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Abruzzo

Stati generali dell’informazione. Pallotta: grave assenza della Regione

Grave l’assenza, questa mattina, di interlocutori dell’esecutivo regionale.

 

Capisco che il presidente preferisca dedicare il sabato a impegni familiari, ma avrebbe potuto delegare qualsiasi suo assessore, e invece stamani, qui all’Aurum, vedo solo, e lo ringrazio, il leader dell’opposizione, Luciano D’Amico.
Questo la dice lunga su come questa Regione voglia affrontare il tema delicato di un’assenza totale di una legge sull’editoria”. Sono le parole pronunciate da Stefano Pallotta, presidente dell’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, in apertura di lavori degli Stati Generali dell’Informazione in corso oggi all’Aurum di Pescara.
a crisi dell’editoria in Abruzzo è acuita dall’assenza di una Legge Regionale, propongo la Costituzione in Regione di un tavolo per la scrittura di questa legge, aperto a tutte le componenti”.

Lo ha detto, nel corso degli Stati Generali dell’informazione a Pescara, Gianguido D’Alberto, presidente Anci Abruzzo.
“Al primo punto tutela dell’occupazione e libertà d’informazione: per uscire dallo stato di precarietà serve una legge strutturale e non fondi a pioggia, che tenga conto della trasformazione anche digitale, servono investimenti congrui alle esigenze.
Investimenti anche per tamponare l’emoragia dei presidi che si vanno perdendo, non solo le testate giornalistiche, ma penso anche alle edicole, bisogna investire sulla cultura dell’informazione, coinvolgere le scuole. Insomma, non una legge manifesto, ma una normativa seria e strutturale”.

 

Gianguido D’Alberto (Anci). Questa mattina, a Pescara, come Anci Abruzzo, abbiamo lanciato, insieme all’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo e al Sindacato dei Giornalisti Abruzzesi, gli Stati Generali dell’Informazione.
Questo nella consapevolezza che il tema dell’informazione, della libertà di stampa, del suo rapporto con la politica, le istituzioni e il territorio, è un tema centrale per la tenuta democratica di un Paese.
Un settore che da tempo vive una forte crisi, soprattutto in Abruzzo, crisi che si riverbera sul diritto-dovere dei cittadini ad essere informati. Il “casus belli” che ci ha portato a dare il via a questa iniziativa è stata la vertenza aperta negli ultimi mesi dal quotidiano Il Centro, che richiede la massima attenzione delle istituzioni regionali rispetto a quello che è stato definito da tutti come un’istituzione dell’informazione regionale. Negli ultimi giorni la nomina del neo/prossimo direttore Luca Telese, che ieri come Presidente Anci Abruzzo ho sentito telefonicamente, dovrà portare a un rilancio del quotidiano, di cui oggi abbiamo ospitato un importante intervento del Comitato di redazione. Ma la vertenza del Centro non è altro che la punta dell’iceberg di una crisi del settore che si trascina da anni nella totale inerzia della politica regionale.
Negli ultimi anni nella nostra Regione abbiamo assistito a chiusure improvvise di redazioni territoriali o addirittura di giornali, come accaduto ultimamente per i Due Punti, chiuso dopo soli pochi mesi, lasciando all’improvviso professionisti del settore senza alcuna tutela occupazionale ed economica.
Per questo è assolutamente necessario un intervento di sistema che dia risposte alle criticità esistenti, a partire da una legge regionale sull’editoria che metta al primo punto la tutela dell’occupazione e la libertà d’informazione. Una legge che sia strutturale, che tenga conto della trasformazione anche digitale, che preveda investimenti congrui alle esigenze e non soldi a pioggia, che si occupi dell’emorragia di presidi che si stanno perdendo – non solo le redazioni ma anche le edicole – che promuova il valore dell’informazione a partire dalla scuola.
Una legge di sistema che definisca innanzitutto il perimetro di cosa è informazione e di come riuscire a garantisce oggi quella libertà di stampa sancita dall’articolo 21 della Costituzione. Quando è stata scritta la nostra Carta Costituzionale la società era molto diversa, non esistevano i mezzi di informazione contemporanei e la libertà di stampa, anche alla luce di quella che era stata la tragedia dei totalitarismi e della seconda guerra mondiale, poteva essere garantita solo attraverso una declinazione di “libertà negativa”, intesa dunque come libertà che si esplica in assenza di regole, imposizioni, limitazioni o divieti da parte dello Stato.
Oggi, di fronte ai continui e rapidi mutamenti della società, della tecnologia, con il moltiplicarsi dei mezzi di informazione – fenomeni che paradossalmente, molto spesso, non si traducono in un pluralismo delle fonti di informazione, almeno non di quelle attendibili – a quella “libertà negativa”, e dunque all’assenza di limitazioni e censure, deve accompagnarsi necessariamente un riordino della normativa che chiarisca e definisca cosa è informazione, che riconosca il valore costituzionale dell’informazione calando nella realtà l’applicazione reale dell’articolo 21, che riconosca e tuteli il lavoro di chi esercita la professione di giornalista.
E questo è un tema che, come ho già avuto modo di dire, ci riguarda tutti. E non potrebbe essere altrimenti. Perché il rapporto tra mondo dell’informazione, istituzioni, società civile, è fondamentale. Per la Politica, per le istituzioni, per la comunità, un’informazione sana, strutturata, realizzata da professionisti, rappresenta una garanzia di terzietà nel rapporto con i cittadini.
Le questioni sul tappeto sono tante e di diversa natura. C’è il tema della crisi e della relativa chiusura delle redazioni, dei giornali, delle televisioni, che fanno venir meno i presidi sul territorio. C’è il tema dell’informazione online, c’è quello della chiusura delle edicole, legato a doppio filo a quello dell’editoria: i dati ci dicono che in 4 anni sono sparite quasi 2.700 edicole in tutto il Paese.
C’è poi il tema dell’informazione istituzionale. Oggi la maggior parte dei Comuni di fatto non ha uffici stampa strutturati e quando li ha sono formati quasi sempre da una sola unità di personale. Negli anni gli enti locali, dobbiamo dirlo, non hanno investito sulla comunicazione istituzionale. E questo, prevalentemente, perché gli organici dei Comuni sono ridotti al lumicino e quando si può procedere a bandire concorsi si cerca innanzitutto di coprire le carenze di organico di altri settori. Ma è assolutamente necessario invertire la rotta.
Noi come Anci abbiamo sottoscritto, due anni fa, un protocollo di collaborazione con Sga-Fnsi sulla gestione della comunicazione pubblica e l’utilizzo degli uffici stampa, con il duplice obiettivo di promuovere specifiche iniziative, anche territoriali, di cui all’articolo 2 del protocollo siglato tra Fnsi e Anci a livello nazionale e rinnovato nel 2022, e di favorire anche forme di gestioni associate degli uffici stampa, con particolare riguardo per il tessuto dei piccoli Comuni, per sostenere lo sforzo di adeguamento normativo per le attività di comunicazione.
Questo perché il ruolo degli uffici stampa negli enti locali deve essere necessariamente un ruolo istituzionale, perché l’ufficio stampa è al servizio dell’ente e non di chi governa in un determinato momento. Ma la firma dei protocolli, se le istituzioni, a partire da quelle regionali per arrivare a quelle nazionali, non mettono a disposizioni adeguate risorse, rischia di restare una mera enunciazione di principio.
Per questo, abbiamo il dovere di lavorare tutti insieme per arrivare, anche in Abruzzo, a una legge sull’editoria che dia risposte concrete alla crisi che attanaglia il settore. L’importante non è tanto scrivere la legge ma come la si scrive, con quale approccio culturale: non l’informazione al servizio della politica ma le istituzioni al servizio di una libertà di informazione che garantisca la qualità democratica del sistema nei territori.
Gli Stati Generali dell’Informazione aperti oggi saranno permanenti e nei prossimi giorni, con Ordine e Sindacato, prepareremo un documento, sulla scorta di quanto emerso oggi nei vari interventi, con l’obiettivo di avviare un percorso che porti la Regione Abruzzo e le istituzioni nazionali a mettere in campo un intervento normativo di sistema che riconosca il ruolo dell’informazione e garantisca ai giornalisti di poter svolgere quel ruolo di garanzia che la stessa Costituzione gli riconosce. A settembre incalzeremo le istituzioni regionali, che oggi, attraverso la nota scritta del Presidente del Consiglio Lorenzo Sospiri e l’intervento in presenza del consigliere regionale Luciano D’Amico in rappresentanza del Patto per l’Abruzzo hanno dimostrato la volontà di raccogliere le istanze emerse. Ancora una volta Anci Abruzzo in rappresentanza delle nostre comunità, dei territori e dei Sindaci, svolge un ruolo centrale di riferimento per la crescita della vita democratica della nostra regione.

