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Abruzzo

Pagamenti Consorzio di bonifica: la Corte tributaria accoglie il ricorso

La Corte d’appello tributaria dell’Abruzzo, sezione 7, ha ritenuto infondato il criterio del “comprensorio dinamico” sostenuto dai dirigenti del Consorzio di Bonifica Centro, che quindi non può variare il suo perimetro di contribuenza “all’insaputa di coloro che vi hanno interesse”; inoltre ha sentenziato che il piano di riparto costruito in assenza dell’accertamento dell’indice di beneficio di bonifica per ciascun contribuente è illegittimo.

 

La sentenza del 4 novembre accoglie dunque il ricorso di Gabriele Trovarelli, presidente del Comitato Bonifica Sostenibile, e costituisce un precedente importante per determinare i tributi dei consorziati.
Diversi sono i ricorsi presentati nel 2023 da aziende e privati riuniti nel Comitato contro il Consorzio in merito all’aumento dei tributi.

La Corte, dopo aver delimitato il “perimetro di contribuenza”, richiama in sentenza i passaggi che portano alla corretta determinazione del tributo: “L’attività successiva è data dall’accertamento dell’indice di beneficio di bonifica tratto da ciascuna proprietà.

Ciò avviene attraverso il piano di classifica degli immobili per il riparto degli oneri consortili, che devono indicare il predetto indice attribuito ad ogni singola proprietà consorziata. L’osservanza di tale regola costituisce il presupposto di legittimità della ripartizione annuale delle spese consortili mediante gli appositi ‘piani di riparto’.
“Il piano di riparto – conclude la sentenza – è altrimenti illegittimo, come nel caso in attenzione, non essendosi verificate le condizioni previste dalle norme citate”.

Durante i 7 anni di commissariamento, osserva Trovarelli, “il Consorzio non ha mai proceduto all’accertamento ‘dell’indice di beneficio di bonifica’ per ciascuna proprietà, e non lo ha fatto nemmeno con riferimento all’intero comprensorio gestito, ma si è limitato a indicare tariffe utili a coprire le perdite di bilancio che, anno per anno, andava accumulando grazie alla depurazione civile e industriale”.

Nel 2023, prosegue Trovarelli, “ha abbozzato uno pseudo indice globale di beneficio di bonifica, caricando ai consorziati il 70% dei costi della depurazione industriale, atti nuovamente impugnati dinanzi il Tar”.
“Noi del Comitato abbiamo più volte indicato al Consorzio la strada da seguire, riferire l’indice al consumo effettivo di acqua e al tipo di coltura. Procedura che avrebbe consentito ai consorziati di pagare per il beneficio ricevuto e per quello che consuma. Sarebbero state correttamente tassate le colture non irrigue (grano, olivo, vite doc) o non irrigate, e avrebbero ricevuto la corretta imposizione le colture idrovore. Ad oggi, un sistema di tassazione distorto ha consentito di tassare terreni privi di beneficio di bonifica (strade, fossi, terreni non coltivabili, terreni in pendenza, terreni non serviti), situazioni che hanno sviluppato un poderoso contenzioso dinanzi la Corte di Giustizia Tributaria”.

“Auspichiamo, anche alla luce di quest’ultimo pronunciamento e della verificazione contabile in corso disposta dal Tar – conclude Trovarelli – che la nuova dirigenza voglia ascoltare le nostre istanze e porre fine al disordine che ha regolato la determinazione del contributo consortile di bonifica, ripristinando i principi regolatori in materia”.

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