Sanità, trasporti, automotive: le crisi che Marsilio non vede
Conferenza stampa del Pd in Abruzzo
A meno di sei mesi dalla riconferma del centrode1ra al governo della Regione, quelle che erano priorità di azione della politica regionale si sono trasformate in vere e proprie piaghe e ipoteche per gli abruzzesi.
Sanità, trasporti, emergenza idrica, crisi del comparto industriale, difficoltà del comparto agricolo sono ferite aperte, che ad oggi vengono curate poco e male e che peggioreranno con l’entrata a regime dell’autonomia differenziata. Da qui la mobilitazione del Partito Democratico, che da mesi denuncia l’aggravarsi della situazione: bisogna costruire un’alternativa alle destre, prima che il malgoverno visto fino ad oggi faccia indietreggiare l’Abruzzo di altri dieci anni”. Così il segretario regionale PD Daniele Marinelli, la presidente del partito Tiziana Di Renzo e i consiglieri regionali Silvio Paolucci, Antonio Di Marco, Pierpaolo Pietrucci, Sandro Mariani, Dino Pepe e Antonio Blasioli nella conferenza convocata sulle emergenze più importanti e ad oggi non affrontate da parte del Governo regionale. Di seguito le relazioni Pd sulle singole tematiche:
AUTONOMIA DIFFERENZIATA
Secondo un’indagine effettuata da ALI (Autonomie locali italiane) in base ai dati dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, l’Abruzzo incamera ogni anno 14,8 miliardi grazie alle entrate fiscali e ne spende 18,6 per i servizi che fornisce. La differenza – pari a 3,8 miliardi – è attualmente coperta grazie ai fondi statali che garantiscono la perequazione tra le Regioni italiane. Qualora venisse attuata l’autonomia differenziata voluta dal governo Meloni, questi 3,8 miliardi dovrebbero essere compensati in altro modo, poiché lo Stato non potrebbe accollarsi i circa 100 miliardi necessari alla perequazione di tutte le Regioni che presentano un deficit. E allora verrebbero tagliati pesantemente molti servizi, tra i quali la sanità, l’assistenza sociale e il trasporto pubblico. In questo quadro, le abruzzesi e gli abruzzesi stanno dando un segnale di fortissima contrarietà a questa legge. Ai banchetti per la raccolta delle firme la volontà popolare contro questo provvedimento si è affermata in modo eclatante, andando ben oltre le 500mila firme necessarie. Una spinta chiarissima, che va oltre lo schieramento del centrosinistra ed è il sintomo di una grave preoccupazione per una norma che mette a rischio la tenuta del Paese. Il presidente della giunta regionale si limiterà ad adeguarsi agli ordini che arrivano da Roma oppure – come stanno facendo molti esponenti del centrodestra, soprattutto nel Mezzogiorno – difenderà gli interessi delle cittadine e dei cittadini che governa? Le consigliere e i consiglieri regionali e comunali del centrodestra saranno dalla parte di Calderoli o dalla parte dell’Abruzzo?
SANITA’/1 – BEN 200 MILIONI DI DISAVANZO NEL 2024, 21.000 PRESTAZIONI OSPEDALIERE IN MENO
Presentati i piani di razionalizzazione: 200 milioni di disavanzo, tagli per circa 70 milioni e quasi 130 milioni da “trovare”. La Sanità è al collasso, senza direzione né governance, in balìa del tutti contro tutti. I manager delle Asl accusano la Regione sulla rete ospedaliera e la mancanza di risorse, mentre il Governo Regionale, dopo aver promosso i Direttori Generali che per via del disavanzo prodotto secondo la legge vigente dovrebbero essere decaduti, propone invece una struttura di missione, una sorta di autocommissariamento che di fatto ammette il fallimento di quasi sei anni di esecutivo Marsilio. Di certo, oltre ai 128 milioni di debiti c’è il crollo delle prestazioni sanitarie, scese da 158.000 del 2018 a 137.000 nel 2023 (dati dell’Agenzia Regionale Sanità) con punte di oltre il 46 per cento all’ospedale di Ortona, del 44 per cento a Castel di Sangro, del 35 ad Atessa, del 33 a Sulmona, del 30 a Lanciano, del 26 Vasto, del 21 a Tagliacozzo e Avezzano, del 18 a L’Aquila, del 15 ad Atri, del 10 a Chieti e a seguire gli altri presidi dove non si registrano aumenti.