 

Verrecchia. “Non risponde a verità che la Regione Abruzzo non abbia una legge sull’editoria. La norma, a mia firma, è stata approvata dal Consiglio regionale nella seduta del 30 gennaio 2024, pubblicata sul BURA il 14 febbraio 2024, n. 7 Ordinario, ed è entrata in vigore il 15 febbraio 2024”. E’ quanto afferma il capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale, Massimo Verrecchia. “Il testo, nello specifico – torna a ricordare Verrecchia – fa seguito ad una delibera di Giunta (DGR n. 714-C del 26/10/2023), fortemente voluta al presidente Marco Marsilio, che per procedure amministrative ne comporta un iter più laborioso ma siamo ugualmente riusciti ad incardinarlo in Consiglio per l’approvazione prima della scadenza della scorsa legislatura. Come è noto, era volontà del governo regionale e la legge è stata approvata con lo stanziamento di 300 mila euro per il biennio 2024-2025 e con l’assunzione del preciso impegno di incrementare le risorse economiche per sostenere il settore. Questi sono i fatti – prosegue l’esponente FdI – e dispiacciono, dunque, le affermazioni emerse durante gli Stati generali dell’informazione nei confronti della Regione Abruzzo definita come l’unica a non essere in possesso di un testo di legge che invece c’è, soprattutto dopo tanti anni di totale disinteresse sulla materia da parte delle passate amministrazioni. Tutto è migliorabile ma nel rispetto della verità ritengo doverosa tale smentita. Sono certo che la presenza al summit di esponenti della Giunta avrebbe permesso un proficuo confronto ma gli incontri importanti andrebbero organizzati anche sulla base delle disponibilità di chi ‘conta’ in termini programmatici e decisionali, soprattutto considerando la corposa agenda di appuntamenti istituzionali che vedono quotidianamente impegnato il presidente Marsilio”, conclude Verrecchia.

 

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