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Abruzzo

Legge di bilancio. Fina e D’Alfonso: c’è poco da esultare. Priva di strategia

lOCATELLI

Fratelli d’Italia esulta per l’approvazione della Legge di bilancio nazionale e ne magnifica i presunti
benefici per l’Abruzzo, ma c’è davvero poco o nulla di cui gioire.

 

Parlano i numeri

1) Siamo al ventunesimo mese consecutivo in cui la produzione industriale cala. Istat e Bankitalia
hanno dovuto rettificare le previsioni del Pil, riportando il tasso di crescita ad appena lo 0,5 per
cento nel 2024 – altro che l’1 per cento previsto dal governo – e ben che vada allo 0,8 per cento
nel 2025. Inoltre, nei primi nove mesi di quest’anno sono state autorizzate oltre 350 milioni di ore
di ammortizzatori sociali, il 23,3 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2023. I salari sono
praticamente gli stessi da un quarto di secolo e il loro potere d’acquisto in questi anni è diminuito
per effetto dell’inflazione. Mentre moltissimi occupati non riescono, pur lavorando, a uscire da
una condizione di povertà.

2) c’è l’Ires “premiale”, con un taglio di quattro punti, dal 24 al 20%, per le imprese che
assumono. Va però sottolineato da una parte che molte sono le condizioni da rispettare e dall’altra
che questa riduzione dell’ultimo minuto, peraltro limitata al 2025, non riesce a compensare affatto
l’aggravio determinato dall’abolizione dell’Ace, l’Aiuto crescita economica (non per caso un
emendamento del Pd ne chiedeva il ripristino, perché indispensabile per il rafforzamento
patrimoniale delle imprese).

3) E cosa dire del Fondo Automotive, istituito dal governo Draghi con una dotazione di 700
milioni di euro per il 2022 e di un miliardo di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030, per il
sostegno e la promozione della transizione verde, della ricerca e degli investimenti nel settore
automotive? Il governo lo ha azzerato nel 2025 e ha previsto soltanto 200 milioni sia per il 2026,
sia per il 2027.

4) Grazie al Pd è stato introdotto – con una dotazione di 10 milioni per il 2025 e di 18,5 milioni a
decorrere dal 2026 – un Fondo per il servizio di sostegno psicologico a favore delle studentesse e
degli studenti nelle scuole.

5) Avevamo anche chiesto 5 miliardi e mezzo in più, per il prossimo triennio, per il Servizio
Sanitario nazionale: per politiche di prevenzione, per aumentare le retribuzioni e per nuove
assunzioni, abolendo il tetto stabilito nel 2009 da quel governo Berlusconi di cui faceva parte una
giovane Giorgia Meloni. Niente da fare.

6) Altra nostra richiesta, quella di rifinanziare il Fondo per la montagna e il Fondo per i Comuni
marginali (300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027 e 200 milioni a decorrere
dal 2028). Ma anche su questo abbiamo trovato un muro di disinteresse.

7) Ben 51 sindaci abruzzesi hanno espresso “profonda preoccupazione e assoluta contrarietà al
taglio delle risorse destinate ai Comuni, previsto dalla Legge di Bilancio 2024, che ammonta a 1,5
miliardi di euro nel triennio 2024-2026, con una riduzione immediata di 350 milioni già nel primo
anno. Questo taglio si somma alla riduzione di 1,2 miliardi di euro operata nella precedente
manovra finanziaria fino al 2028”. Tutto questo nel silenzio complice del presidente della Regione
Abruzzo Marco Marsilio e dell’Anci regionale, che tra la difesa dei cittadini e l’obbedienza ai
diktat del loro partito hanno scelto la seconda.

8) Anche a livello nazionale si prosegue con la pessima abitudine delle Leggi mancia, ovvero
fondi elargiti ai Comuni senza alcun criterio selettivo: ben 178 dazioni per complessivi 161
milioni di euro assegnati su segnalazione di questo o quel parlamentare di maggioranza.
Esattamente il contrario di ciò che ci si aspetta da una legge di programmazione di adozione
statuale. La cattivissima abitudine delle mance che arriva anche a infettare le decisioni
parlamentari è il cancro da estirpare. Le istituzioni repubblicane non sono autogrill per coltivare
rapporti di clientelismo di partito. Ai primi del ‘900 accadeva lo stesso meccanismo e abbiamo
visto cosa ha portato con sé sul piano della distruzione della classe dirigente nazionale.
Siamo di fronte a una Legge di bilancio che resta del tutto priva di strategia e prospettiva, che non
riuscirà a sostenere la crescita e a rilanciare gli investimenti e l’economia, e che non migliorerà
minimamente le condizioni di vita degli italiani. Una manovra fatta solo austerità e tagli.

 

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