SANITA’/2 – CROLLO DEI LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA
L’Abruzzo ha il peggior differenziale d’Italia tra i livelli essenziali di assistenza 2022 rispetto a quelli del 2021: in sostanza la regione è ultima. Già l’analisi del Ministero della Salute è stata impietosa, la classifica generale analizzata poi dalla Fondazione Gimbe ci colloca ultimi e con 30,86 punti in meno rispetto al 2021. Serve un cambio di passo per salvarci da un nuovo commissariamento, sempre più vicino per l’enorme deficit che le Asl abruzzesi stanno accumulando e per evitare che l’autonomia differenziata affondi definitivamente l’Abruzzo: questo conferma
l’osservatorio della Fondazione, che completa la fotografia di una sanità allo sbando, senza governance, come il Pd denuncia ormai da anni. Va male anche il punteggio totale LEA, che nella classifica relativa ci vede in coda, nella zona rossa, al sestultimo posto, con 184,59 punti, situazione che racconta un Abruzzo incapace di assicurare prevenzione (49 il punteggio, mentre la sufficienza è a 60) e al di sotto anche di altri importanti parametri nelle tre aree di analisi (quella ospedaliera e quella sugli allarmi-target per l’emergenza, oltre la prevenzione). Il monitoraggio del Ministero della Salute 2022 e la débacle sulle cure essenziali che emerge, confermano l’aggravamento della frattura strutturale tra Nord e Sud d’Italia con l’Abruzzo inadempiente proprio quando entra in vigore la legge sull’autonomia differenziata. In pratica, quando il divario Nord-Sud aumenta la giunta Marsilio fa registrare all’Abruzzo la performance peggiore per differenza.
TRASPORTO PUBBLICO LOCALE: AUMENTO DELLE TARIFFE
La delibera degli aumenti va revocata, come chiediamo in una risoluzione firmata da tutta l’opposizione consiliare, perché dannosa per l’utenza, soprattutto quella più sensibile. Altro che aggiustamenti, è una stangata diluita in due fasi: la prima è scattata il 1° luglio, che ha già fatto lievitare i costi di biglietti e abbonamenti con cifre che vanno da 20 centesimi fino a quasi 10 euro e che produrranno incrementi superiori al 20 per cento dal 1° luglio 2025, quando scatterà la seconda fase. Oltre ai rincari non c’è alcun tipo di azione concreta, tempestiva e strategica da parte
dell’esecutivo, che punti a una migliore qualità del servizio, che proprio perché pubblico dovrebbe essere gratuito, come ha proposto il consigliere Luciano D’Amico, per promuoverne l’uso e in considerazione della mancanza di politiche di supporto alle famiglie da parte della Regione e del governo nazionale. Dopo cinque anni di centrodestra, aspettiamo ancora di capire quale sia l’obiettivo della Regione sul futuro del settore, quello che traspare dagli aumenti sarebbe il finanziamento della Film Commission, in stasi per anni, perché da un’analisi dei costi del personale
e di gestione non emerge la necessità degli aumenti. Così, al posto di modernizzare il TPL e rispondere alle esigenze di collegare di più e meglio il territorio, agli abruzzesi si tagliano i trasporti e si sottraggono servizi alle aree interne, magari sollecitando nuove frontiere di sviluppo, ad esempio in ambito turistico, cosa che non abbiamo ancora visto accadere, ma con mance e mancette si elargiscono fondi ai Comuni amici, si finanziano festival e notti di spettacolo, ma solo quelle più “fortunate”. Senza un piano che risolva criticità e proponga crescita e sviluppo, gli aumenti sono
solo una stangata sugli abruzzesi, specie per pendolari, studenti e anziani, l’ennesima da parte del centrodestra.
