Suicidio assistito. Radicali: impedimenti in Abruzzo per la raccolta delle firme
Abruzzo. “Fare politica fuori dalle istituzioni, a quanto pare, in questa città (Pescara), è impossibile, a meno che tu sia un eletto piegato alla partitocrazia, figlio di, o ricco fino al midollo”, scrive in una nota Riccardo Varveri, coordinatore della campagna per la legge regionale sul suicidio medicalmente assistito.
Raccogliere firme in Abruzzo è impossibile: comuni che chiedono una richiesta anticipata per l’esercizio dei diritti politici di 15, 30 e anche 60 giorni – contando che la raccolta ha una durata di soli 90 giorni- , richiesta di pagamenti di diritti di istruttoria e comuni che non rispondono alle richieste. “Ci troviamo spesso a raccogliere firme in maniera non consentita per chi sfida la possibilità di vedere il tavolino sgomberato o di vedersi assegnata una multa, a utilizzare metodi alternativi quali raccolta in itinere o addirittura a non fare proprio tavolini. Una grave lesione ai diritti politici di cui tutti i cittadini godono o dovrebbero godere”.
“Nello specifico”, continua Varveri “a Pescara ci hanno richiesto il pagamento di €31,00 per i diritti di istruttoria. Questo può significare tre cose: o sei ricco, o sei nei palazzi, o altrimenti limitati a far politica quando la politica rappresentativa ti dice di andare a votare. È assurdo, se pensiamo che risale a quattro anni fa la condanna all’Italia da parte del Comitato Diritti Umani dell’ONU, sulla comunicazione presentata da Mario Staderini e Michele De Lucia il 17 luglio 2015, per irragionevoli restrizioni ai diritti democratici per la raccolta firme per la promozione di iniziative referendarie, chiarendo che i requisiti formali devono essere ragionevoli e non devono ostacolare l’iniziativa”.
Varveri fa sapere che è in attesa di una risposta scritta da parte del comune di Pescara sull’impossibilità di tenere il tavolo di raccolta firme. “Ho trasmesso un dossier su ciò che sta avvenendo in Abruzzo a Mario Staderini che mi ha annunciato che lo presenterà nella memoria al Comitato dei Diritti Umani dell’ONU. Insieme vedremo possibili iniziative legali volte a rivedere i regolamenti”.