni incerto nel sistema formativo. Oltre al numero di iscritti ancora limitato rispetto alle potenzialità. Nel 2021, infatti, erano 235 gli iscritti agli Its abruzzesi.
Per superare questi limiti sono previsti una serie di interventi nell’ambito del Pnrr, con l’obiettivo di istituire una filiera formativa tecnologico-professionale e raddoppiare il numero di iscritti. Alla luce di quanto previsto finora e per i prossimi anni, esaminiamo l’offerta di Its nella regione, riservando l’analisi dei risultati al prossimo approfondimento.
Dove sono gli Its abruzzesi
Gli istituti tecnologici superiori in Abruzzo sono attualmente 6, localizzati in tutte le province della regione. All’Aquila è nato l’Its per l’efficienza energetica, focalizzato sul settore delle energie rinnovabili e nell’efficienza di piccoli e grandi impianti civili e industriali.
A Pescara, invece, c’è quello delle “nuove tecnologie per il made in Italy”, rientrante nell’area dedicata alla moda, e basato principalmente sul sistema tessile, calzaturiero e dell’abbigliamento.
L’Its Most, dedicato alla mobilità sostenibile nel trasporto merci e persone, è stato aperto non a caso a Ortona, città portuale in provincia di Chieti. Non lontano (a Santa Maria Imbaro) sorge l’istituto superiore “sistema meccanica”, specializzato in meccatronica, automazione ed automotive. La scuola nasce nell’area produttiva della Val di Sangro, dove sorge appunto un importante polo per l’automotive.
Infine, due sono gli Its anche in provincia di Teramo: uno nel capoluogo (sistema agroalimentare) e l’altro a Mosciano Sant’Angelo (turismo e cultura). Quest’ultimo è anche quello di più recente istituzione. [mappa degli Its in Abruzzo]
Questi enti, in base alle ultime riforme di attuazione del Pnrr, in particolare la legge 99/2022 e decreti attuativi in corso di emanazione, devono configurarsi come fondazioni di partecipazione. Prevedendo tra i soggetti fondatori almeno una scuola superiore della provincia, un ente di formazione e un’università con un’offerta formativa coerente con l’area tecnologica dell’Its.
Ne devono far parte anche almeno un’azienda o gruppi, consorzi e reti d’impresa, anch’esse coerenti con la vocazione dell’istituto. Il presidente della fondazione Its è di norma espressione di queste ultime.
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