AGRICOLTURA: NESSUN RISTORO DOPO 15 MESI DI ATTESA
È passato quasi un anno e mezzo dai danni del maltempo del maggio/giugno 2023 e più o meno tanto da quelli per la peronospora, ma ad oggi non si è visto neanche un centesimo né dal Governo, né dalla Regione, col rischio che quando arriveranno ristori ritenuti “urgenti”, molte imprese non ci saranno più. L’emergenza è stata sepolta da procedure e attese. Nulla si muove per l’erogazione dei fondi regionali: 12,5 milioni stanziati in bilancio grazie alla nostra mobilitazione come opposizione, di cui ad oggi restano coperti solo 5 milioni 8e potrebbero arrivare a 10 milioni ricorrendo ai capitoli da cui però la Giunta ha attinto per la sanità, obiettivo da concordare da parte dell’Esecutivo con le 14 sigle che rappresentano il comparto. Al palo anche i prestiti Fira da 5.000, 10.000 e 15.000 euro, a causa di lungaggini procedurali incompatibili con le esigenze del mondo produttivo. Calma piatta anche sul fronte dei 7 milioni originariamente a disposizione attraverso il decreto n. 102 del 2004, incrementati di appena 10 milioni dall’ultimo decreto Lollobrigida, a fronte di richieste per 1 miliardo di euro da parte delle regioni colpite, tra cui l’Abruzzo. Nessuna proroga dei mutui e delle agevolazioni previdenziali, tutto è ancora da definire, comprese le modalità di copertura degli interessi sui mutui. È così che il centrodestra a trazione Fratelli d’Italia tratta l’economia primaria dei territori: li spreme per avere consenso e in cambio non offre nulla oltre le chiacchiere.
AUTOMOTIVE
La Regione non ha alcuna strategia per fronteggiare le crisi e i rischi che vive il nostro settore indu1riale, automotive in primis. In questi mesi siamo passati dall’inerzia degli ultimi cinque anni di Marsilio, all’annuncite acuta dell’assessora Magnacca, che passa dalla celebrazione di una ripresa che esiste solo nelle fantasie della Giunta, visto che da giugno in poi è stato tutto un fiorire di cassa integrazione (Stellantis, ma anche tante altre imprese collegate come Denso, Pilkington, Sodecia e ora persino Sangritana, nonché, a breve, anche quelle di servizi come mense, pulizie, trasporti), agli altolà senza alcuna proposta verso le aziende leader. Manca una strategia regionale lucida, solida e soprattutto efficace. Se l’export abruzzese nel primo trimestre 2024 è salito, tale crescita non riassorbe la perdita di competitività degli anni precedenti e non riguarda l’automotive. Infatti la realtà svela un’altra storia: la crisi c’è ed è forte, come conferma la morìa delle imprese artigiane abruzzesi di servizio al comparto, siamo la regione che fra il 2012 e il 2023 ha avuto il calo maggiore, pari al 29,2 per cento. Il secondo trimestre del 2024 potrebbe purtroppo disegnare uno scenario ancora più critico, con la cassa integrazione cresciuta a giugno e luglio ben oltre il 20% e 8e nei prossimi mesi potrebbe consegnarci un quadro peggiore in proporzione a quello nazionale. Segno che il sistema è in forte difficoltà e se non si interviene con una strategia d’insieme, si rischia non solo che i grandi delocalizzino, ma anche che i fornitori che resistono facciano lo stesso, portando il lavoro altrove, trovandosi a secco anche di infrastrutture e servizi, visto che all’Arap, ente preposto a questo, il Consiglio regionale ha affidato risorse per il Festival delle birre. Per questo urge il coinvolgimento del sistema imprese, degli enti locali, del sistema della ricerca e le parti sociali per dare voci ai lavoratori, utile a inquadrare la gravità della situazione e a raccogliere le proposte, sapendo che la Regione può concentrare le risorse che ha investendole per favorire un ciclo di investimenti. Dobbiamo riconoscere le difficoltà di aziende in crisi e di migliaia di lavoratori e famiglie in bilico, ma farlo con una posizione chiara e duratura, dando operatività a progetti peraltro già in cammino come il Contratto istituzionale di sviluppo (CIS), varato dalla giunta di centrosinistra, che prevedeva circa 500 milioni di euro finalizzati a radicare la produzione in quell’area con la creazione di un parco energetico, nuove infrastrutture e un centro di ricerca; tutto scomparso nel nulla. Oppure favorendo una reindustrializzazione con l’economia circolare, come proprio Stellantis ha fatto a Torino con l’hub che rigenera pezzi e auto usate, ma è uno scenario ancora tutto da scrivere.
CICLO IDRICO ED EMERGENZA
L’Abruzzo vive da anni in emergenza idrica, ma progetti e fondi messi in campo dalla Regione a guida centrodestra restano inadeguati e ancora quasi del tutto sulla carta. Fra il dire e il fare c’è appena il 30 per cento di opere in cammino e mancherebbero all’appello oltre 600 milioni di euro rispetto ai fabbisogni. Con Deliberazione n. 703/2013 la Regione Abruzzo ha approvato la Ricognizione dei fabbisogni finanziari inerente gli interventi in materia di infrastrutture del Servizio Idrico Integrato. Un mero atto di elencazione delle priorità che servirebbero alla nostra
regione per superare le criticità legate al settore del Servizio Idrico Integrato, volto all’adeguamento, all’efficientamento e al potenziamento dei sistemi acquedottistici e depurativi. Un provvedimento che per gli acquedotti riporta un fabbisogno di 930 milioni e sul segmento depurazione supera i 240 milioni di euro. Rispetto a tali fabbisogni, attualmente, gli interventi finanziati ammontano per il comparto idrico-potabile a 250 milioni di euro, al netto delle risorse per l’acquifero del Gran Sasso, le cui fonti di finanziamento sono per il 65% costituite dal PNRR, il 32% da fondi EU e FSC, mentre una quota residuale del 3% da fonti a carico del Bilancio regionale. Mentre, per la depurazione, a fronte di un fabbisogno di oltre 240 milioni di euro, necessario a superare le criticità abruzzesi sul fronte della depurazione, gli interventi finanziati non superano i 43 milioni, dove anche qui una quota rilevante è finanziata dal PNRR. Evidente che questo Governo regionale ha una strana percezione dell’emergenza.
In conferenza stampa il segretario regionale Daniele Marinelli ha attaccato duramente il governo regionale “che non si occupa dei problemi reali delle persone e ha mentito su tutto: sulla sanità, dove è emerso un debito monstre di quasi 200 milioni di euro; sul trasporto pubblico locale, per il quale sono aumentati i costi di biglietti e abbonamenti del 20%; e sull’agricoltura, con i ristori fantasma per i danni della peronospora. L’economia è in difficoltà e siamo una delle due regioni d’Italia a non aver raggiunto i livelli pre-Covid, siamo fanalino di coda per crescita economica, cala il numero degli occupati e aumenta la disoccupazione, si riducono le imprese artigiane e l’aeroporto continua a perdere passeggeri. Marsilio governa – o meglio comanda – in modo ideologico, guardando al colore politico degli interlocutori e disinteressandosi ai problemi dell’Abruzzo; il suo appoggio alla legge Meloni-Calderoli sull’autonomia differenziata è un esempio emblematico. Bisogna cambiare marcia, e per questo in Consiglio regionale faremo un’opposizione tanto dura quanto propositiva insieme agli altri gruppi di opposizione”.
Poi hanno parlato i consiglieri regionali. Il capogruppo Silvio Paolucci ha ricordato che “esattamente 8 anni fa, il 15 settembre 2016, l’Abruzzo usciva dal commissariamento della sanità; Marsilio ha impiegato 6 anni per tornare di fatto in quella situazione drammatica. Drammatici sono anche i numeri della sanità abruzzese: tagliate 21.000 prestazioni ospedaliere e prodotto un deficit strutturale di quasi 200 milioni, col risultato che invece di mandare a casa la responsabile a livello politico (peraltro non rieletta dai cittadini) si caccia il direttore del Dipartimento salute della Regione, Claudio D’Amario. Si prevede persino una Struttura di missione che in pratica è un auto-commissariamento: un fallimento che gli abruzzesi vivono quotidianamente sulla loro pelle”.
Per Dino Pepe “l’agricoltura abruzzese è stata abbandonata in questi anni, la crisi della peronospora non ha avuto i ristori che i governi nazionale e regionale avevano promesso e poi è arrivata la mazzata della crisi idrica, per la quale le organizzazioni di settore stanno chiedendo lo stato di calamità. Nessuna risposta è arrivata da Marsilio e dall’assessore Imprudente, le uniche risorse stanziate grazie alle nostre richieste (12,5 milioni) non sono mai state assegnate così come è accaduto con le misere risorse concesse dal governo alla nostra regione: 7 milioni a fronte di un fabbisogno di 300. La situazione è grave, i sindacati chiedono interventi che non arrivano mentre i Consorzi di bonifica, tutti commissariati, non riescono a svolgere i loro compiti”.
“Il disagio sociale è forte – ha commentato Pierpaolo Pietrucci – e la regione è totalmente depressa. Lo spopolamento ci ha privato di 50.000 abitanti negli ultimi dieci anni, nel 2023 abbiamo perso 33.000 posti di lavoro e 140.000 persone vivono sotto la soglia di povertà. Come se non bastasse, nonostante la siccità non si riesce ad avviare la rete irrigua del Fucino finanziata nel 2016 dalla giunta regionale di centrosinistra. Non ci sono strategie di sistema per l’industria e soprattutto per le aree interne, che vivono da anni una condizione di abbandono e di sperequazione di risorse rispetto ai Comuni costieri. Noi proseguiremo nella nostra opera di opposizione così come abbiamo fatto per il caso Quaglieri, un lavoro che sta già dando i suoi frutti”.
Antonio Blasioli ha osservato che “questa seconda giunta regionale di centrodestra finora ha fatto più conclavi che leggi, riunioni che non riescono a nascondere né a pacificare gli scricchiolii all’interno della maggioranza. Ieri poi si è verificato un caso surreale: l’assessore alla sanità Nicoletta Verì è andata nel reparto di oncologia dell’ospedale di Pescara – recentemente assalito da circa 40 esagitati – promettendo più sicurezza, ma al tempo stesso con i piani di razionalizzazione sta tagliando proprio la sicurezza. Altra perla è che, nella seduta di commissione dedicata qualche giorno fa all’emergenza idrica, la maggioranza ha sostenuto che non c’è stata alcuna emergenza idrica in Abruzzo quest’estate. Di fronte a questi atteggiamenti serve un’opposizione intransigente, e la faremo”.
Per Antonio Di Marco “il centrodestra ha dimostrato platealmente che avrebbe fatto meglio a perdere le elezioni: ci si aspettava un governo utile per risolvere i problemi degli abruzzesi e invece Marsilio è in difficoltà e ne avrà sempre più nei prossimi mesi, sia in Consiglio che nella sua giunta, perché non sta dando visione e prospettiva a questo territorio. Noi siamo abituati a governare con i progetti, invece il centrodestra va avanti a colpi di regalie come accaduto nell’ultima seduta di consiglio, con il finanziamento al Festival della birra artigianale, che non mi sembra una priorità nel momento in cui i sindaci non hanno neanche fondi per acquistare i pullmini per mandare i bambini a scuola”.
Tiziana Di Renzo ha concluso affermando: “Sono la presidente del partito ma anche il sindaco di un piccolo Comune dell’interno; con questa giunta regionale siamo stati privati di molti servizi sanitari, l’emergenza-urgenza si è trasformata in trasporto ospedaliero e, per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, ricevo ogni giorno telefonate preoccupate di genitori che hanno visto aumentare i costi per gli spostamenti loro e dei loro figli. Chiedo a Marsilio di voltare pagina e iniziare a dare risposte ai bisogni dei cittadini perché la campagna elettorale è finita ed è ora di mettersi a lavorare”.